Georg Friedrich Händel
Sosarme, re di Media
Drama
Libretto von Matteo Noris
Uraufführung: 15.02.1732, His Majesty’s Theater, London
Argomento.
Sosarme Rè di Media, invaghitosi per Fama d‘ Elmira, Figlia d‘ Haliate Re di Lidia, la fece chiedere in Consorte al Padre, che gliela concesse con promessa. Nel tempo che la sudetta Elmira doveva partire per andar ad unirsi col suo Sposo; nacque in Lidia una crudele Ribellione, che obbligò la Principessa a sospendere il suo viaggio. Autore della Ribellione fu Argone Primogenito, e Successore del Rè Haliate ingelosito che il Padre volesse far montar sul Trono Melo suo figlio naturale, che amava teneramente. Dichiaratosi Argone sfacciatamente Ribelle contro il Padre, su questo forzato di prender l‘ armi, e di porre l‘ assedio alla Città di Sardi, dove il figlio, ed i rubelli s‘ erano rinchiusi, fatti Padroni con inganno della Reggia medesima. Furono ostinate le disese, e le offese, e divenne così grande lo sdegno fra di loro, che si sfidarono Padre e figlio (però ingannati da uno scelerato consigliere) a terminar tutte le loro contese con un Duello. Sosarme, ch‘ era già partito di Media con un Armata per andar a prender la sua Sposa Elmira, e per comporre le differenze tra di loro, si frapose senza parzialità come commun Mediatore; Ma delusi i suoi buoni Uffizi dall‘ iniquità d‘ Altomaro; Haliate ed Argone vennero finalmente alle mani, quando sopragionti Erenice, Melo, Elmira e Sosarme impedirono quel Parricidio, e disingannandoli riunirono il Padre, ed il figlio in un perfetto amore tra di loro. Da tutte le sudette azioni tira la sua origine il presente Drama.
Personaggi
Sosarme Rè di Media destinato Sposo ad Elmira
Elmira, Figlia del Rè Haliate
Haliate, Rè di Lidia
Erenice, sua Consorte
Argone, loro Figlio
Melo, Figlio naturale d‘ Haliate
Altomaro, Consigliere favorito d‘ Haliate
La scena è in Sardi.
Atto I.
Scena I.
Piazza di Sardi con Squadre schierate.
ARGONE.
Di mio Padre al furore
All‘ assedio, agli assalti;
Sardi egli è ver, ancor resiste altera:
Ma che mi giova un sì glorioso ardire?
Manca al Popolo il vitto, e già la Fame
Dispiega i suoi trofei;
Che deggio far? Mi consigliate oh Dei!
Volto alle Squadre.
Voi miei fidi compagni, ora mirate
L‘ orrido mostro della Fame; ei viene
Con fauci Spalancate a divorarne;
Qual riparo opporremo a nostro scampo?
Ma con luci serene
Mirate poi fuor delle nostre mura
Un abbondante campo.
Corriamo o forti Eroi
Sortiamo armati ad attaccarlo, e pronti
Portiam strage, furore
Lutto, sorpresa, orrore,
Confusion, terrore.
Snuda la Spada, le Squadre fanno il medesimo.
CORO.
Alla strage alla Morte alla Vittoria
Pronti siam tutti a secondar tua Gloria.
Partono.
Scena II.
Camera.
Erenice ed Elmira.
ELMIRA.
Madre, e Regina.
ERENICE.
Elmira?
ELMIRA.
E tanta fede
Merta aver dal tuo core un sogno?
ERENICE.
Ah! Figlia,
Parla il Cielo tra l‘ ombre, e al Ciel si crede.
ELMIRA.
Narra il sogno, o Signora.
ERENICE.
Odi; il periglio
Di quest‘ orrida Guerra
Tra ‚l Genitore e il Figlio
È scandalo del Cielo e della Terra.
La scorsa notte allo spuntar del giorno
Stanchi di lagrimare Io chiudo i lumi,
Quando Hecate la diva
Vidi spuntar dal Cielo, e tosto affisse
In me le belle luci, e così disse.
Rasserena Erenice il mesto Ciglio,
Oggi de tuoi terminerà lo sdegno,
Ma col sangue real Sparso dal Figlio
Avrà fine la Guerra, e pace il Regno.
Rasserena, etc.
ELMIRA.
