Gioacchino Rossini

L’inganno felice

Opera Buffa in un‘ Atto

Libretto von Giuseppe Maria Foppa

Uraufführung: 08.01.1812, Teatro San Moisè, Venedig

Personaggi

Bertrando, Duca

Isabella, sua Moglie

Ormondo, Intimo del Duca

Batone, Confidente d’Ormondo

Tarabotto, Capo de‘ Minatori

Minatori di ferro e Soldati

La Scena è in Italia.

Scena I.

Il Teatro rappresenta un Vallone che ha in prospetto una catena di montagne, per una delle quali si scende al piano dalla parte che indica la strada comune. Da un lato una roccia con alcune cavità che suppongono l’ingresso alle miniere. A canto alla roccia, esterno della casa di Tarabotto. Dirimpetto, un grand‘ arbore con una panca attacco al medesimo.

Tarabotto ch’esce da una delle cavità con Minatori, poi Isabella.

TARABOTTO parlando ai Minatori.
Cosa dite! il nostro Duca
Quì vicino adesso a noi!

Ad uno.

Non ti sei dì già ingannato!

Ad un‘ altro.

Tu scorgesti i fidi suoi!
Quì dall‘ alto mi vo anch‘ io
Or di tanto assicurar.
Ritornate alla miniera
Voi frattanto a lavorar.

Sale una montagna c si disperde, ed i Minatori rientraso nella cavità. Esce Isabella con in mano un ritratto che stà contemplahdo assorta in se medesima.

ISABELLA.
Perchè dal tuo seno
Bandire la sposa,
Che fida e amorosa
Vivea sol per te!

Fù un rio traditore! …
Fù un barbaro inganno! …
Eppure t‘ adoro,
Benchè mio tiranno!
Ah solo sospiro
Provarti mia fè.

Ricomparisce Tarabotto che parla scendendo. Isabella non s’avvede di lui.

TARABOTTO.
Sì, gli è vero, è il Duca al certo …
ISABELLA.
Dì? qual colpa è mai la mia!
TARABOTTO.
Prepariamci … (eccola. Sempre
Colla sua malinconia.)
ISABELLA.
Ma tant‘ odio e perchè mai! …
TARABOTTO.
(Cos‘ ha in man che luce assai? …
Ora vedo, egli è un ritratto …
Veh veh! al Duca un po‘ più giovane
Ei somiglia affatto affatto.)
ISABELLA nasconde il ritratto.
Io son pur la tua consorte!
TARABOTTO.
(Sua consorté! … eh cos‘ ha detto? …)
ISABELLA cava in foglio.
Uno scritto al sommo ogetto

S’accorge di Tarabotto e nasconde un foglio.

Può condurmi … o ciel! …
TARABOTTO.
Che ascondi?
ISABELLA assai confusa.
Io …
TARABOTTO.
Un ritratto.
ISABELLA.
Come!
TARABOTTO.
E un foglio.
Nisa, Nisa, a me rispondi
Vo saper siffatto imbroglio.
ISABELLA.
Agitata … mi confondo …
Non sò dir … parlar non oso …
Ah mi tolga il ciel pietoso
Colla morte al mio penar.
TARABOTTO.
Tu mi fai restar di stucco!
Parla pur liberamente.
Ah, mi devi schiettamente
Ogni arcano considar.
Ebbene, che nascondi
A Tarabotto?
ISABELLA.
Io? nulla.
TARABOTTO.
Chiami nulla un ritratto
Contornato di gemme? Io veramente
Lo chiamo qualche cosa …
ISABELLA.
Egli è …
TARABOTTO.
Il ritratto
Del nostro Duca.
ISABELLA.
O ciel! …
TARABOTTO.
Da chi l’avesti?
ISABELLA.
Da chi l’ebbi?
TARABOTTO.
Ho ragione
D‘ esserne ben curioso.
ISABELLA.
O sorte!
TARABOTTO.
E parmi
D’aver diritto a domandarlo.
ISABELLA.
Voi!
TARABOTTO.
Io sono quello, che, son già dieci anni
E sola ti raccolsi e semiviva
Sulla spiaggia del mare.
ISABELLA.
O rimembranza!
TARABOTTO.
Che ti condussi a casa mia, che a tutti
(Poichè tu lo volesti)
Tacqui l’avvenimento,
E t‘ ho fatta passar per mia nipote,
Come ognun pur ti crede.
ISABELLA.
E questa vita
In guiderdone io t’offro.
TARABOTTO.
Eh dalle donne
Non voglio queste cose. Or bene, o parla,
O, come ingrata, io sempre t’abbandono.
ISABELLA.
Nò che ingrata non fui, nè teco il sono.
TARABOTTO.
Dunque parla.
ISABELLA.
Un‘ arcano
Da cui la vita mia dipende ognora!
TARABOTTO.
Tanto più vo saper …
ISABELLA.
Dunque risparmia
Langoscia a un‘ infelice di svelarti
L’orribile cagion del suo dolore,
Leggi, c se puoi, quì non gelar d’orrore.

