Giacomo Puccini

Manon Lescaut

Dramma lirico in quattro atti

Libretto von Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Marco Praga, Giulio Ricordi, Luigi Illica und Giuseppe Giacosa

Uraufführung: 01.02.1893, Teatro Regio, Turin

Personaggi

Manon Lescaut (Soprano)

Lescaut, sergente della Guardia del Re (Baritono)

Il cavaliere Renato Des Grieux, studente (Tenore)

Geronte de Ravoir, cassiere generale (Basso brillante)

Edmondo, studente (Tenore)

L’Oste (Basso)

Un Musico (Mezzo-Soprano)

Il Maestro di Ballo (Tenore)

Il Lampionaio (Tenore)

Sergente degli Arcieri (Basso)

Il Comandante di Marina (Basso)

Un Parrucchiere (Mimo)

Popolani – Cortigiani – Arcieri – Marinai

Fanciulle – Borghesi – Popolane – Studenti

Musici – Vecchi Signori ed Abati

Seconda metà del secolo XVIII.

Le avventure del Cavaliere Des Grieux, in quel mirabile libro dell’abate Prévost che è Manon Lescaut, così bizzarre e così umanamente vere, hanno dovuto per necessità scenica essere descritte entro limiti severi. Ma la linea principale ed i personaggi che ne costituiscono il vero intreccio vennero completamente conservati.

Così:
l’incontro ad Amiens di Manon destinata al convento e di Des Grieux proposto alla vita ecclesiastica – l’amore da quel-l’incontro – l’idea di una fuga – la fuga – poi le infedeltà di Manon – l’abbandono di Des Grieux – la conquista di quel vecchio ganimede di De G*** M*** (nel libretto Geronte de Revoir, cassiere generale) – i consigli e gli intrighi di Lescaut, il fratello sergente – e, finalmente, ancora il ritorno all’amore – e, la nuova fuga – e, il tentativo non riuscito – l’arresto – la condanna di Manon alla deportazione.

Così:
Manon, bizzarro contrasto di amore, di civetteria, di venalità, di seduzione; il fratello Lescaut, il quale spera trovare nella sorella tutte le turpi risorse richieste dalla di lui depravazione: il vecchio e ricco libertino, causa prima della perdita di Manon: il Cavaliere Des Grieux infine, che, come ama sempre, sempre spera e che, l’ultima illusione svanita, si fa mozzo per salire sul vascello che deve portare Manon in America, seguendo il suo amore ed il suo destino. Ma il destino inesorabilmente lo persegue: Manon e Des Grieux sono obbligati ad una immediata, rapida fuga la quale ha per scioglimento una delle pagine più sublimi e pietose di dramma, là, in una landa perduta, arida, ignorata; in una profonda solitudine, in un immenso abbandono d’ogni vita, d’ogni cosa … – tutto ciò fu nel libretto conservato con quella fedeltà possibile in una traslazione di un’opera dalla forma narrativa in quella rappresentativa.
Atto primo

Ad Amiens.

Un Vasto Piazzale Presso la Porta di Parigi.

Un viale a destra. A sinistra, un’osteria con porticato, sotto il quale sono disposte varie tavole per gli avventori. Una scaletta esterna conduce al primo piano dell’osteria.

Studenti, Borghesi, Popolani, Donne, Fanciulle, Soldati passeggiano per la piazza e sotto il viale. Altri son fermi a gruppi chiacchierando. Altri, seduti alle tavole, bevono e giocano. – Edmondo, attorniato da altri studenti, poi Des Grieux.

EDMONDO tra il comico ed il sentimentale.
Ave, sera gentile, che discendi
col tuo corteo di zeffiri e di stelle;
Ave, cara ai poeti ed agli amanti …
STUDENTI dopo averlo interrotto con una gran risata.
…e ai ladri ed ai brïachi!
Noi t’abbiamo spezzato il madrigale!
EDMONDO.
E vi ringrazio. Pel vïal giulive
vengono a frotte a frotte,
fresche, ridenti e belle,
le nostre artigianelle …
STUDENTI.
Or s’anima il vïale.
EDMONDO.
Preparo un madrigale
furbesco, ardito e gaio;
e sia la musa mia
tutta galanteria!
EDMONDO E GLI STUDENTI ad alcune fanciulle che si avanzano dal viale.
Giovinezza è il nostro nome,
la speranza è nostra iddia,
ci trascina per le chiome,
indomabile virtù.
Santa ebbrezza! Or voi, ridenti,
amorose adolescenti,
date il cor …
FANCIULLE avvicinandosi.
Vaga per l’aura
un’onda di profumi,
van le rondini a vol
e muore il sol.
È questa l’ora delle fantasie
che fra le spemi lottano
e le malinconie.

Entra Des Grieux, vestito semplicemente come gli Studenti.

STUDENTI.
Ecco Des Grieux!

Des Grieux li saluta senza accennare a volersi fermare.

EDMONDO chiamandolo.
A noi
t’unisci, amico, e ridi
e ti vinca la cura
di balzana avventura.

Des Grieux, senza aver l’aspetto preoccupato, si mostra poco disposto ad unirsi alle schiere allegre dei suoi compagni.

Non rispondi? Perché? Forse
di dama inaccessibile
acuto amor ti morse?
DES GRIEUX lo interrompe, alzando le spalle.
L’amor! Questa tragedia,
ovver commedia,
io non conosco!

Gli studenti si dividono; alcuni restano a conversare con Des Grieux ed Edmondo, altri si dànno a corteggiare le ragazze che passeggiano a braccetto sul piazzale e nel viale.

ALCUNI STUDENTI a Des Grieux.
Baie!
Misteriose vittorie
cauto celi e felice!
DES GRIEUX.
Amici, troppo onor mi fato.
EDMONDO E GLI STUDENTI.
Per bacco,
indoviniam, amico … Ti crucci d’uno scacco …
DES GRIEUX.
No … non ancora … ma se vi talenta,
vo‘ compiacervi … e tosto!!

Si avvicina ad alcune fanciulle che passano e con galanteria dice loro.

Tra voi, belle, brune e bionde,
si nasconde
giovinetta
vaga, vezzosa,
dal labbro rosa
che m’aspetta?
Sei tu quella, – bionda stella?
Dillo a me!!
Palesatemi il destino
e il divino
viso ardente
che m’innamori,
ch’io vegga e … odori
eternamente!
Sei tu quella, – bruna snella?
Dillo a me!

Le fanciulle comprendendo che egli scherza, si allontanano corrucciate da Des Grieux crollando le spalle. Gli Studenti ridono.

GLI STUDENTI.
Ma bravo!
EDMONDO.
Guardate, compagni,
di lui più nessuno si lagni!
TUTTI.
Festeggiam la serata,
com’è nostro costume;
suoni musica grata
nei brindisi il bicchier,
e noi rapisca il fascino
ardente del piacer!
Danze, brindisi, follie,
il corteo di voluttà
or s’avanza per le vie
e la notte regnerà;
è splendente – ed irruente,
è un poema di fulgor:
tutto vinca, – tutto avvinca
la sua luce e il suo furor.

Squilla la cornetta del postiglione: dal fondo a destra arriva una diligenza: tutti si affollano per osservare chi arriva: la diligenza si arresta innanzi al portone dell’osteria. Scende subito Lescaut, poi Geronte, il quale galantemente aiuta a scendere Manon. Dall’osteria vengono frettolosamente alcuni garzoni, i quali si affaccendano attorno a diversi viaggiatori, e dispongono per lo scarico dei bagagli.

Giunge il cocchio d’Arras!
Discendono … Vediam! … Viaggiator
eleganti, galanti!

Manon, Lescaut, Geronte, poi l’Oste. Alcuni Garzoni di osteria.

STUDENTI ammirando Manon.
Chi non darebbe a quella
donnina bella
il gentile saluto
del benvenuto?
LESCAUT.
Ehi! l’oste!

A Geronte.

Cavalier, siete un modello
di squisitezza …

Chiamando.

Ehi! l’oste!
L’OSTE accorrendo.
Eccomi qua!
DES GRIEUX guardando Manon.
Dio, quanto è bella!

La diligenza entra nel portone dell’osteria: la folla si allontana: parecchi Studenti tornano ai tavoli a bere e giuocare: Edmondo si ferma da un lato ad osservare Manon e Des Grieux.

GERONTE all’Oste.
Questa notte, amico,
qui poserò …

A Lescaut.

Scusate! –

All’Oste.

Ostiere, v’occupate
del mio bagaglio.
L’OSTE.
Ubbidirò …

Dà qualche ordine.

Vi prego,
mi vogliate seguire.

Preceduti dall’Oste, salgono al primo piano Geronte e Lescaut, che avrà fatto cenno a Manon d’attenderlo. Manon si siede.