S‘ è oracolo del Cielo, e chi si teme,
Mentre t‘ esorta a serenare il ciglio?
ERENICE.
E qual ragion di speme,
Se minaccia la morte o la Padre o al Figlio?
ELMIRA.
Sì; ma pur non sogiace
Alcun di loro a tal periglio. Argone
Chiuso è quì in Sardi, ed Haliate in campo,
Seco pur è Sosarme.
ERENICE.
Oh Dei! che questa
Speranza ancora all‘ alma mia sol resta.
ELMIRA.
Rendi ‚l sereno al Ciglio
Madre, non pianger più.
Temer d‘ alcun periglio
Oggi come puoi tu?
Rendi, etc.
Parte.
Scena III.
Erenice, poi Elmira.
ERENICE.
Giusti Numi conforto,
In tante amare pene.
Elmira entra affannata.
ELMIRA.
Ah! cara Madre
Vieni, prega minaccia.
ERENICE.
Oh Dei! che fia?
ELMIRA.
Mi scoppia il cor nel dirlo: Argone l‘ armi
Risoluto prepara
Per sortire di Sardi.
ERENICE.
Oh Ciel! che sento?
Che orrore! che spavento! Elmira, oh Dio!
Vedi ch‘ è troppo vero il sogno mio.
Ma l‘ empio consigliero
Chi fu?
ELMIRA.
Disperazione.
Io ti precedo, e tenterò coi prieghi
Con lagrime e sospiri
Calmar quel cor sdegnato.
Secondi ‚l mio dissegno amico Fato.
Parte.
Scena IV.
ERENICE.
Così un figlio rubelle
Calpesta l‘ alta legge
Di Natura del Cielo, e delle Genti!
Ma! O questi occhj dolenti
Cangeranno d‘ Argone il reo consiglio,
O che prima del Padre
Ha da svenar la Madre il crudo Figlio.
Forte incipiamo al suo furore
Pria che giunga al Genitore
Questo petto gli sarà.
O il suo sdegno estinto langue
Nel mio pianto, o dal mio sangue
Incominci l‘ empietà.
Forte, etc.
Scena V.
Campagna tendata.
Altomaro e Melo.
ALTOMARO.
Melo mio Prence, soffri
Ch‘ Io Nipote t‘ appelli: E ver che vanti
Haliate per Padre,
Ma Anagilda a me Figlia, a te fu Madre.
MELO.
Altomaro, il tuo affetto
Più caro mi sarà, se sia più giusto;
E che mai più t‘ intenda
Invitarmi sul Trono.
ALTOMARO.
È ‚l solo modo
Per illustrar il tuo Natale oscuro.
Haliate ti dichiara
Suo legitimo Erede, Argone esclude.
Mantien discordi il Genitor, e il figlio
Siegui per tuo vantaggio il mio consiglio.
MELO.
Scelerato dissegno!
ALTOMARO.
Io vuò condurti al soglio.
MELO.
Con scelerata azione Io non lo voglio.
Dall‘ empietà non cerco
La mia grandezza.
ALTOMARO.
Addio,
Prencipe scrupoloso. A tuo dispetto
Ti condurrà sul Trono il Zelo mio.
Fra l‘ ombre e gli orrori
Farfalla confusa
Già spenta la face
Non sa mai goder.
Così fra timori
Tua mente delusa
Non speri mai pace
Nè speri piacer.
Fra l‘, etc.
Scena VI.
Melo e Sosarme con seguito.
SOSARME.
Come più del usato
O Prence Io ti ritrovo
Pensieroso e turbato?
Qual sciagura di novo —
MELO.
Signor, e qual peggiore
Sciagura avvenir può della presente?
Se l‘ odio arma ambo il figlio, e il Genitore?
SOSARME.
Ma qual‘ ardir d‘ un figlio
Qual perfidia d‘ un Popolo rubelle
Negare al proprio Padre, al suo Regnante
Nella Reggia l‘ ingresso?
MELO.
E questi, e quello
Mertan pietà, perdono.
La giustizia arma il Popolo, ed Argone
S‘ arma per sostener il dritto al Trono.
SOSARME.
Ma se volesse il Cielo
Premiar la tua Virtù Melo col soglio?
MELO.
Cotanto ingiusto il Ciel creder non voglio.
SOSARME.
Melo, Melo, più degno
Sei di regnar, quanto più sprezzi un Regno.