Dà il foglio, che avea prima nascosto.

TARABOTTO apre e legge. »O voi ch’io suppongo seguace d’umanità, d’onore, sappiate, che vive in questi soggiorni la gia creduta estinta Isabella vostra Duchessa! … L’iniquo e potente Ormondo le chiese affetti e giurò vendetta del di lei costante rifiuto. Sorprese e tradì colla piu nera perfidia il cuore del di lei sposo e l’infelice fu condotta da Ba tone aderente ad Ormondo in una barchetta, e posta sola ìn ballia dell‘ onde. Venite alle Miniere di ferro. Volate. Qual gloria per voi! V’attende il trionfo dell‘ onore e della innocenza.«
Voi signora! …
Uh … perdon …

Per inchinarsele. Essa lo abraccia.

ISABELLA.
Che fai? … che fai? …
Liberatore, amico e padre mio!
TARABOTTO.
E fu questo Batone
Che v’ha condotta al mar?
ISABELLA.
Desso.
TARABOTTO.
E v’ha detto
Il perchè?
ISABELLA.
Sol mi disse che il facea
D’ordine del mio sposo a tale oggetto,
Ho allestito quel foglio, onde, se mai
Vi sia tra suoi seguaci
Qualch‘ anima onorata,
Tentar col di lei mezzo e occultamente,
Di provar che gli son moglie innocente.
TARABOTTO.
Pensate bene …

Osservando.

oh diavolo!
Vedo li de‘ soldati. Che venisse
Il Duca alle Miniere!
ISABELLA.
Dio! … possibile! …
TARABOTTO.
L’abito, i patimenti,
Ch’hanno alterati i vostri lineamenti …
La distanza del tempo …
Oh insomma … avete core?
ISABELLA con gran forza.
Da sfidar qualsivoglia aspro tenore.
TARABOTTO.
Ebben … mi và passando per la testa …
Ma non ei lusinghiamo …
Oh se posso arrivar! … vengono. Entriamo.

Entrano in casa.

Scena II.

Soldati dalla Montagna, poi Bertrando. Scendono tutti.

BERTRANDO.
Qual tenero diletto
Amare un vago oggetto,
Che in se costante aduna
Il merto e la beltà!

Ma quanto è mai tiranna
La forza del destino
Se amare ci condanna
Chi vanto tal non ha.

Ah più non vive, oh Dio,
Quella che odiar dovrei:
Ma in rammentar di lei
Tormento amor mi dà.

(Ne pon due lustri ancora cancellarti
Isabella infidel da questo core! …
Ah si pensi al dover.)

Compariscono Batone e Ormondo, che scendone.

Scena III.

Bertrando, Ormondo, Batone, Soldati.

BERTRANDO.
Ebben che tenta
Il Duca mio vicino?
ORMONDO.
Arma a gran possa.
BATONE.
Ed a questa frontiera
Sembra che sìen rivolti i suoi disegni.
BERTRANDO.
E quivi occulta via cercar conviene
Per un‘ util sorpresa.
BATONE.
In quelle roccie,
Che sono le miniere
Del ferro, questa strada
Forse che vi farà. Detto mi venne,
Che un certo Tarabotto
Capo de‘ minatori
Alberga qui d’intorno.
Da lui si può saper.
BERTRANDO.
Di lui si cerchi.
BATONE.
Chiamerò a questa casa. Olà! …

Scena IV.

Detti. Tarabotto.

TARABOTTO.
Chi chiama?
ORMONDO accennandogli Bertrando.
Il Duca tuo signor quest‘ è che vedi.
TARABOTTO.
Che fortuna! m’umilio! …
BERTRANDO.
Sapresti tu indicarmi
Ove soggiorna un certo Tarabotto
Capo de‘ minatori?
TARABOTTO.
Eccolo a‘ suoi comandi.
La sua picciola casa è quella là!
Ivi con Nisa sua cara nipote
Vive poveramente.
Ma sempre allegramente.
BERTRANDO.
Aver m’è d’uopo
Da te gran lumi. Seguimi
In quelle reccie. Ormondo tu frattanto,
E tu Batone eseguirete quanto
Io v’imposi di già.

Ormondo parte.

TARABOTTO.
(Batone e Ormondo! oh ben venuti quà.)

Entra col Duca nelle cavità, seguiti dai Sol.

Scena V.

Batone, indi Isabella.