DES GRIEUX che non avrà mai distolto gli occhi da Manon, le si avvicina.
Cortese damigella, il priego mio accettate:
dican le vostre labbra come vi chiamate.
MANON alzandosi, risponde modestamente.
Manon Lescaut mi chiamo.
DES GRIEUX.
Perdonate al dir mio,
ma da un fascino arcano a voi spinto son io.
Persino il vostro volto parmi aver visto, e strani
moti ha il mio cuore. Quando partirete?
MANON dolorosamente.
Domani
all’alba io parto. Un chiostro m’attende.
DES GRIEUX.
E in voi l’aprile
nel volto si palesa e fiorisce! o gentile,
qual fato vi fa guerra?

Edmondo cautamente si avvicina agli Studenti che sono all’osteria, ed indica loro furbescamente Des Grieux che è in stretto colloquio con Manon.

MANON.
Il mio fato si chiama:
voler del padre mio.
DES GRIEUX.
Oh, come siete bella!
Ah! no! non è un convento che sterile vi brama!
No! sul vostro destino riluce un’altra stella.
MANON.
La mia stella tramonta!
DES GRIEUX tristemente.
Or parlar non possiamo.
Ritornate fra poco,
e cospiranti contro
il fato, vinceremo.
MANON.
Tanta pietà traspare
dalle vostre parole!
Vo‘ ricordarvi! Il nome
vostro? …
DES GRIEUX.
Sono Renato
Des Grieux …
LESCAUT di dentro.
Manon!
MANON subito.
Lasciarvi
debbo.

Volgendosi verso l’albergo.

Vengo!

A Des Grieux.

Mio fratello
m’ha chiamata.
DES GRIEUX supplichevole.
Qui tornate.
MANON.
No! non posso. Mi lasciate! …
DES GRIEUX.
O gentile, vi scongiuro …
MANON commossa.
Mi vincete! Quando oscuro
l’aere intorno a noi sarà! …

S’interrompe: vede Lescaut che sarà venuto sul balcone dell’osteria e frettolosamente lo raggiunge, entrando ambedue nelle camere.

DES GRIEUX che avrà seguito Manon collo sguardo, prorompe con accento appassionato.
Donna non vidi mai simile a questa!
A dirle: io t’amo,
a nuova vita l’alma mia si desta.
Manon Lescaut mi chiamo!
Come queste parole profumate
mi vagan nello spirto
e ascose fibre vanno a carezzare.
O sussurro gentil, deh! non cessare! …

Edmondo e gli Studenti, che hanno sempre spiato Des Grieux, lo circondano rumorosamente.

GLI STUDENTI.
La tua ventura
ci rassicura.
O di Cupido degno fedel,
bella e divina
la cherubina
per tua delizia scese dal ciel!

Des Grieux parte indispettito.

Fugge: è dunque innamorato.

Tutti gli studenti si avviano allegramente al porticato dell’osteria: s’imbattono in alcune fanciulle e le invitano galantemente a seguirli. Intanto scendono dalla scaletta Lescaut e Geronte, e parlano fra loro, passeggiando. Edmondo si avvicina ad una fanciulla e le parla galantemente; sul finire del dialogo fra Lescaut e Geronte, l’accompagna sino al viale a destra, ove le dà l’addio.

STUDENTI.
Venite, o fanciulle!
Augurio ci siate
di buona fortuna.
FANCIULLE.
È bionda od è bruna
la diva che guida
la vostra tenzon?
STUDENTI.
È calva la diva:
ma morbida chioma
voi fa desïar.
Chi perde e chi vince,
voi brama, o fanciulle,
chi piange e chi ride;
noi prostra ed irride
la mala ventura;
ma lieta prorompe
d’amore la folle, l’eterna canzon.
FANCIULLE.
Amiche fedeli di un’ora, volete
il bacio? volete il sospir?
Orniam la vittoria,
e il core del vinto
al tiepido effluvio di molle carezza
riposa obliando, e l’onta e il martir.

Studenti e Fanciulle prendono posto intorno alle tavole: alcuni ricominciano a giocare, altri ordinano da bere.

EDMONDO ad una fanciulla.
Addio, mia stella;
addio, mio fior,
vaga sorella
del Dio d’amor.
A te d’intorno
va il mio sospir,
e per un giorno
non mi tradir.

Saluta galantemente la fanciulla, la quale si allontana: poi vedendo Geronte e Lescaut in stretto colloquio, si ferma in disparte ad osservarli.

GERONTE a Lescaut.
Dunque vostra sorella
il velo cingerà?
LESCAUT.
Malo consiglio della gente mia.
GERONTE.
Diversa idea mi pare
la vostra?
LESCAUT.
Certo, certo,
ho più sana la testa
di quel che sembri,
benché triste fama
mie gesta circondi.
Ma la vita conosco,
forse troppo. Parigi
è scuola grande assai.
Di mia sorella guida, mormorando,
adempio al mio dovere,
come un vero soldato.
Solo, dico, che ingrato
evento al mondo non ci coglie senza
qualche compenso: e voi conobbi, illustre
Signor? …
GERONTE.
Geronte di Ravoir.
LESCAUT.
Diporto,
vi conduce in viaggio?
GERONTE.
No, dovere;
l’affitto delle imposte a me fidato
dalla bontà del Re, dalla mia borsa.
LESCAUT.
(Che sacco d’oro!)
GERONTE.
E non mi sembra lieta
neppur vostra sorella.
LESCAUT.
Pensate! a diciott’anni!
Quanti sogni e speranze …
GERONTE.
Comprendo … Poverina!
È d’uopo consolarla. Questa sera
meco verrete a cena?
LESCAUT.
Quale onor! quale onore! …
E intanto permettete …

Gli fa cenno d’offrirgli qualche cosa all’osteria.

GERONTE che sulle prime aveva seguito Lescaut, cambia subito di pensiero.
Scusate … m’attendete
per breve istante; qualche ordine io debbo
all’ostier impartir …

Lescaut s’inchina e Geronte s’allontana verso il fondo: annotta e dall’interno dell’osteria sono portate varie lampade e candele accese, che i garzoni dispongono sui tavoli dei giocatori.

GLI STUDENTI giocando animatamente.
Un asso! Un fante! Un tre!
Che gioco maledetto!
LESCAUT attratto dalle voci, si accosta al porticato e guarda con febbrile interesse.
Giocano! Oh, se potessi
qualche colpo perfetto
tentare anch’io!
STUDENTI.
Puntate!
Puntate! … Carte! … Un asso! …
LESCAUT Si avvicina in modo deciso agli Studenti, si pone alle spalle d’un giocatore, osserva il suo gioco; poi, con aria di rimprovero.
Un asso?! mio signore,
un fante! Errore, errore!
STUDENTI a Lescaut.
È vero, un fante; siete
un maestro!
LESCAUT.
Celiate!
Un dilettante …
STUDENTI.
A noi …
v’invito … banco!
LESCAUT con aria fredda e sprezzante, sedendosi a giocare.
Carte!

Geronte, che da lontano ha osservato Lescaut, vedendolo occupato al gioco, chiama l’Oste, che è sul limitare del portone: l’Oste accorre premuroso: Geronte lo conduce in disparte, mentre Edmondo, messo in sospetto dagli andirivieni di Geronte, cautamente si avvicina per sorvegliarlo.

GERONTE all’Oste.
Amico, io pago prima e poche ciarle!
Una carrozza e cavalli che volino
sì come il vento; fra un’ora!
L’OSTE.
Signore!
GERONTE.
Dietro l’albergo, fra un’ora, capite?!
Verranno un uomo e una fanciulla … e via
sì come il vento, via, verso Parigi!
E ricordate che il silenzio è d’or.
L’OSTE.
L’oro … adoro.
GERONTE.
Bene, bene! …

Dandogli una borsa.

Adoratelo e ubbidite;
or mi dite,

Indicando il portone dell’osteria.

questa uscita ha l’osteria
solamente?
L’OSTE.
Ve n’ha un’altra.
GERONTE.
Indicatemi la via.

Partono dal fondo a sinistra.

EDMONDO che ha udito il colloquio fra Geronte e l’Oste.
Vecchietto amabile,
inciprïato Pluton sei tu!
La tua Proserpina
di resisterti forse avrà virtù?

Entra Des Grieux pensieroso: Edmondo gli si avvicina: poi, battendogli sulla spalla.