Adesso lo mi consiglio
Colà in Sardi passar, trattar col figlio;
E se nulla otterrò, son certo almeno
Di bear il mio cor, vedendo Elmira.
MELO.
Gran Rè, a tua giusta impresa il Cielo arrida.
Sì sì minaccia e vinta
L‘ ira in sì gran periglio
Al Padre unisci il figlio
Con laccio più fedel.
D‘ empia Megera estinta
Per te l‘ indegna Face
Un bel seren di Pace
Ritorni a questo ciel.
Sì sì, etc.
Parte.
Scena VII.
Sosarme ed Haliate.
HALIATE.
Il cessar dagli assalti
Non è Sosarme no vil contrasegno
Di mancanza di sdegno.
Questo breve riposo
Diedi al furor per meditar le forme
D‘ un castigo il più enorme
Che inventasser giammai sdegni reali.
SOSARME.
Haliate sono anch‘ essi i Rè mortali,
Sol li distingue la pietà il perdono.
HALIATE.
Pietà fa bello e non sicuro il Trono.
SOSARME.
Più sicuro il farà
Forse la crudeltà
HALIATE.
Dì la giustizia.
SOSARME.
Giustizia! e quando e come
S‘ usurpò l‘ ira tua così bel nome?
HALIATE.
Punir la fellonia chiami furore?
SOSARME.
Sostener la giustizia è fellonia?
HALIATE.
È giustizia negare al suo Signore
Ubbidienza e rispetto?
SOSARME.
Adunque fia
Marca di poca fede
Sostener le ragioni
Del legitimo Erede?
HALIATE.
E ancor vivente
Il proprio Genitore
Re si dichiara un figlio?
SOSARME.
E al successore
Si toglie una corona,
Ch‘ è il retaggio Degli Avi
E la Natura, e’l merto, è ‚l Ciel gli dona?
HALIATE.
Non più contese. Io voglio
Le mie ragioni essercitar coll‘ armi.
Il temerario orgoglio
Vuò punir de‘ Ribelli, e vendicarmi;
Nel sangue dei felloni
Nuoti pur l‘ ira mia, nè a sesso a sangue
Ne a innocenza, o ad età pur si perdoni.
SOSARME.
Haliate, del tuo sdegno
Ministra non sarà la mia giustizia,
Se conti fra rubelli
Elmira sposa mia, non più tua figlia,
Conta ancor me tra quelli
Non più Genero tuo, ma tuo nemico.
Sosterrò la tua gloria
S‘ ami ‚l perdon; ma se vendetta vuoi
S‘ opporrà questo petto a‘ furor tuoi.
Il mio valore
Ch‘ albergo in petto
Al tuo furore
Argin sarà.
È gran diletto
Di nobil Alma
L’aver la palma
Su crudelta.
Il mio, etc.
Scena VIII.
HALIATE solo.
Così dunque cospira
A danni miei nè figli, e negli amici
La forte, e la natura!
Ah Regnanti infelici
Se provan congiurato
Contro di lor il proprio sangue, e il Fato.
La turba adulatrice
Da me ritiri il piè,
Basta che l‘ ira ultrice
Rimanga sol con me; vuò vendicarmi.
Regnante vilipeso
Gli oltraggi soffrirò?
Padre dal figlio offeso
L‘ orgoglio non saprò punir coll‘ armi?
La turba, etc.
Parte.
Scena IX.
Atrio reale.
ARGONE armato con Squadra d‘ Uffiziali.
Amici, troppo oscuro
Torpe il valor nascoso,
Necessità ci spinge
Fuor delle Mura a procurar dal campo
Al nome, ed al bisogno a Fama e scampo
Su miei Prodi alla Gloria.
Nel partire incontra Erenice ed Elmira.
Scena X.
Argone, Erenice, ed Elmira.
ERENICE.
Ferma Figlio, ove vai?
Qual sacrilego brando impugni, oh Dio!
Contro del Genitor!
ELMIRA.
Germano amato
Per questo pianto mio —
ARGONE.
Regina, Elmira, Addio.
ERENICE.
Regina tu mi chiami, e non più Madre?
Delle viscere mie parto più caro
Deponi quell‘ acciaro, e l‘ ire assieme;
Ti rendi indegno al Trono
S‘ oggi furor ti guida
La spada ad impugnar di Parricida.
ARGONE.