BATONE.
Prima d’andar a farmi squinternare
Frà quelle catapecchie
Vorrei bere un pochetto. Ho proprio sete.
Disse quell‘ uom che in casa ha una nipote
Che ha nome Nisa. Chiamerò costei!
Oh Nisa! …
ISABELLA chiamando alla casa.
Chi mi vuole? … ah!

Per iscappare. Egli glielo impedisce, ed ella si nasconde il viso.

BATONE.
Cos‘ è stato?
Un uom vi fà paura?
ISABELLA.
(Qui Batone!)
BATONE.
Io volea bere un pò d’acqua …
ISABELLA.
Vengo.

Per andare, sempre senza voltarsi, ma egli la trattiene.

BATONE.
Oibò che vedere io voglio in prima
Il vostro bel visetto.
ISABELLA.
(Isabella, corraggio.)
BATONE.
Quest‘ è un nuova davvero! lo sono un‘ uomo..

Scherzosamente.

Fate così con tutti?
ISABELLA.
Signor nò.

Se gli fá vedere improvvisamente.

BATONE con gran soprasalto dà indietro.
Oh! …
ISABELLA.
Che stupori mai! Sono una donna …

Contraffacendo Batone.

Fate così con tutte?
BATONE.
Nò veramente … ma …

Fissandola con timore e indecisione.

ISABELLA.
Che cosa?
BATONE.
Vi dirò! ..
ISABELLA.
Via, dite!
BATONE.
(Ah che pensar che dir non so!)
Una voce m’ha colpito
Dalla cima sino al fondo,
E se un poco mi confondo
Mi dovete perdonar.
(Nel fissarle gli occhi adosso
Di veder già lei mi pare
Che soletta e abbandonata
Ho lasciato in preda al mare.
Mi si scalda omai la testa,
Freme intorno la tempesta,
E il timor ed il sospetto
Or mi fanno vacillar.)
È un casetto … un romanzetto …
Sono cose da risate …
Cara figlia perdonate,
Or di più non so spiegar.

Parte.

Scena VI.

Isabella, poi Tarabotto ch’esce frettoloso dalle cavità.

ISABELLA.
Egli restò indeciso. Ah mi conviene
Usar somme avvertenze. Mio consorte
Certo un momento o l’altro a questa parte …
TARABOTTO.
Signora, il Duca or or dalle miniere
Quà se ne vien. Veder brama un disegno
Ch‘ io gli dissi che tengo,
Che contiene la pianta
Delle miniere e che gli è neccessario
Per una militare operazione.
Ho pensato che voi gliel presentiate
Come nipote mia.
Già sapete ove stà. Quando vi chiamo
Venite col disegno.
Vedrem da tale incontra cosa nasce
Onde sapersi regolar.
ISABELLA agitatissima.
Io deggio …
TARABOTTO.
Per bacco! Qui si vuel spirito e core! …
Mi prometteste …
ISABELLA rimettendosi e parlando con gran dignità ed energia.
È vero, e al sommo oggetto
Tu vedrai mio fedel se ho un‘ alma in petto.

Parte.

Scena VII.

Bertrando che ritorna coi soldati, e Tarabotto.

TARABOTTO.
Ciel protettor dell’innocenza, ajutami …
Qui convien Sopratutto
Ch’io tenga gli occhi adosso
A quel briccon d’Ormondo e a quel Batone
Suò degno confidente. O quanto io bramo …

Compariscono dei soldati.

Ma torna il Duca. A noi. Su cominciamo.
BERTRANDO.
Ebbene, ov’è il disegno?
TARABOTTO.
Altezza! io sono
A chiederle una grazia.
BERTRANDO.
Spiegati.
TARABOTTO.
Ho una nipote
E brava e onesta e spiritosa, e tale
Che il sostegno sarà di mia vecchiezza.
BERTRANDO.
Me ne compiaccio. Ebben?
TARABOTTO.
Se vostra Altezza
Si degna di permetterlo, ambirei
Ch’essa il disegno presentasse a lei.
BERTRANDO.
Ben volentier.
TARABOTTO.
Le ho detto già che in pronto
Tenga questo disegno. Figurarsi!
La povera figliuola …
Che non saprà in che mondo che la sia.
BERTRANDO.
Venga. Ove stà?
TARABOTTO.
Li dentro in casa mia.

Chiamando alla casa.

Nisa! … o Nisa! … il disegno …

Scena VIII.

Detti. Isabella con in mano una carta piuttosto grande piegata. S’avanza lentamente e sempre a capo chino.

ISABELLA.
(Gran dio mi reggi!)
TARABOTTO.
Avanti,
Avanti via.
ISABELLA con voce un po‘ alterata.
Perdon …
TARABOTTO a Bertrando che nel fissare Isabella resta alquanto sospeso.
Non ha coraggio
La poveretta.
BERTRANDO.
Sento con piacere
Che v’ama vostro zio.
ISABELLA timida assai.
Gli è tanto buono …
TARABOTTO contraffacendola.
Gli è tanto buono … Dagli quel disegno …

Isabella fà un passo verso Bertrando, poi si ritiene.