Cavaliere, te la fanno!
DES GRIEUX con sorpresa.
Che vuoi dir?
EDMONDO ironicamente.
Quel fior dolcissimo
che olezzava poco fa,
dal suo stel divelto, povero
fior, fra un’ora appassirà!
La tua fanciulla, la tua colomba
or vola, or vola:
del postiglione suona la tromba …
Via, ti consola:
un vecchio la rapisce!
DES GRIEUX guardando turbato.
Davvero?
EDMONDO.
Impallidisci?
Per Dio, la cosa è seria!
DES GRIEUX.
Qui l’attendo, capisci?
EDMONDO.
Siamo a buon punto!?
DES GRIEUX.
Salvami!
EDMONDO.
Salvarti!? … La partenza
impedire? … Tentiamo! … Senti! Ti salvo, forse.
Del gioco all’amo morse
il soldato laggiù.
DES GRIEUX.
E il vecchio?
EDMONDO.
Il vecchio? Oh, il vecchio
l’avrà da far con me!

Si avvicina ai compagni che giocano, e parla all’orecchio di alcuni fra essi; poi esce e si allontana a sinistra: si sospende il gioco: Lescaut beve in compagnia degli Studenti: Manon comparisce sulla scaletta, guarda ansiosa intorno e visto Des Grieux scende e gli si avvicina.

MANON.
Vedete? Io son fedele
alla parola mia. Voi mi chiedeste,
con fervida preghiera,
che a voi tornassi un’altra volta. Meglio
non rivedervi, io credo, e al vostro prego
benignamente opporre il mio rifiuto.
DES GRIEUX.
Oh, come gravi le vostre parole! …
Sì ragionar non suole
l’età gentile che v’infiora il viso;
mal s’addice al sorriso
che dall’occhio traluce
questo disdegno melanconico! …
MANON.
Eppur lieta, assai lieta
un tempo io fui! La quieta
casetta risonava
di mie folli risate,
e colle amiche gioconde ne andava
gioconda a danza!
Ma di gaiezza il bel tempo fuggì!
DES GRIEUX affascinato.
Nelle pupille fulgide profonde
sfavilla il desiderio dell’amore …
Amor ora vi parla! … Date all’onde
del nuovo incanto e il dolce labbro e il core …
V’amo! v’amo! Quest’attimo di giorno
rendete eterno ed infinito!
MANON.
Una fanciulla povera son io,
non ho sul volto luce di beltà,
regna tristezza sul destino mio …
DES GRIEUX.
Vinta tristezza dall’amor sarà!
La bellezza vi dona
il più vago avvenir.
O soave persona,
mio infinito sospir!
MANON.
No, non è vero! ah, sogno gentil,
mio sospiro infinito!
LESCAUT alzandosi e picchiando sul tavolo.
Non c’è più vino? E che? Vuota è la botte?

Gli Studenti lo forzano a sedere: il gioco riprende più animato. All’udire la voce di Lescaut, Manon e Des Grieux si ritraggono verso destra agitatissimi; Manon impaurita vorrebbe rientrare, ma viene trattenuta da Des Grieux.

DES GRIEUX.
Deh! m’ascoltate: vi minaccia un vile
oltraggio; un rapimento!
Un libertino audace,
quel vecchio che con voi giunse, una trama
a vostro danno ordì.
MANON stupita.
Che dite?!
DES GRIEUX.
Il vero!
EDMONDO accorrendo, si avvicina a Des Grieux e Manon e dice loro rapidamente.
Il colpo è fatto, la carrozza è pronta …
Che burla colossal! Presto! Partite …
MANON sorpresa.
Fuggir? … Fuggir? …
DES GRIEUX.
Fuggiamo! …
Che il vostro rapitor … un altro sia.
MANON a Des Grieux.
Voi mi rapite?
DES GRIEUX.
Vi rapisce amore.
MANON resistendo.
Ah! no!
DES GRIEUX con intensa preghiera.
V’imploro!
EDMONDO.
Presto, via, ragazzi!
DES GRIEUX insistendo.
Manon … Manon …
MANON risoluta.
Andiam!
EDMONDO.
Oh! che bei pazzi!

Edmondo dà a Des Grieux il proprio mantello, col quale può coprirsi il volto, poi tutti e tre fuggono dal fondo, dietro l’osteria. Geronte viene dalla sinistra, dà una rapida occhiata al tavolo: vedendovi Lescaut giocare animatamente, lascia sfuggire un moto di soddisfazione, e, cautamente, in modo da non risvegliare l’attenzione di alcuno, va verso l’osteria, dove trova l’Oste.

GERONTE.
Di sedur la sorellina
è il momento! Via, ardimento!
Il sergente è al gioco intento.
Vi rimanga.

Chiama sottovoce l’Oste.

Ehi, dico …

L’Oste accorre.

È pronta
la cena?
L’OSTE.
Sì, Eccellenza.
GERONTE.
L’annunziate
a quella signorina che …
EDMONDO additando al fondo, lontano, verso la via che conduce a Parigi.
Eccellenza,
guardatela! Essa parte in compagnia
d’uno studente.

Edmondo si avvicina agli Studenti.

GERONTE guarda sorpreso, poi nella massima confusione corre da Lescaut scuotendolo.
L’hanno rapita!
LESCAUT giuocando.
Chi!
GERONTE.
Vostra sorella!
LESCAUT.
Che?! Mille e mille bombe!

Butta le carte e corre fuori: l’Oste, impaurito, fugge nell’osteria.

GERONTE.
L’inseguiamo!
È uno studente!
LESCAUT vedendo la simulata indifferenza degli Studenti, crolla il capo.
È inutil! …

E a Geronte che si lascia sfuggire un moto d’impazienza, dice calmo.

Riflettiamo!
Cavalli pronti avete? …

Geronte accenna di no.

Il colpo è fatto!
disperarsi è da matto!
Vedo; Manon con sue grazie leggiadre
ha suscitato in voi … un affetto di padre!
GERONTE.
Non altrimenti!

Gli Studenti, tralasciato il gioco, ridono sottecchi dell’avventura di Des Grieux che sottovoce Edmondo loro narra: cauti però per la presenza del Sergente, prudentemente, in disparte, guardano, ascoltano e si divertono.

EDMUNDO E STUDENTI.
Venticelli – ricciutelli
che spirate
fra vermigli – fiori e gigli,
avventura
strana e dura,
deh, narrate
per mia fe‘!
Assetato labbro aveva
coppa piena!
ber voleva – e avidamente
già suggeva … ah, ah, ah!

Ridono, ma allo sguardo minaccioso di Lescaut, frenano le risa e si ritirano verso il viale, ove ripigliano il loro motteggio.

LESCAUT con dignitosa fierezza.
E a chi lo dite! … Ed io, da figlio
rispettoso, vi do un ottimo consiglio.
Parigi! … È là Manon … Manon già non si perde!
Ma borsa di studente presto rimane al verde …
Manon non vuol miserie! Manon riconoscente
accetterà … un palazzo, per piantar lo studente!
Voi farete … da padre ad un’ottima figlia
ed io completerò, signore, la famiglia.
Che diamine! Ci vuole calma … filosofia …

Vedendo a terra il tricorno che, in un momento d’ira, era caduto a Geronte, lo raccoglie e lo porge al vecchio ganimede, ma udendo ridere gli Studenti, si si volge impettito e minaccioso. Poi dice a Geronte.

Ecco il vostro tricorno! … E, domattina, in via!
Dunque, dicevo … A cena e il braccio a me!

Preso a braccio Geronte, si avvia verso l’osteria, parlando e gesticolando calmo e maestoso.

Degli eventi all’altezza esser convien! … Perché …

Entrano nell’osteria.

EDMONDO E GLI STUDENTI avanzandosi cautamente dal fondo sino alla porta dell’osteria, con malizia.
A volpe invecchiata
l’uva fresca e vellutata
sempre acerba rimarrà.

Gli Studenti scoppiano in una gran risata; in quel mentre esce minaccioso Lescaut: gli Studenti fuggono ridendo.

Fine del primo atto

Atto secondo

A Parigi.

Salotto Elegantissimo in Casa di Geronte.

Nel fondo, due porte. A destra, ricchissime e pesanti cortine nascondono l’alcova. A sinistra, presso alla finestra, una ricca pettiniera. Sofà, sedili, poltrone, un tavolo.

Manon – Un Parrucchiere.

Manon è seduta davanti alla pettiniera: coperta da un ampio accappatoio bianco che le avvolge tutta la persona. Il Parrucchiere le si affanna intorno. Due garzoni nel fondo stanno pronti ai cenni del Parrucchiere.

MANON guardandosi allo specchio.
Dispettosetto riccio questo!

Al Parrucchiere.

Il calamistro! … Presto! … Presto! …

Il Parrucchiere corre saltellando a prendere il ferro per arricciare e ritorcère il riccio ribelle quindi eseguisce premurosamente i vari ordini che gli dà Manon.

Or … la volandola! …
Severe, un po‘ le ciglia! …
La cerussa! …

Soddisfatta.

Lo sguardo
vibri a guisa di dardo!
Qua la giunchiglia! …

Lescaut e detti.