Ragione armò il mio braccio
Per vendicar gli tuoi, gli oltraggi miei.
ELMIRA.
Abbi orror dell‘ impresa.
ERENICE.
Pensa che quello è Padre, e figlio sei.
Cedi per questo seno,
Dove fosti prodotto, e cedi alpiante
Avanzo di quel sangue
Che la vita ti diè.
ARGONE.
Corso è l‘ impegno.
Vuol partire.
ERENICE.
Ferma inumano.
Barbaro mostro ingrato,
Vanne a bever del Padre il regio sangue,
Ma pria t‘ arresta, e della Madre esangue
Col sacrilego piede il son calpesta.
ARGONE.
(Ahi! qual‘ orror mi prende!)
ELMIRA.
Già sente il suo rimorso.
ERENICE.
Sostieni pur l‘ impegno,
Disprezza il tuo rimorso, il mio cordoglio
Premi, calpesta sì —
ARGONE.
(Mi scoppia il core.)
Resta sospeso poi il coro canta.
ELMIRA.
Par che desti pietade il suo dolore.
CORO.
Alla strage, alla morte, alla Vittoria
Pronti siam tutti a secondar tua Gloria.
ARGONE.
Ma chi ritorna in vita
I miei spirti smarriti?
Chi sveglia il mio furore
Fidi compagni miei
A voi ne volo. Addio Regina. Impegno
Vuol ch‘ oggi mi procuri o morte o Regno.
Corre via.
ERENICE.
Ah ferma o figlio! O sorte!
Madre infelice! ah misero consorte!
Due parti del core
Tra il Figlio, e il Consorte!
Natura ed amore
Nel petto mi fa.
Chiunque la palma
Ottien di più forte
Gran parte dell‘ alma
Costar mi vorrà.
Due parti, etc.
Scena XI.
ELMIRA sola.
Oh! Diva Hecate sìan d‘ effetto vuoti
I tuoi Presagi! E fa che il sangue regio
Non rechi sì funesta a noi la pace.
Fia tua gloria maggior l‘ esser mendace.
Dite Pace, e fulminate
Crudi cieli! Or che farete
Quando Guerra a noi direte?
Che sarà, se vi sdegnate
Stella fiere? se placate
Così rigide voi siete.
Dite, etc.
Fine dell‘ Atto Primo.
Atto II.
Scena I.
Sala Regia.
ELMIRA.
Padre, Germano, e Sposo
Di voi chi vincera
Dagli occhi mi trarrà un pianto amaro.
Padre, etc.
Scena II.
Erenice, e detta.
ERENICE.
E ben dall‘ alta Torre
Dì, che scorgesti, o Figlia?
ELMIRA.
Primiero alla sortita
Vidi oppporsi Sosarme, e i suoi Guerrieri,
Indi la polve, e il fumo
Confusero i miei sguardi, ed a qual parte
Pendesse la Vittoria
Discerner non potei nel dubbio Marte.
ERENICE.
Oh Ciel? che infausta gloria
Porterà il Vincitor — Ma oh Dei! ritorna.
Si sente sinfonia militare.
Il figlio Trionfante!
Ah! con qual‘ occhio Elmira
Rivedremo in Argone un Parricida?
Scena III.
Argone e dette.
ARGONE.
Madre, Germana —
ERENICE.
Pria
Che posi il piede in queste soglie, dimmi
Di qual sangue macchiato a noi ritorni?
ARGONE.
È sangue regio questo,
Di cui tinto è il mio ferro.
ERENICE, ELMIRA.
Vanne Mostro spietato empio funesto.
ARGONE.
Ma è sangue di Sosarme; ci sulla Porta —
ERENICE.
Non più, taci, non più.
ELMIRA.
Madre, son morta!
Sviene in braccio d‘ Erenice.
ERENICE.
Figlia, — in un giorno solo
Sacrilego hai svenato
Tre congiunti; un col ferro, e due col duolo.
ARGONE.
Egli all‘ impeto nostro
Fu il primo —
ERENICE.
Taci.
ARGONE.
Ah! Madre! –
ERENICE.
Taci, ho vergogna aver per figlio un Mostro.
Elmira svenuta è condotta via Dalle Damigelle.
ARGONE.
Se m‘ ascolti —
ERENICE.
E udir potrei?
ARGONE.
Ti dirò —
ERENICE.