È cosi? perché fai la guardabasso?
Ti par questa creanza?
BERTRANDO.
La sua saviezza ammiro.
ISABELLA.
(O ingrato! o ingrato!)
TARABOTTO.
Or dov’è quel tuo spirito? dov’è?
La tua giovialità? non hai guardato
Ancora il tuo signor.
ISABELLA con passione.
Dover … rispetto …
BERTRANDO.
(Qual voce mai!)
TARABOTTO.
Il disegno … hai tu capito? …
Perdoni vostra Altezza …
Dagli il disegno!

Isabella fà un passo come sopra ec.

Oh corpo di mia nonna!
Su quella testa, su! mettiti a tiro.
ISABELLA.
Il disegno … ecco quà …

Se gli fà vedere e gli da con gran timore il disegno, ma Bert, nella gran sorpresa trascura di ricevere la carta che cade in terra.

BERTRANDO.
(Cielo che miro!
Quel sembiante, quello sguardo
Mette un gelo in questo cor.)
TARABOTTO.
(Resta come il debitore
Quando vede il creditore.)
ISABELLA.
(Benchè ingrato e crudo tanto,
Ah per lui mi parla amor.)
BERTRANDO.
Voi! …

Come per volerle dire cosa importante, ma si ritiene sul fatto.

ISABELLA.
Signor …
TARABOTTO interrompendola artifiziosamente.
Ecco il disegno.
BERTRANDO a Tarabotto.
Tua nipote! …
TARABOTTO in aria d’indifferenza.
Mia nipote.
Il disegno! …
BERTRANDO.
Ad altro istante.

S’astrae fissando Isabella.

A 3.

BERTRANDO.
(Se la miro sembra quella …
No ch’estinta è la rubella …
Non si guardi più costei …
Una volta ancora … è lei …
Ah qual barbaro contrasto
Or mi guida un cieco ardor!)
ISABELLA.
(Perchè pria non ascoltarmi …
Perchè ingiusto condannarmi …
Non si guardi più il tiranno …
Una volta ancora … o affanno!
A qual barbaro contrasto
Or mi guida un cieco ardor!)
TARABOTTO.
(Quello va fantasticando …
Questa è mezzo suor del mondo!
Va il mio recipe operando …
Son per ora assai contento.

Piano ad Isabella.

Incalzate l’argomento;
Conosciamo quel suo cor.)
ISABELLA rispettosa.
Io vedo che importuna
Signor v’è mia presenza,
Or dunque con lícenza
Men vado via di quà.
BERTRANDO.
A me importuna? Ah nò!

In gran violenza seco medesimo.

Voi grata qui mi siete …
Anzi discara; andate! ….
Nò nò restar dovete …

A Tarabotto.

Ella è nipote vostra?
TARABOTTO.
Oh dubbio non ci sta!
È figlia di Torello
Già quondam mio fratello:
È nata da sua madre,
Ed ebbe certo un padre
Ed il paese il sa!
BERTRANDO.
Ella somiglia o quanto! …
Quasi è per me un‘ incanto! …
Ah Nisa! …

Con gran passione avvicinandosi ad Isabella.

ISABELLA incaminandosi.
Permettete …
BERTRANDO imperioso.
Fermati.
ISABELLA si ferma e dignitosamente gli risponde.
Che volete?
BERTRANDO raddolcendosi subito.
Mirarti.
IASB.
A qual ogetto?
BERTRANDO vivamente.
Tu sei! …
ISABELLA interrompendolo.
D’onor seguace,
E voi primo custode
Siete d’onor, di pace:
Perciò da voi pretendo
Del cor la libertà.
BERTRANDO.
Qual voce! quali accenti!
Ascolta, resta, senti …
Lei vedo, sento lei;
Chiudetevi occhi miei,
O d’un funesto incanto
Vittima il cor sarà.
(O cielo è troppo barbara
La mia satalità.)
ISABELLA.
Signor, perdono, io vado,
(Ah quello è pentimento! …)
Di chi parlate adesso?
(O speme al cor ti sento!)
Quel vostro ignoto affanno
Mi desta in sen pietà.
(O cielo è troppo barbara
La mia fatalità.)
TARABOTTO forte e piano.
Và in casa … (via finite)
Mi umilio … (andiamo in guai.)
Via presto … (non capite!)
Altezza! … (basta omai)

A Bertrando.

Quel vostro ignoto affanno
Mi desta in sen pietà.
(E batti e suda e pesta,
Alfin si vincerà.)

Isabella entra la casa con Tarabotto che ne sorte di nuovo e si mette ad osservare in disparte.