LESCAUT entrando.
Buon giorno, sorellina!
MANON facendo attenzione al Parrucchiere.
Il minio e la pomata! …
LESCAUT.
Questa mattina
mi sembri un po‘ imbronciata.
MANON.
Imbronciata? … Perché?
LESCAUT.
No? Tanto meglio! …

Sorridendo malizioso.

Geronte ov’è?
Così presto ha lasciato … il gineceo? …
MANON al Parrucchiere.
Ed ora … un neo!

Il Parrucchiere porta a Manon la scatola di lacca giapponese contenenti i nèi. Manon indecisa vi cerca dentro rovistando i taffetà non decidendosi a scegliere.

LESCAUT consigliando.
Lo Sfrontato! … Il Biricchino! …
No? … Il Galante! …
MANON ancora indecisa.
Non saprei …

Risolvendosi.

Ebben … due nèi!
All’occhio l’Assassino!
e al labbro il Voluttuoso!

Il Parrucchiere pone i due nèi, poi graziosamente e con bravura toglie l’accappatoio a Manon, che appare vestita, incipriata, pettinata; piega l’accappatoio, si inchina a Manon, fa un cenno ai suoi garzoni e a grandi inchini esce.

Lescaut – Manon, poi Musici.

LESCAUT guarda attento Manon ed esclama ammirato.
Sei splendida e lucente!
M’esalto! … E n’ho il perché …
È mia la gloria se
sei salva dall’amor d’uno studente.
Allor che sei fuggita … là, ad Amiens,
mai la speranza il cor m’abbandonò!
Là, la tua sorte vidi! … Là il magico
fulgor di queste sale balenò.
T’ho ritrovata! Una casetta angusta
era la tua dimora; possedevi
baci e … niente scudi! …
È un bravo giovinotto quel Des Grieux! …
Ma … (ahimè) non è cassiere generale!
È dunque naturale
che tu abbia abbandonato
per un palazzo aurato
quell’umile dimora.
MANON l’interrompe.
E … dimmi …
LESCAUT.
Che vuoi dire? …
MANON.
Nulla! …
LESCAUT.
Nulla? Davver? …
MANON indifferente.
Volevo dimandar …
LESCAUT.
Risponderò! …
MANON volgendosi con vivacità.
Risponderai?
LESCAUT malizioso.
Ho inteso! … Ne‘ tuoi occhi
io leggo un desiderio.

Guardando comicamente intorno.

Se Geronte
lo sospettasse! …
MANON allegra.
È ver! Hai côlto!
LESCAUT.
Brami
nuove di … Lui? …
MANON con tristezza.
È ver! L’ho abbandonato
senza un saluto … un bacio! …

Si guarda intorno e si ferma cogli occhi all’alcova.

In quelle trini morbide …
nell’alcova dorata v’è un silenzio
gelido, mortal! … v’è un silenzio,
un freddo che m’agghiaccia! …
Ed io che m’ero avvezza
a una carezza
voluttüosa
di labbra ardenti e d’infocate braccia …
or ho … tutt’altra cosa!

Pensierosa.

O mia dimora umile,
tu mi ritorni innanzi
gaia, isolata, bianca
come un sogno gentile
e di pace e d’amor!
LESCAUT osservando inquieto Manon.
Poiché tu vuoi saper … Des Grieux,
qual già Geronte, è un grande amico mio.
Ei mi tortura sempre:

Imitando Des Grieux.

»Ov’è Manon?
Ove fuggì? … Con chi? A Nord? … Ad Est?
A Sud? …« Io rispondo: »Non so! …«
Ma alfin l’ho persuaso! …
MANON sorpresa.
Ei m’ha scordata!? …
LESCAUT.
No! No! … Ma che vincendo può coll’oro
forse scoprir la via che mena a te!

Con mistero e con gesti di giocatore provetto.

Or … correggendo la fortuna sta …
Io l’ho lanciato al gioco! … Vincerà. –
È il vecchio tavolier (per noi) tal quale
la cassa del danaro universale! …
Da me lanciato e istrutto
pelerà tutti e tutto!
Ma nel martirio delle lunghe lotte
intanto il dì e la notte
vive inconsciente della sua follia,
e ognora chiede al gioco ove tu sia!
MANON fra sè, dolorosamente.
Per me tu lotti,
per me che, vile, ti lasciai:
che tanto duolo a te costai! …
Ah! vieni! Il passato mi rendi,
l’ore fugaci …
le tue carezze ardenti!
Rendimi i baci,
i baci tuoi cocenti …
quell’ebbrezza che un dì mi beò!
Vieni! … Son bella?
Resister più non so.

Rimane pensierosa, rattristata, poi i suoi occhi si soffermano allo specchio; la sua adorabile figura vi si delinea; le mani quasi incoscienti aggiustano le pieghe della veste; poi i pensieri si mutano, le labbra sorridono, gli occhi sfavillano nel trionfo di sua bellezza e, passando davanti allo specchio, domanda a Lescaut.

Davver che a meraviglia questa veste
mi sta? …
LESCAUT ammirando.
Ti sta a pennello!
MANON.
E il tupé? …
LESCAUT.
Portentoso!
MANON.
E il busto? …
LESCAUT.
Bello!!

Entrano alcuni personaggi incipriati tenendo fra le mani dei fogli di musica. Si avanzano ad inchini e si schierano da un lato, davanti a Manon.

LESCAUT sottovoce a Manon.
Che ceffi son costoro? … Ciarlatani o speziali?
MANON annoiata.
Son musici! … È Geronte che fa dei madrigali!

Il Madrigale

I MUSICI.
Sulla vetta tu del monte
erri, o Clori:
hai per labbra due fiori:
e l’occhio è un fonte.
Ohimè! Ohimè!
Filen spira ai tuoi pie‘!
Di tue chiome sciogli al vento
il portento,
ed è un giglio il tuo petto
bianco, ignudetto.
Clori sei tu, Manon,
ed in Filen, Geronte si mutò!
Filen suonando sta;
la sua zampogna va
sussurrando: pietà!
L’eco sospira: pietà:
Piagne Filen:
»Cuor non hai, Clori, in sen?
Ve‘ … già … Filen … vien … men!«

A bassa voce.

No! … Clori a zampogna che soave plorò
non disse mai no.
MANON seccata, dà una borsa a Lescaut.
Paga costor!
LESCAUT intasca la borsa.
Oibò! … Offender l’arte? …

Ai Musici, maestoso.

Io v’accomiato in nome della Gloria!

I Musici escono inchinandosi.

Il Minuetto

Manon, Lescaut, Geronte, Vecchi Signori, Abati, il Maestro di Ballo, Suonatori.

Mentre da una porta escono i Musici, dall’altra si vedono sfilare nell’anticamera alcuni amici di Geronte, vecchi signori, abati eleganti. Geronte li riceve. Intanto entrano alcuni suonatori i quali si collocano nel fondo a sinistra.

MANON mostrando quelli a Lescaut.
I Madrigali! … E il ballo!! … E poi la musica! …
Son tutte belle cose! … Pur …

Non può reprimere uno sbadiglio e sbadigliando esclama.

… m’annoio! …

E va incontro a Geronte che entra seguìto dal maestro di ballo ed altri. Grandi inchini cerimoniosi.

Lescaut osserva sorridendo quella scena di sdolcinature: i suonatori accordano i loro istrumenti, mentre Geronte col maestro di ballo sta organizzando e preparando il Minuetto.

LESCAUT fra sè, filosoficamente riflettendo.
Una donnina che s’annoia è cosa
da far paura! …

Dopo aver un po‘ riflettuto.

Andiamo da Des Grieux!
È da maestro preparar gli eventi.

Esce.

Mentre il maestro di ballo riceve gli ordini da Geronte, entrano altri personaggi, i quali si inchinano a Manon, le baciano le mano, le offrono fiori, dolciumi, ecc. Il maestro di ballo si avanza, dà la mano a Manon per cominciare il Minuetto: Geronte fa cenno agli amici di tirarsi in disparte e sedersi. Durante il ballo alcuni servi girano portando cioccolata e rinfreschi.

IL MAESTRO DI BALLO a Manon.
Vi prego, signorina,
un po‘ elevate il busto … indi … Ma brava,
così mi piace! … Tutta
la vostra personcina
or s’avanzi! … Così! …
Io vi scongiuro … a tempo!
GERONTE entusiasmato.
Oh, vaga danzatrice!
MANON con falsa modestia.
Un po‘ inesperta.
IL MAESTRO impaziente.
Vi prego … non badate
a lodi sussurrate …
È cosa seria il ballo! …
SIGNORI ED ABATI a Geronte.
Tacete! … Vi frenate, – come si fa da noi;
È cosa seria.
IL MAESTRO a Manon.
A manca …!
Brava! … A destra! … Un saluto!

Figura dell’occhialetto.

Attenta! L’occhialetto …
GERONTE.
Minuetto perfetto!