Dirai, che sei
Un spietato un traditor,
Sì dirai. —
ARGONE.
Dirò se m‘ odi
ERENICE.
Ch‘ hai spezzato i dolci nodi
E del sangue, e del‘ amor.
Partono.
Scena IV.
Giardino.
Haliate ed Altomaro.
ALTOMARO.
Mio Re, l‘ ultimo sforzo e disperato
Fu questo del tuo figlio.
HALIATE.
Però sortì per lui sì fortunato,
Ch‘ oggi a me converra cangiar consiglio.
Scena V.
Melo con Uffiziali e detti.
MELO.
Padre, Signor.
HALIATE.
Che fia?
MELO.
Ecco tumultuante
La Media ora richiede
In libertà Sosarme,
E a me ricusa ubbidienza, e fede.
ALTOMARO.
Opra è questa di Melo.
HALIATE.
Fu castigo e non dono
Il darmi, irate stelle
Due successori al Trono!
Empio l‘ uno e rubelle
M‘ oltraggia, e mi deride, e l‘ altro oh Dei!
S‘ oppone a furor miei, perche l‘ ingrato
Vuol, ch‘ lo resti schernito e invendicato.
MELO.
Io goder de‘ tuoi Scherni? Ah Genitore!
E qual vendetta puoi
Più nobile inventar, quanto il perdono?
ALTOMARO.
Debellar i superbi
È virtù regia —
HALIATE.
Taci. Ah che l‘ amore
Fa cangiar di consiglio!
L‘ offeso son, ma l‘ offensore è un figlio.
Altomar, vanne in Sardi: Ah! il cor si sface
Offri pure ad Argone accordi e pace.
Se discordia ne disciolse
Pace unirne oggi saprà.
Nel nemico disarmato
Stringa il Padre un figlio ingrato
E se l‘ ira a me lo tolse,
Me lo ronda la pietà
Se discordia, etc.
Parte.
Scena VI.
Altomaro e Melo.
ALTOMARO.
E così tu disprezzi
La tua propria grandezza?
MELO.
Detestabili grandezza, che si fonda
Sulle ruine altrui colla perfidia.
ALTOMARO.
Bella perfidia, se ti porta al Regno.
A tuo dispetto Io vuò —
MELO.
S‘ oppon mio Zelo,
So che più dell‘ Inferno ha forza il Cielo.
So ch‘ il Ciel ben Spesso gode
Far cader l‘ indegna frode
Sull‘ Autor, che l‘ invento
Come s‘ alza orrido Nembo
Poi si scioglie e cade in grembo
Di quel suol che lo formò.
So ch‘, etc.
Parte.
Scena VII.
ALTOMARO.
Quanto più Melo a sdegno
Ha la propria grandezza, Io più m‘ invoglio
Di sollevarlo al foglio,
E già il mio genio è divenuto impegno.
Sento il cor che lieto gode
Di trovar sì bella frode,
Per chi ancor la disprezzò.
S’alzi pur orrido nembo
Di Procelle, il cor in grembo
Sosterrà ciò che formò.
Sento, etc.
Parte.
Scena VIII.
Cabinetto.
Sosarme adagiato sopra un letto di riposo, Elmira che gli medica la ferita.
ELMIRA.
Grazie al Cielo, Signor, lieve fu il danno;
E pur credetti, oh pena! Ah Sposo amato!
Che da me ti togliesse iniquo fato.
SOSARME.
Nel vederti, o mia cara,
Io mi scordo ogni affanno;
Ma di pietà fatto ministro amore
Sana la mano, e più m‘ impiaga il core.
ELMIRA.
Con sì bella ferita
Caro mi dai la vita;
Ma coll‘ altra, che impresse
Il barbaro Germano, oh Dei! quest‘ alma
Già credendoti ucciso
Volea seguirti; e alla novella rea
Rimase esangue il volto, e chiusi il ciglio.
SOSARME.
È un sì lieve periglio
Ha per mercè felicità sì rara?
Mie felici ferite,
Se da beltà sì cara
Meritate esser piante, e compatite!
ELMIRA.
Un sì dolce contento
Di rivederti o Sposo,
Al mio core amoroso
Men costar non potea, ch‘ un svenimento.
SOSARME, ELMIRA.
Per le porte del tormento
Passan l‘ anime a gioir;
Sta il contento
Del cordoglio sul confine,
Non v‘ è rosa senza spine
Nè piacer senza Martir.