Scena IX.

Bertrando, Tarabotto, in disparte, indi Ormondo.

Bertrando entrata Isabella, và passegiando concentrato in se stesso.

TARABOTTO.
Oh la impressione è fatta, e sembra in bene.
BERTRANDO.
Nò, nò, morta e Isabella.
Questa è Nisa nipote
Di Tarabotto.
TARABOTTO.
(Oh falla i conti.)
BERTRANDO.
Or dunque …

Esce Ormondo.

ORMONDO.
Signor, tutto è disposto …
BERTRANDO.
Intesi. Ascolta.
Ebbe in mare Isabella e morte e tomba?
ORMONDO esitando.
E perchè? ..
BERTRANDO con colore.
L’ebbe?
ORMONDO.
È certo.
BERTRANDO.
Eppur poc’anzi …

Si ritiene dal proseguire.

(Nò per ora si taccia.) Io vo e t’attendo

Ad Ormondo.

Ove t’imposi in pria.
(Quai prova angoscie mai quest’alma mia!)

Parte col seguito.

Scena X.

Ormondo, Tarabotto in disparte, poi Batone.

ORMONDO.
Quale inchiesta! qual suo gran turbamento! …

Esce Batone.

Vien Batone mio sido …
TARABOTTO.
(Sentiamo adesso questi galantuomini.)
BATONE.
Che vuol dir signor mio? …
ORMONDO.
Tu glà vedesti
Isabella perir!
BATONE.
Sicuramente.
Ma perchè il domandato?
ORMONDO.
Perchè il Duca
Mi chiese or or lo stesso.
BATONE.
Ch’egli avesse veduta la nipote
Di Tarabotto capo
Di minatori?
ORMONDO.
E ciò che serve?
BATONE.
Che serve? Questa donna
Proprio è un pomo spartito
Colla morta Duchessa.
ORMONDO con gran premura.
L’hai veduta?
BATONE.
E come!
ORMONDO.
Che un destino a me nemico
Tratta salva l’avesse?
BATONE.
Oh! cosa dite?
ORMONDO prende a se Batone e gli parla in modo, che Tarabotto allunga il collo per sentire, ma inutilmente.
Senti. Comando a te rapir costei
Tosto che si fa notte, e a me condurla
TARABOTTO.
(Non sento niente.)
ORMONDO.
A te darò seguaci
Quai l’uopo esige. Vo vedere io stesso
Si gran portento.
BATONE con apprensione.
Ma vederla or ora
Qui voi potrete senza ch’io stanotte …
ORMONDO.
E chè? … non vo consiglio
Ove possa temere un mio periglio.

Tu mi conosci e sai
Che a me non si contrasta:
Servi al comando e basta,
Ne osarmi replicar.

Sia l’opra appien compita
O pagherà tua vita
Un detto sol che possa
L’arcano palesar.

Parte.

Scena XI.

Batone e Tarabotto prima in disparte e che poi si fa vedere a tempo.

TARABOTTO.
(Un‘ arcano! … Stanotte! Una minaccia
Di vita! Ah qui v’è sotto qualche imbroglio)
BATONE.
(Che questa Nisa fosse la Duchessa
Salvata a caso.)
TARABOTTO.
(Ei va fantasticando:
Tanto più n’ho sospetto.)
BATONE.
(Io Io potrei sapere
Da questo Tarabotto. Egli è un baggiano
E cascherà!)
TARABOTTO.
(L’arcano
Tentiamo con destrezza
Ricavar da costui.)

Passa dalla sua posizione alla imboccatura d’una cavità.

BATONE.
(Se scopro la Duchessa
Corro a dirglielo al Duca sul momento,
E in tal guisa và a monte il rapimento.)
TARABOTTO.
Ho inteso.

Fingende parlare verso l’interno della cavitá, e passar in casa.

Vado e torno …
BATONE.
Oh amico mio …
TARABOTTO.
Vostro buon servitore. Comandate Qualche
cosa?
BATONE.
Sappiate
Che intesi dire tanto ben di voi,
Che sono innamorato
Della vostra persona.
TARABOTTO.
O che sorte! Ed io pure
Quando vi vedo … non vi dico altro.
BATONE.
Simpatia sorprendente!
TARABOTTO.
Caso straordinario!
BATONE.
V’assicuro,
Che vo farvi del ben proprio in effetto.
TARABOTTO.
E lo stesso di core a voi prometto.
BATONE dopo averlo guardato un momento in aria di compassione.
Ma non tutti la pensano per voi
Come la penso io.
TARABOTTO come Batone.
Siam nello stesso caso o Signor mio …
BATONE.
Dite davvero?
TARABOTTO.
Dite
La verità?
BATONE.
Io quì ho nemici?
TARABOTTO.
V’è
Trà voi chi mi vuol mal?
BATONE.
Sono stupito!
TARABOTTO.
Resto come un stivale.
BATONE.
Non lo capisco ben, vediamei chiaro.)
TARABOTTO.
La va da galeotto a marinaro.)
Via, s’eglì è ver che mi volete bene,
Dittemi tuto.
BATONE.
E tutto dite voi.
TARABOTTO.
Ebbene, cominciate,
Ed io proseguirò.
BATONE.
Dunque ascoltate.