Manon guarda qua e là nel gruppo dei suoi ammiratori; è provocantissima: i vecchi signori e gli abati guardano Manon cupidamente.

SIGNORI ED ABATI.
Che languore.
nello sguardo!
Che dolcezza!
Che carezza!
Troppo è bella!
Se sorride, pare stella!
Che candori!
Che tesori!
Quella bocca
baci scocca!
Se sorride, stella pare!

MANON con civetteria.
Lodi aurate, – mormorate,
or mi vibrano d’intorno;
vostri cori – adulatori, – su, frenate!
ALCUNI SIGNORI ED ABATI.
La deità siete del giorno!
ALTRI.
Della notte ell’è regina!
GERONTE.
Troppo è bella!
Si ribella –
la parola e canta e vanta!
Voi mi fate
spasimare … delirare.

Il Maestro fa segni d’impazienza.

MANON.
Il buon maestro non vuole parole …
Se m’adulate,
non diverrò la diva danzatrice
ch’ora già si figura
la vostra fantasia troppo felice.
IL MAESTRO impaziente.
Un cavalier! …
GERONTE frettoloso.
Son qua! …
SIGNORI ED ABATI.
Bravi! Che coppia!

Figura del saluto.

Geronte balla senza caricatura, marca appena i passi, è superbamente allegro.

SIGNORI ED ABATI.
Evviva i fortunati – innamorati!
Ve‘ Mercurio e Ciprigna!
Oh! qui letizia
con amore e dovizia
leggiadramente alligna.
MANON sull’aria del Minuetto, a Geronte.
L’ora, o Tirsi, è vaga e bella …
Ride il giorno, – ride intorno
la tua fida pastorella …
Te sospira, – per te spira.
Ma tu giungi in un baleno
viva e lieta, è dessa allor!
Vedi il ciel com’è sereno
sul miracolo d’amor!
SIGNORI ED ABATI con grande ammirazione.
Ah! voi siete il miracolo; ah, voi siete l’amore!
GERONTE frapponendosi mellifluo.
Galanteria sta bene; ma obliate che è tardi …
Allegra folla ondeggia ora pei baluardi.
SIGNORI ED ABATI.
Qui il tempo vola!
GERONTE.
È cosa
ch’io so per prova.

A Manon.

Voi,
mia fulgida letizia, esser compagna a noi
prometteste: di poco vi precediamo …
MANON.
Un breve
istante sol vi chiedo:
attendermi fia lieve
fra il bel mondo dorato.
SIGNORI ED ABATI con galanteria.
Grave sempre è l’attesa.
GERONTE.
Dell’anima sospesa
non sian lunghe le pene.

Tutti si muovono: saluti: baciamano.

GERONTE mentre bacia la mano a Manon.
Ordino la lettiga …
Addio … bell’idol mio …

Escono.

Manon sola, poi Des Grieux.

Manon si affretta ad acconciarsi, ammirandosi soddisfatta nello specchio.

MANON.
Oh, sarò la più bella! …

Prende la mantiglia posata sopra una seggiola: sente che qualcuno s’avvicina; crede che sia il servo.

Dunque questa lettiga? …

Des Grieux appare alla porta; è pallidissimo: Manon gli corre incontro in preda a grande emozione.

Tu, amore! Tu? Sei tu,
mio immenso amore? … Dio!
DES GRIEUX con gesto di rimprovero.
Ah, Manon!
MANON.
Tu non m’ami? …
Dunque non m’ami più?
Mi amavi tanto!
Oh, i lunghi baci! Oh, il lungo incanto!
La dolce amica d’un tempo aspetta
la tua vendetta …
Oh, non guardarmi così: non era
la tua pupilla
tanto severa!
DES GRIEUX violentemente.
Sì, sciagurata, la mia vendetta …
MANON.
Ah! La mia colpa! … È vero!
DES GRIEUX.
Taci … che il cor mi frangi!
Tu non sai le giornate
che buie, desolate,
son piombate su me!
MANON.
Io voglio il tuo perdono …
Vedi? Son ricca! Questa
non ti sembra una festa
e d’ori – e di colori?
Tutto è per te: pensavo
a un avvenir di luce;
Amor qui ti conduce …
T’ho tradito, è ver!

S’inginocchia.

Vedi, ai tuoi piedi io sono.
Sì, sciagurata dimmi
e voglio il tuo perdono.
Non lo negar! … Son forse
della Manon d’un giorno
meno piacente e bella?
DES GRIEUX desolato.
O tentatrice! … È questo
l’antico fascino che m’accieca!
MANON prendendo una mano a Des Grieux.
È fascino d’amor; cedi, son tua!
DES GRIEUX.
Più non posso lottar! Son vinto: io t’amo!
MANON affascinate, si alza, circondando colle braccia Des Grieux.
Vieni! Colle tue breccia
stringi Manon che t’ama;
stretta al tuo sen m’allaccia!
Manon te solo brama.
DES GRIEUX.
Nell’occhio tuo profondo
io leggo il mio destino;
tutti i tesor del mondo
ha il labbro tuo divino.
MANON.
Alle mie brame torna,
deh! torna ancor!
Alle mie ebbrezze, ai baci
lunghi, d’amor!
DES GRIEUX.
In te mi inebrio ancor,
dolce tesor!
I baci tuoi son questi!
Questo è il tuo amor!

Manon si abbandona fra le braccia di Des Grieux, che dolcemente la fa sedere sul sofà.

MANON.
Vivi e t’inebria
sopra il mio cor.
DES GRIEUX.
Nelle tue braccia care
v’è l’ebbrezza, l’oblio!
MANON.
La mia bocca è un altare
dove il tuo bacio è Dio!

Con immensa dolcezza, mormorando.

Labbra adorate e care! …
DES GRIEUX.
Manon, mi fai morire! …
MANON.
Labbra dolci a baciare! …
DES GRIEUX.
Dolcissimo soffrire! …

Geronte, Manon e Des Grieux.

Geronte si presenta improvviso alla porta del fondo: si arresta stupito; Manon e Des Grieux si alzano di scatto. Des Grieux fa un passo verso Geronte; Manon s’interpone.

GERONTE avanzando ironico, ma dignitoso.
Affè, madamigella,
or comprendo il perché di nostra attesa!
Giungo in mal punto. Errore involontario!
Chi non erra quaggiù?!
Anche voi, credo, ad esempio, obliaste
d’essere in casa mia.
DES GRIEUX.
Signore!
MANON a Des Grieux.
Taci …
GERONTE.
Gratitudin, sia
oggi il tuo dì di festa!

A Manon.

Donde vi trassi
le prove che v’ho date
di un vero amore, come rammentate!
MANON prende lo specchio, lo pianta in viso a Geronte e coll’altra mano indica Des Grieux: trattenendo le risa.
Amore? Amore!
Mio buon signore,
ecco! … Guardatevi!
S’errai, leale
ditelo! … E poi
guardate noi!
GERONTE offeso, fa un gesto di minaccia; poi vincendosi, sogghignando.
Io son leale, mia bella donnina.
Conosco il mio dovere …
deggio partir di qui!
O gentil cavaliere,
o vaga signorina,
arrivederci … e presto!

Esce.

MANON gaiamente spensierata.
Ah! ah! … Liberi! Liberi!
Che gioia, cavaliere,
amor mio bello! …
DES GRIEUX mestamente preoccupato.
Senti,
di qui partiamo: un solo
istante, questo tetto
del vecchio maledetto
non t’abbia più!
MANON quasi involontariamente.
Peccato!
Tutti questi splendori! …
Tutti questi tesori! …

Sospirando.

Ahimè! … Partir dobbiamo!
DES GRIEUX con immensa amarezza.
Ah! Manon, mi tradisce
il tuo folle pensiero:
Sempre la stessa! Trepida
divinamente,
nell’abbandono ardente …
Buona, gentile come la vaghezza
di quella tua carezza;
sempre novella ebbrezza:
indi, d’un tratto, vinta, abbacinata
dai raggi della vita dorata! …

Con forza crescente.

Io? Tuo schiavo e tua vittima discendo
la scala dell’infamia …
Fango nel fango io sono
e turpe eroe da bisca
io m’insozzo, mi vendo …
L’onta più vile m’avvicina a te!

Sconfortato.

Nell’oscuro futuro
di‘, che farai di me?

Siede accasciato. Manon gli si avvicina amorosamente gli prende la mano.

MANON.
Un’altra volta, un’altra volta ancora,
deh! mi perdona! …
Sarò fedele e buona,
lo giuro … lo giuro!

Lescaut, Manon, Des Grieux, poi un Sergente cogli Arcieri, indi Geronte.

Entra Lescaut ansante, respirando a mala pena. Des Grieux e Manon sorpresi gli vanno incontro.