Parlandogli colla più amichevole confidenza affettuosa.

Va taluno mormorando.
Che nipote non avete,
E che Nisa è un contrabbando
Che vi deve rovinar.
TARABOTTO dice in aria della più grande ingenuità.
Dir intesi che voi siete.
Pel voler d’un certo tale,
Un che altrui facendo male
Deve alfin precipitar.

Si guardano, e prorompono in uno scoppio di risa.

BATONE.
Si pon dir più gran scioechezze?
TARABOTTO.
Si pon dir più gran follie!
BATONE.
O che ciarle! che pazzie!
Me la rido in verità.

Sdono, e dicono da se.

(Quest‘ è un furbo come và.)

Cono, e si parlano in aria del più gran segreto.

BATONE.
Pur la cosa è spinta a tanto …
TARABOTTO.
Pur la crede ognun cotanto …
BATONE.
Che si dice che la donna
Pose il Duca in gran sospetto …
TARABOTTO.
Che si dice che di mira
Già prendeste un certo oggetto …
BATONE.
Ma vedete maldicenze!
TARABOTTO.
Ma vedete scioccherie!
BATONE. TARABOTTO.
O che ciarle, che pazzie!
Me la rido in verità!
(Stà pur duro quanto vuoi,
Ma capito io tho di già.)

Parte Batone.

Scena XII.

Tarabotto indi Isabella ch’esce circospetta e guardandosi intorno.

TARABOTTO.
Ê deciso. Costoro, in gran sospetto,
L’hanno colla Duchessa e questa notte
Le preparan la festa.
Ma ci son io per bacco!
ISABELLA.
Amico, qui poc‘ anzi
Di Batone la voce udir mi parve.
TARABOTTO.
È vero. Dite, v’ha costui veduta?
ISABELLA.
Sì, non è molto.
TARABOTTO.
Ora ho capito tutto.
ISABELLA.
Forse sospetta? …
TARABOTTO.
Sì, non v’inquietate.
Nella testa ho un terribile progetto …
La notte s’avvicina …
Ritorna il Duca …
ISABELLA.
Io fuggo.
TARABOTTO.
Anzi restate,
Vo che gli raccontiate i casi vostri.
ISABELLA.
Che pensi? come?
TARABOTTO.
Vel dirò. M’è d’uopo
Che assai lo interessiate.
ISABELLA.
Eccolo … oh dio!
Seco è il tiranno mio …
Al vederlo o qual gelo!
TARABOTTO.
Coraggio.
ISABELLA.
Ed in chi mai sperar! …
TARABOTTO.
Nel cielo.

Scena XIII.

Detti. Bertrando, Ormondo, e seguito.

BERTRANDO.
Al nuovo dì col mio fedele Ormondo
Parlerai sul disegno.
TARABOTTO.
Altezza si.

Tarabotto parla piano a Isabella.

ISABELLA.
(Regger mi posso appena.)
BERTRANDO piano ad Ormondo.
(Vedila.)
ORMONDO.
(Sorprendente somiglianza!)
TARABOTTO.
(Ci siamo intesi.)
ISABELLA.
(O ciel mi sforzerò!)
BERTRANDO.
Nisa gentil, voi sempre mesta!
ISABELLA.
Sempre.
BERTRANDO.
E perchè?
ISABELLA.
Pel più giusto
E fatale timore.
BERTRANDO.
Timor di che?
ISABELLA.
Degli uomini!
ORMONDO fissando Isabella.
Degli uomini!
TARABOTTO.
E n’ha ragion.
BERTRANDO.
Ragione?
TARABOTTO.
Aver dovea
Uno sposo … sì … nò … s’è poi ficcato
Il diavolo di mezzo … e allor … che gual! …
Diglielo tu che moglio lo dirai.
ISABELLA.
Nò, ricordar non voglio un tradimento.
BERTRANDO.
Voi tradita!
ISABELLA.
Ah nol sossi!
BERTRANDO.
E chi fu il traditor?
ISABELLA.
Deh! che chiedete?
TARABOTTO.
Come può innocente
Rammentar senza affanno
Il suo dolore, parlar non so,
Che non mi regge il core.
BERTRANDO.
Il Duca ora v’impone
Far la vostra vicenda a lui presente.
ISABELLA.
Cielo, che mai chiedete?
Signor, in me vedete
Una donna tradita. Del mio bene
Il core e i dolei affetti
Un fellone m’invola,
Ed io mi resto abbandonata e sola.

Se pietade in seno avete
Compiangete il caso mio:
Sol da voi sperar poss‘ io
Dolce calma al mio penar.

Già la speme lusinghiera
Or mi và parlando al core:
Fugge l’ombra del timore,
E mi sento a respirar.
Spero alfin che amica sorte
Darà calma al mio penar.

Parte.

Scena XIV.

Bertrando, Tarabotto, Ormondo.

BERTRANDO resta assorto in se stesso.
(Son fuor di me! Il mio caso!)
ORMONDO.
(La storia! affrettiamci
Tutto a dispor pel rapimento. Io stesso
Ne veglierò, che di nessun mi fido.)
TARABOTTO.
(Rumina pur.)
ORMONDO.
Signor, se ciò vi piace,
Or men vado a dispor pel nuovo giorno
Quanto già m’imponeste.
BERTRANDO.
Và pur.

Piano ad Ormondo.

(Dimmi o fedel, non è un portento? l’udisti!)
ORMONDO.
E che perciò? Quale per lei
Strana cura o signor?

Dice da se nel partire.

(Perdiam costei.)

Scena XV.

Và facendosi notte.

Bertrando e Tarabotto.

TARABOTTO.
(Parmi tutto disposto.
E il gran colpo tentiam. Deve egli stesso
Scoprir l’iniquo.)

Se gli butta in ginocchioni.

Altezza … ah! …
BERTRANDO.
Che fai!
Alzati.
TARABOTTO parlandogli con voce artifiziesamente soffocata per non essere inteso dal seguito del Duca.
Nò, sc prima
Non sí degna promettermi
Di difender la povera
Nisa nipote mia.
BERTRANDO.
Come? che dici?

Tarabotto si leva.

Io disesa prometto …
Chi ardisce farlc offesa?
TARABOTTO.
Quel briccone
Di cui poc’anzi le ho parlato. A sorte
Ho scoperto che allor che faccia notte
Quì verrà per tentare non so quale
Danno contro di lei.
Siamo alla notte, ed io, per non spaurirla,
Nulla le ho detto, ma il periglio è tale …
BERTRANDO.
Chi e costni? dove stà? farò ch’ei tremi …
TARABOTTO.
Io giuro a vostr‘ Altezza
Che se il brìccon con arte non si piglia …
Forza non val.
BERTRANDO.
Che!
TARABOTTO.
L’è cosi. Di nuovo
Altezza a lei lo giuro.
BERTRANDO vivamente.
Ebben, vivi sicuro,
Che qui a difesa sua farò che vegli
Un tal per cui punito il tradimento
Sarà col traditore in sul momento.

Parte col seguito.

TARABOTTO.
Chi esser può questo tal senon ei stesso?
Andiamo tosto a far uscir di casa
Per il cortil la povera signora?
Poi quì nascosti e stando in attenzione
Scoprirem l’arti ree di quel briccone.

Parte.

Scena ultima.

La Scena è oscurissima.

Tutti successivamente.

Batone, con seguaci armati, uno de‘ quali ha un fanale.

BATONE.
Tacita notte oscura
Deh fa, ch’io giunga al segno;
E l’opra o ‚l mio disegno
Ti prego secondar.

Ai seguaci.

Amici voi sapete
Chi vuol che ciò sia fatto.
Or dunque su accostiamoci.

S’accosta alla casa, ed ascolta.

Quì non si sente un gatto …

S’acosta quello che ha il fanale.

Fà chìaro un poco … è aperto …
Ci da favor la sorte,
Andiamo a lavorar.

Entra co‘ suoi seguaci, Tarabotto e Isabella passano dall‘ altra parte nascondosi dietro l’arbore. Isabella è vestita con un‘ abito nobile, ma dimesso.

ISABELLA.
Perchè con queste spoglie
Vestita or mi bramate?
TARABOTTO.
Alior che v’ho salvata
Vestita n’eravatc.
ISABELLA.
Ma dite a quale oggetto?
TARABOTTO.
Ve lo dirà l’effetto.
Venite e vinceremo
Non state dubitar.
ISABELLA.
Ah ciel vacillo e tremo,
Non oso più sperar.

Si celano. Esce Bertrando con seguito. Alcuni hanno delle fiaccole smorsate, ed uno ha un fanale come sopra.

BERTRANDO.
In quelle cave oscure
Celiamci o fidi miei.
Perchè vid‘ io costei?
Perchè degg‘ io tremar?

Entra nelle cavità col seguito.

ISABELLA piano fra loro.
(Mi balza il cor dal petto.)
TARABOTTO.
(E lui, non ve l’ho detto!)