DES GRIEUX.
Lescaut!
MANON.
Tu? … Qui? …

Lescaut si lascia cadere su di una sedia sbuffando affannato.

DES GRIEUX.
Che avvenne? …
MANON.
Di‘! …

Lescaut accenna cogli occhi e colle mani, e lascia capire che è accaduto qualche grave imbroglio.

DES GRIEUX E MANON allibiti.
O ciel! … Che è stato?!
LESCAUT balbettando.
Ch’io … prenda … fiato …
onde … parlar …
MANON.
Ci fai tremar!
LESCAUT.
V’ha … denunziato! …
MANON.
Chi? …
DES GRIEUX iracondo.
Il vecchio?
LESCAUT ripigliando fiato.
Sì!
Già vengon qui
e guardie e arcier! …
Su, cavalier,
e per le scale
spiegate l’ale! …
Da un granatiere
ch’era in quartiere
tutto ho saputo.
DES GRIEUX.
Ah! … maledetto
il vecchio astuto! …
LESCAUT.
Manon …
MANON impaurita.
Ohimè! …
LESCAUT.
Via … l’ali ai pie‘!

A Des Grieux.

Ah, non sapete …
Voi la perdete …
La sciagurata
avrà spietata
crudele sorte:
l’esilio! …
MANON atterrita.
Ah! è morte! …

Lescaut continua, parlando sempre, ad affrettare, mentre Des Grieux preso d’ira impreca e Manon confusa si aggira turbata per la scena.

LESCAUT.
Or v’affrettate!
Non esitate!
Pochi minuti,
siete perduti!
DES GRIEUX furibondo.
Ah il maledetto – vecchio! …
MANON.
M’affretto!
DES GRIEUX.
Manon! …
MANON.
Ohimè!
LESCAUT.
Già dal quartier
uscìan gli arcier!
DES GRIEUX.
Si! Bada a te,
vecchio!
LESCAUT.
Ah, il vecchio vile
morrà di bile,
se trova vuota
la gabbia e ignota
gli sia tuttora
l’altra dimora!
MANON.
Un istante …!

Mostrando a Des Grieux un gioiello posto sulla pettiniera.

Questo smagliante
smeraldo …
DES GRIEUX.
Andiamo! –
MANON.
Ma sì
DES GRIEUX.
Affrettiamo!
MANON.
Mio Dio! … Sì …
LESCAUT affrettando.
Manon! … Suvvia …
son già per via!
DES GRIEUX.
Orsù! –
MANON.
Mi sbrigo! … E tu
m’aiuta.
DES GRIEUX.
A fare? –
LESCAUT osservando.
Oh, il bel forzier!
Peccato inver! …
MANON.
Ad involtare
codesti oggetti! … –
Vuota i cassetti; …
LESCAUT affaccendato.
Nostro cammino
sarà il giardino …
In un istante
de l’alte piante
sotto l’ombria,
siam sulla via …
Buon chi ci piglia!

Gittandole la mantiglia.

La tua mantiglia
vesti, Manon …

Corre ad una finestra.

Maledizion!

MANON con dolore.
E questo incanto,
che adoro tanto,
dovrò lasciare
e abbandonare?
Or via … pazienza! …
Saria imprudenza
lasciar quest’oro,
o mio tesoro!

Apre affannosamente alcuni tiretti, ne estrae dei gioielli, e si serve della mantiglia per nasconderli.

DES GRIEUX amoroso.
O mia diletta
Manon, t’affretta!
D’uopo è partire
tosto! … Fuggire …
Ah! torturare
mi vuoi ancor!!!
Con te portare
dèi solo il cor …
Io vo‘ salvare
solo il tuo amor.

Al grido di Lescaut succede una confusione indicibile. Manon imbarazzata si aggira di qua e di là, sempre tenendo i gioielli nascosti nella mantiglia. Lescaut corre dal balcone alla porta. Des Grieux corre per la stanza chiamando Manon.

LESCAUT al balcone.
Eccoli! … Accerchiano
la casa! … Il vecchio
ordina e sbraita.
Le guardie sfilano,
gli arcier s’appostano!
DES GRIEUX.
Manon!
MANON.
Des Grieux! …
DES GRIEUX.
Fuggiam!
MANON.
Di qua?

LESCAUT alla porta.
Entrano! Salgono! …

Atterrito chiude la porta a chiave e corre presso Manon e Des Grieux.

DES GRIEUX.
No!
MANON.
Ebben?
DES GRIEUX accenna verso l’alcova.
Di là!
MANON.
Presto …
DES GRIEUX a Manon.
Di‘: qui
v’ha uscita?
MANON indicando.
Sì …
Laggiù! All’alcova! …

Lescaut spinge entro all’alcova Des Grieux e Manon, seguendoli alla sua volta; ma quasi subito si sente dall’alcova un grido di Manon e questa ritorna ancora in scena fuggendo e dopo lei, lividi, Des Grieux e Lescaut. Des Grieux vuol correre presso Manon … Lescaut lo trattiene … e dalle cortine dell’alcova schiuse appaiono un Sergente e due arcieri. Intanto la porta è buttata giù dal calcio dei fucili e nel suo vano si affaccia Geronte ghignando e dietro a lui alcuni soldati.

SERGENTE imperioso.
Nessuno si muova!

A Manon sfugge nello spavento la mantiglia e i gioielli si spargono al suolo. Il Sergente con due soldati a un cenno di Geronte afferrano Manon: Des Grieux furibondo sguaina la spada, ma viene disarmato da Lescaut.

LESCAUT.
Se vi arrestan, cavalier,
chi potrà Manon salvar?

Manon è trascinata via.

DES GRIEUX disperato, vorrebbe slanciarsi dietro Manon: Lescaut lo trattiene a viva forza.
O Manon! O mia Manon!

Fine del secondo atto

Intermezzo

La prigionia. – Il viaggio all’Havre.

DES GRIEUX. »Gli è che io l’amo! – La mia passione è così forte che io mi sento la più sfortunata creatura che vive. – Quello che non ho io tentato a Parigi per ottenere la sua libertà?! … Ho implorato i potenti! … Ho picchiato e supplicato a tutte le porte! … Persino alla violenza ho ricorso! … Tutto fu inutile. – Una sol via mi rimaneva: seguirla! Ed io la seguo! Dovunque ella vada! … Fosse pure in capo al mondo! …«

Storia di Manon Lescaut e del cavaliere Des Grieux dell’abate Prévost.

Atto terzo

L’Havre

Piazzale Presso il Porto.

Nel fondo, il porto: a sinistra, l’angolo d’una caserma. Nel lato di faccia al pianterreno, une finestra con grossa ferriata sporgente. Nella facciata verso la piazza, il portone chiuso, innanzi al quale passeggia una sentinella.

Il mare occupa tutto il fondo della scena. Si vede la metà di una nave da guerra. A destra, una casa, poi un viottolo; all’angolo, un fanale ad olio che rischiara debolmente. È l’ultima ora della notte; il cielo si andrà gradatamente rischiarando.

Des Grieux – Lescaut

In disparte, dal lato opposto alla caserma.

DES GRIEUX.
Ansia eterna … crudel …
LESCAUT.
Pazienza ancora …
La guardia là fra poco monterà
l’arcier che ho compro …

Indicandogli dove passeggia la scolta.

DES GRIEUX.
L’attesa m’accora!

Con immenso slancio pieno di dolore.

La vita mia … l’anima tutta è là!

Accenna alla finestra della caserma.

LESCAUT.
Manon sa già … e attende il mio segnale
e a noi verrà. Io intanto cogli amici
il colpo tenterò.
Manon all’alba libera farò.

Si avvolge fino agli occhi nel ferraiuolo e va cautamente nel fondo ad osservare.

DES GRIEUX.
Dietro al destino
mi traggo livido,
e notte e dì cammino.
E un miraggio m’angoscia
e m’esalta! … Vicino
or m’è … poi fugge se l’avvinghio! …
Parigi ed Havre … fiera, triste agonia! …
Oh! lungo strazio della vita mia! …

Manon – Des Grieux – Lescaut

LESCAUT avvicinandoglisi.
Vengono …
DES GRIEUX.
Alfin! …

Dalla caserma esce un picchetto guidato da un Sergente che viene a mutar la scolta.

LESCAUT che ha guardato attentamente i soldati.
Ecco là l’uomo. È quello!

Indicandone uno.

Il picchetto col Sergente rientra in caserma.

Lescaut, allegro, ponendo la mano sulla spalla a Des Grieux.

È l’Havre addormentata! … L’ora è giunta! …

Si avvicina alla caserma, scambia un rapido cenno col soldato di guardia che passeggiando si allontana; poi si appressa alla finestra del pianterreno, picchia con precauzione alle sbarre di ferro. Des Grieux immobile, tremante, guarda; i vetri si aprono e appare Manon. Des Grieux corre a lei.

DES GRIEUX con voce soffocata.
Manon! …

Le sue mani si avvinghiano alle sbarre.

MANON piano, con immenso abbandono.
Des Grieux! …

Manon sporge le mani dalla ferriata; Des Grieux le bacia con febbrile trasporto.

LESCAUT guardando Manon.
Al diavolo l’America! …
Manon non partirà!

S’allontana da destra.

Manon – Des Grieux – Un Lampionaio

MANON.
Tu … amore? nell’onta
non m’abbandoni?
DES GRIEUX.
Abbandonarti? Mai!
Se t’ho seguita per la lunga via,
fu perché fede mi regnava in core.
Fra poco mia sarai!
MANON con mestizia.
Fra poco! … Tua … fra poco! …
DES GRIEUX interrompendola impaurito.
Taci! taci!

Un Lampionaio entra dal fondo a destra cantarellando, traversa la scena e va a spegnere il fanale.

IL LAMPIONAIO.
E Kate rispose al Re:
D’una zitella
perché tentare il cor?
Per un marito
mi fe‘ bella il Signor.
Rise il Re,
poi le die‘
gemme ed or
e un marito … e n’ebbe il cor.

Si allontana dal viottolo: comincia ad albeggiare. Poco dopo nel fondo della scena passa una pattuglia, attraversa da sinistra a destra e scompare nel viottolo.

DES GRIEUX.
È l’alba! O mia Manon,
pronta alla porta del cortil sii tu …
V’è là Lescaut con uomini devoti …
Là vanne e tu sei salva!
MANON.
Tremo per te! Tremo! … Pavento!
Tremo e m’angoscio … né so il perché! …
Ah! una minaccia funebre io sento! …
Tremo a un periglio che ignoto m’è …
DES GRIEUX.
Ah! Manon, disperato
è il mio prego! … L’affanno
la parola mi spezza …
Vuoi che m’uccida qui?
Ti scongiuro, Manon,
Vieni! vieni! … Salviamoci! …

Addita il viottolo.

MANON.
E sia! M’attendi, amore …
Tutto chiedimi … tutto! …

Si ritira dalla finestra.

Colpo di fuoco e grida di dentro di »All’armi!«. Des Grieux corre verso il viottolo.

Lescaut – Des Grieux

LESCAUT entra fuggendo colla spada sguainata.
… Perduta è la partita! …
Cavalier, salviam la vita! …
DES GRIEUX.
Che avvenne?
LESCAUT.
Udite come strillano!

Nuove grida di »All’armi!«.

Fallito è il colpo! …
DES GRIEUX con impeto.
Venga la morte!
Fuggir? Giammai!

Fa per sguainare la spada.

LESCAUT impedendoglielo.
Ah! pazzo inver! …
MANON riappare alla finestra, agitata; con immenso slancio a Des Grieux.
Se m’ami,
in nome di Dio
t’invola, amor mio!
DES GRIEUX.
Ah! Manon …
LESCAUT trasciando via Des Grieux, borbotta sfiduciato crollando il capo.
Cattivo affare!

Manon abbandona la finestra e scompare.

Attratti dal colpo di fuoco e dai gridi d’allarme, accorrono da ogni parte borghesi, popolani, popolane e si domandano l’un l’altro che cosa è avvenuto: confusione generale: è giorno.

Borghesi, Uomini e Donne del popolo. Poi il Sergente degli Arcieri, il Comandante della nave. In sèguito Des Grieux e Lescaut. Arcieri, Soldati di Marina, Marinai.

– Udiste!
– Che avvenne?
– Fu un ratto? Rivolta?
– Fuggiva una donna!
Più d’una! La folta
tenèbra protesse laggiù i rapitori!

Rulli di tamburi; si apre il portone della caserma, esce il Sergente con un picchetto di soldati, in mezzo al quale stanno parecchie donne incatenate: i soldati e le donne si arrestano davanti il portone, il Sergente s’avanza verso la folla, ordinandole di retrocedere.

SERGENTE.
Il passo m’aprite.

Dalla nave scende il Comandante; lo segue un drappello di soldati di marina, il quale si schiera a destra. Sulla nave si schierano i marinai.

COMANDANTE al Sergente.
È pronta la nave. L’appello affrettate!
BORGHESI, UOMINI E DONNE DEL POPOLO.
Silenzio! L’appello cominciano già.

La folla si è ritirata e guarda sfilare le cortigiane.

IL SERGENTE con un foglio in mano fa l’appello: le donne, mano mano che sono chiamate, passano in diversi atteggiamenti da sinistra a destra presso il drappello dei marinai: il Comandante nota su di un libro.
Rosetta!

Passa sfrontatàmente.

GIOVANOTTI mormorando.
Eh! che aria!
ALTRI.
È un amore.
ALCUNI BORGHESI con astio.
Eh! che aria!
IL SERGENTE.
Madelon!

Indifferente, va al posto, ridendo.

ALCUNI BORGHESI con astio.
Ah! qui sei ridotta!
ALCUNE DONNE indignate.
Che riso insolente!
IL SERGENTE.
Manon!

Passa lentamente cogli occhi a terra.

ALCUNI VECCHI.
Chissà? Una sedotta.
DONNE.
Madonna è dolente!
GIOVANOTTI.
Affè … che dolore!

Alcuni Borghesi aggruppati a sinistra. – Lescaut indica Manon e parla loro sommessamente.

BORGHESI.
È bella davvero!
LESCAUT.
Costei? V’è un mistero!
BORGHESI a Lescaut.
Sedotta? … Tradita? …
LESCAUT.
Costei fu rapita
fanciulla all’amore
d’un vago garzone!
BORGHESI.
Che infamie, che orrore!
ALTRI.
Ah! fa compassione.
LESCAUT.
Rapita alle nozze
e all’orgia ed a sozze
carezze gittata!
BORGHESI indignati.
Ah! sempre così!
LESCAUT eccitando gli ascoltatori.
Pel gaudio d’un dì
di vecchio signore …
poi … sazio … cacciata!
BORGHESI.
Che infamia, che orrore!
LESCAUT additando Des Grieux.
Vedete quel pallido
che presso le sta?
Lo sposo è quel misero.
BORGHESI.
Oh! inver fa pietà!
IL SERGENTE.
Ninetta!

Altera, fiassando la folla.

ALTRI.
Che incesso!
IL SERGENTE.
Caton!

Con fare imponente.

ALTRI.
È una dea!
IL SERGENTE.
Regina!

Passa pavoneggiandosi.

ALTRI.
Ah, questa vorrei!
IL SERGENTE.
Claretta!

Va al suo posto frettolosa.

ALTRI.
Che bionda! …
IL SERGENTE.
Violetta!

Traversa la piazza con modo procace.

ALTRI.
Che bruna!

Des Grieux è nel fondo perduto tra la folla.

Appena è passata Manon, esso cautamente le si avvicina, cercando nascondersi dietro di lei. Manon se ne accorge ed a stento trattiene un grido di riconoscenza: le loro mani si toccano e si stringono.

MANON con passione ed angoscia.
Des Grieux, fra poco lungi sarò …
questo è il destino mio.
E te perduto per sempre avrò!
Ultimo bene! … Addio! …
DES GRIEUX.
Guardami e vedi com’io soggiacio
e questa angoscia amara,
ché una tortura crudel m’è il bacio
della tua bocca cara.
Ogni pensiero si scioglie in pianto!
È pianto anche il desìo! …
IL SERGENTE.
Nerina!

Elegante.

ALTRI schernendole.
Che splendidi nèi!
ALTRI.
Di vaghe nessuna!
IL SERGENTE.
Elisa!

Se ne va tranquillamente.

ALTRI.
Che gaia assemblea!
IL SERGENTE.
Ninon!

Si copre il volto colle mani.

Gioietta!

Civettuola.

LESCAUT.
Così, fra catene,
nel fango e avvilita,
rivede e rinviene
la sposa rapita!

Grida di sdegno.

MANON.
Alla tua casa riedi! Un giorno
potrai ancor amar! …
Ora a tuo padre dêi far ritorno …
devi Manon scordar!
Forse abbastanza non fosti amato …
questo è il rimorso mio!
Ma tu perdona! …

Un disperato singhiozzo le tronca la parola.

Mio desolato
amore immenso … addio! …
Des Grieux
Ah! m’ho nell’animo l’odio soltanto
degli uomini e di Dio!
SERGENTE collocandosi di fronte alle cortigiane.
Presto! … In fila! …

Le cortigiane si mettono in fila.

Marciate! …
SERGENTE vedendo Manon ferma presso a Des Grieux.
Costui qui ancor? Finiamola.

Va e prende brutalmente Manon per un braccio e la spinge verso le altre.