Esce Ormondo e parla trovandosi poco discosto dal sito ove stà Bertrando in ascolto. Egli è con un seguace solo.

ORMONDO stà pensando.
Ch‘ entrato sia Batone,
Che il colpo abbia tentato?
BERTRANDO.
(Ormondo! …)
TARABOTTO.
(È quì il briccone,
I sorci vanno in trappola.)
ORMONDO s’avanza verso la casa da cui n’esce Batone co‘ suoi.
Men voglio assicurar.
Batone.
BATONE.
Signor mio! …
ORMONDO.
Ebben l’hai tu rapita?
BATONE.
Di casa ell‘ è sparita …
ORMONDO.
Non credo se non vedo …

Entra con seguaci.

BATONE.
Vedrete … io non ho torto …

Esce a questo punto Bertrando e sorprende Batone.

Ah! …
BERTRANDO.
Taci o tu sei morto!
Allor che torna Ormondo
Fà che ragion ti renda
Perchè tal ratto imprenda,
Ed io stò ao ascoltar.
BATONE.
Signor … sarà … servito …
(Oimè! … che cado … in fosso …
Mi vien la febbre adosso …
In piè non posso star.)
ISABELLA C BERTRANDO.
(O ciel l’angustia mia.
Mi guida a delirar.)
TARABOTTO piano a Isabella.
(Da brava, forti adesso,
Non c’è da dubitar.)

Bertrando si rimette al suo posto.

BATONE.
Coraggio Batone,
Ci va la tua pelle.
Facciamo il briccone
Ben chiaro parlar.

Esce Ormondo dalla casa co‘ suoi.

ORMONDO.
Che fiera disdetta!
BATONE.
Ebbene?
ORMONDO.
Non c’è.
BATONE.
Ma dite, e perchè
Rapir questa donna.
ORMONDO.
O dessa è Isabella
Già ingrata al mio amorc,
O tanto par quella,
Ch’io debbo tremar.
BATONE.
E avete deciso …
ORMONDO.
Che mora all‘ istante …

Incalzando il dialogo tutti due, e parlando quasi forte.

BATONE.
Perchè non volete …
ORMONDO.
Che viva un oggetto …
BATONE.
Che della vendetta …
ORMONDO.
Mi tolga l’effetto …
BATONE.
E al Duca discopra …
ORMONDO.
I miei primi inganni …

Esce Bertrando con soldati che hanno accese le fiaccole. S’illumina il teatro.

BERTRANDO.
Tu sognì, t’inganni
O vil traditor.

Ormondo è disarmato e tolto in mezzo dai soldati.

Sposa oh dio! sposa ove sei?
Fui sedotto e ti perdei!
S’altro offrirti non poss’io,
Abbi almeno il sangue mio …

Per cavare la spada. Esce Isabella con Tarabotto e trattengono il Duca.

ISABELLA E TARABOTTO.
Fermo …
BERTRANDO ad Isabella.
Tu! … chi sei?
ISABELLA.
Chi nel core come in petto
Porta quel cui serba affetto.

Cava dal seno il ritratto di Bertrando.

BERTRANDO.
Tu il ritratto! … d’Isabella
Tu le vesti …
TARABOTTO vivamente.
È quella, è quella,
Che da me su un di trovata
Sulla spiaggia mezza morta,
Ch‘ è per opra mia rinata,
Che per voi or qui ho risorta,

Collapiù grande impazienza.

Che le vesti le ho serbato,
Che il briccone ho smascherato,
Che … non basta? …
BERTRANDO per istendere ad Isabella le braccia, ma si ritiene.
Dio! … ma degno,
Del tuo core ah più non sono! …
ISABELLA.
Tu m’offrivi il sangue istesso! …
Sei pentito … io ti perdono.

Gli stende le braccia, e vi vola Bertrando.

BATONE.
(Ora tocca a me il sorbetto!)
TARABOTTO.
Viva viva il vero amor!
BERTRANDO a Batone.
E perchè nel rapimento
L’opra tua fu all‘ empio unita?
BATONE.
Perchè fece a me il saluto,
Pagherai colla tua vita! …
Se la vita abbiam perduto
Non si compra un‘ altra volta.
Onde … Altezze … vedon bene …
Grazia a un figlio del timor.

S’inginocchia.

ISABELLA.
Grazia a lui sia pur concessa.
TARABOTTO E BATONE.
Benedetta! ognor la stessa!
BERTRANDO a Tarabotto.
Premio degno o uom virtuoso
Già t’appresta il nostro core;
Tratto altrove a giusto orrore
Tosto sia quell‘ empio cor.

I soldati conducono via Ormondo.

TUTTI.
Presto o tardi il ciel clemente,
Tutti scopre i neri inganni;
E corona l’innocente,
E punisce il traditor.

FINE.