DES GRIEUX non può trattenersi e d’un tratto strappa Manon dalle mani del Sergente gridando.
Indietro!
SERGENTE a Des Grieux.
Via!
BORGHESI aizzati da Lescaut a Des Grieux.
Coraggio!
DES GRIEUX furente, minaccioso.
Ah! guai a chi la tocca!

Avvinghia stretta a sè Manon, coprendola colla propria persona.

Manon, ti stringi a me! …
BORGHESI spinti da Lescaut, accorrono in soccorso di Des Grieux, ed impediscono al Sergente di avvicinarsi a Manon.
Così! Bravo!
COMANDANTE apparendo a un tratto in mezzo alla folla.
Che avvien?

La folla si ritira rispettosamente.

DES GRIEUX coll’impeto della disperazione, guardando minaccioso intorno a sè.
Ah, non vi avvicinate! …
Ché, vivo me, costei
nessun strappar potrà …

Scorgendo il Comandante, vinto da profonda emozione, egli erompe in uno straziante singhiozzo; le sue braccia che stringevano Manon si sciolgono e Des Grieux cade ai piedi del Comandante implorando.

No! … pazzo son! … Guardate
come io piango ed imploro … – come io chiedo pietà! …
Udite! M’accettate
qual mozzo od a più vile – mestiere … ed io verrò
felice! … Vi pigliate
il mio sangue … la vita! … – Ah, ingrato non sarò! …

Intanto il Sergente avvia le cortigiane verso la nave, e spinge con esse Manon, la quale lenta s’incammina e nasconde il volto fra le mani, disperatamente singhiozzando. La folla, cacciata ai lati dagli arcieri, guarda silenziosa con profondo senso di pietà.

COMANDANTE commosso, si piega verso Des Grieux, gli sorride benignamente e gli dice col fare burbero del marinaio.
Ah! popolar le Americhe, giovanotto, desiate?

Des Grieux lo guarda con ansia terribile.

Ebben … ebben, sia pure!

Battendogli sulle spalle.

Via! mozzo, v’affrettate! …

Des Grieux getta un grido di gioia e bacia la mano del Comandante. Manon si volge, vede, comprende, e, il viso irradiato da una suprema gioia, dall’alto dell’imbarcatoio stende le braccia a Des Grieux che vi accorre. Lescaut, in disparte guarda, crolla il capo e si allontana.

Fine del terzo atto

Atto quarto

In America

Una landa sterminata sui confini del territorio della Nuova Orléans.

Terreno brullo ed ondulato; orizzonte vastissimo; cielo annuvolato. Cade la sera.

Manon e Des Grieux s’avanzano lentamente dal fondo; sono poveramente vestiti: hanno aspetto di persone affrante; Manon pallida, estenuata, s’appoggia sopra Des Grieux, che la sostiene a fatica.

DES GRIEUX procedendo.
Tutta su me ti posa,
o mia stanca diletta.
La strada polverosa,
la strada maledetta
al termine s’avanza.
MANON con voce fioca, oppressa.
Innanzi, innanzi ancor! … L’aria d’intorno
or si fa scura.
Erra la brezza nella gran pianura
e muore il giorno! …
Innanzi! … Innanzi! …

Sfinita.

No …

Cade d’un tratto.

DES GRIEUX con grido d’angoscia.
Manon!
MANON con voce sempre più debole.
Son vinta …
Son vinta! … Mi perdona!
Tu sei forte … t’invidio;
Donna, e debole, cedo!
DES GRIEUX ansiosamente.
Tu soffri?
MANON subito.
Orribilmente!

Des Grieux, ferito da queste ultime parole, dimostra collo sguardo e cogli atti uno spasimo profondo. Manon sforzandosi riprende.

No! che dissi? … una vana,
una stolta parola …
Deh, ti consola!
Chieggo breve riposo …
Un solo istante …
Mio dolce amante,
a me t’appressa … a me! …

Sviene.

DES GRIEUX con intensa emozione.
Manon … senti, amor mio …
Non mi rispondi, amore?
Vedi, son io che piango …
vedi, son io che imploro …
io che carezzo e bacio
i tuoi capelli d’oro! …

A misura che parla, l’emozione si fa più viva.

Rispondimi! … Mi guarda! …

Pausa.

Tace!? Maledizione! …

Le tocca la fronte.

Crudel febbre l’avvince …
Disperato mi vince
un senso di sventura,
un senso di tenèbre e di paura!
Rispondimi, amor mio!
Tace!

Con sconforto.

Manon! non mi rispondi?
MANON si destra d’un tratto, guarda Des Grieux quasi senza conoscerlo; Des Grieux si china e la solleva da terra.
Sei tu, sei tu che piangi? …
Sei tu, sei tu che implori? …
I tuoi singulti ascolto
e mi bagnano il volto
le tue lagrime ardenti …
La sete mi divora …
O amore, aita! Aita!
DES GRIEUX.
O amor, tutto il mio sangue
per la tua vita!

Corre verso il fondo scrutando l’orizzonte lontano, poi sfiduciato ritorna.

E nulla! nulla!
Arida landa … non un filo d’acqua …
O immoto cielo! O Dio,
a cui fanciullo anch’io
levai la mia preghiera,
un soccorso … un soccorso!
MANON.
Sì … un soccorso! … Tu puoi
salvarmi! … Senti,
qui poserò!
E tu scruta il mister dell’orizzonte,
e cerca, cerca, monte – o casolar;
oltre ti spingi e con lieta favella!
lieta novella – poi vieni a recar!

Des Grieux mentre parla Manon è compreso da grande ambascia; diversi e forti sentimenti lottano in lui; l’adagia sopra un rialzo di terreno; resta ancora irresoluto in preda a fiero contrasto; indi s’allontana a poco a poco; giunto nel fondo rimane di nuovo dubbioso e fissa Manon con occhi disperati; poi, d’un subito, deciso, parte correndo.

MANON sola; l’orizzonte s’oscura; l’ambascia vince Manon; è stravolta, impaurita, accasciata.
Sola … perduta … abbandonata
in landa desolata!
Orror! Intorno a me s’oscura il cielo …
Ahimè, son sola!
E nel profondo deserto io cado,
strazio crudel, ah, sola, abbandonata,
io, la deserta donna!

Alzandosi.

Ah, non voglio morire!
Tutto dunque è finito.
Terra di pace mi sembrava questa …
Ahi! mia beltà funesta,
ire novelle accende …
Da lui strappar mi si voleva; or tutto
il mio passato orribile risorge
e vivo innanzi al guardo mio si posa.
Di sangue ei s’è macchiato …
Ah, tutto è finito;
asil di pace ora la tomba invoco …
No … non voglio morire … amore … aita!

Entra Des Grieux precipitosamente; Manon gli cade fra le braccia.

MANON ridestandosi.
Fra le tue braccia … amore!
l’ultima volta! …

Si sforza; sorride, simula speranza.

Apporti
tu novella lieta?
DES GRIEUX con immensa tristezza.
Nulla rinvenni … l’orizzonte nulla
mi rivelò … lontano
spinsi lo sguardo invano …
MANON.
Muoio: scendon le tenebre:
su me la notte scende.
DES GRIEUX.
Un funesto delirio
ti percuote, t’offende …
Posa qui dove palpito,
in me ritorna ancor!
MANON con passione infinita.
Oh! t’amo tanto e muoio …
Già la parola … manca
al mio voler … ma posso
dirti che t’amo tanto!
Oh! amore! ultimo incanto,
ineffabile ebbrezza,
o mio estremo desir!

Cade lentamente, mentre Des Grieux cerca ancora di sostenerla fra le sue braccia.

DES GRIEUX le tocca il volto, poi fra sè, atterrito.
Gelo di morte! Dio,
l’ultima speme infrangi!
MANON con voce sempre più debole.
Mio dolce amor, tu piangi …
Ora non è di lagrime,
ora di baci è questa;
il tempo vola … baciami!
DES GRIEUX.
O immensa
delizia mia … tu fiamma
d’amore eterna …
MANON.
La fiamma si spegne …
Parla, deh, parla … ahimè, più non t’ascolto …
Qui, qui, vicino a me, voglio il tuo volto …
Così … così … mi baci … ancor ti sento! …
DES GRIEUX.
Senza di te … perduto …
ti seguirò …
MANON con un ultimo sforzo, solennemente imperiosa.
Non voglio!
Addio … cupa è la notte … ho freddo …
era amorosa
la tua Manon? Rammenti? dimmi …
la luminosa
mia giovinezza? Il sole più non vedrò …
DES GRIEUX.
Mio Dio!
MANON.
Le mie colpe … travolgerà l’oblio,
ma l’amor mio … non muore …

Muore.

Des Grieux, pazzo di dolore, scoppia in un pianto convulso; poi cade svenuto sul corpo di Manon.

Fine