Per le, etc.
Scena IX.
Erenice, e detti.
ERENICE.
Signor, tuo regio sangue
Di Bellona smorzò l‘ infausta Face.
SOSARME.
Come Regina?
ERENICE.
Haliate spiega
Candida Insegna, e Messagieri invia.
ELMIRA.
Che fausto avviso!
SOSARME.
Io la sventura mia
Sempre più benedico.
ERENICE.
S‘ oggi smorzasti l‘ ire
Prence, e col tuo periglio
Disponesti alla pace il Genitore
A terminarla adesso induci il figlio.
ELMIRA.
Sposo, per quell‘ amor. —
SOSARME.
Deh taci Elmira,
Dover, amor, giustizia è sol mia guida,
Prigionier volontaro
Venni quì in Sardi a questo solo oggetto;
Io fui, ch‘ alla sortita
Primier m‘ opposi, e mi sortì l‘ effetto.
Userò con Argone
Prieghi, ragion, caute minaccie; il Cielo
Assiste a giusta impresa. —
ERENICE, ELMIRA.
Accompagnino i Numi il tuo gran Zelo.
Partono.
SOSARME.
Alle sfere della Gloria
Alza i vanni un nobil cor.
Pugna, suda, e alla Vittoria
Gli è sol stimolo l‘ onor.
Alle, etc.
Scena X.
Camera d‘ Udienza con Trono.
Argone e Sosarme.
SOSARME.
Son tuo congiunto.
ARGONE.
A me venisti armato.
SOSARME.
Argone amato sappi
Che col tuo Genitore
La tua ragion sempre sostenni; e sappi
Che la mia prigionia
È la sola cagione,
Ch‘ alla pace dispone il Re tuo Padre,
Ch‘ Altomar Messagiero a te n‘ invia.
Che vuoi più? lo gradisci?
ARGONE.
Olà? che venga.
Un ufiziale va a rincontrare Altomaro.
SOSARME.
La Pace sdegnerai?
ARGONE.
S‘ a me non toglie
Ciò che mi diede la natura, il Cielo,
La pace Io non ricuso, e pronto sono
Piegarmi al Padre, e dimandar perdono.
In questo punto entrano Erenice ed Elmira.
Scena XI.
Detti, Erenice, Elmira, poi Altomaro.
ERENICE.
A queste voci Io riconosco il Figlio.
ELMIRA.
In questi accenti il mio German ritrovo.
SOSARME.
Con questi sensi il mio cognato abbraccio.
ARGONE.
Madre, Prence, sorella al sen v‘ allaccio.
S‘ abbracciano, quando entra Altomaro.
A noi, dimmi, che porti?
Pace o pur guerra?
ALTOMARO.
E Pace, e Guerra insieme.
ERENICE.
Come?
ARGONE.
Ti spiega.
ALTOMARO.
Haliate freme,
Che de‘ suditi il sangue
Si sparga, ed or gli piace,
A suoi cari Vassalli offrir la Pace;
Ma con te suo figliuolo
Brama l‘ alte contese
Terminar in duello a solo a solo.
Argone resta sospeso.
SOSARME.
Che sento?
ELMIRA.
Oh Ciel! che orror!
ERENICE.
Questa è la Pace?
No che non è capace
Di tanta rabbia il cor d‘ un Padre; E puote
Altomaro portar sì rea disfida?
ALTOMARO.
Io servo al mio Regnante.
ERENICE.
Anima infida!
Questo è servire?
ALTOMARO.
Argone; ei t‘ assicura
D‘ ogni insulto da suoi; sarà sua cura
Farti il campo allestir; tu scegli l‘ ora.
ARGONE.
Non ammette dimora
Il mio coraggio ad accettar l‘ invito.
Dì che il campo prepari, e che fra poco
Ivi sarò; e già che in lui sbandito
È di Padre l‘ affetto
Sbandirò anch‘ Io di figlio ogni rispetto.
Argone ed Altomaro partono.
Scena XII.
Erenice, Sosarme, ed Elmira.
ERENICE.
Oh Dei! pria che succeda
Così enorme sciagura,
Il Consorte real m‘ ascolti, e veda.
A te invitto Sosarme
Mentre al campo m‘ invio,
Il Figlio raccommando.
SOSARME.
Vanne, non dubitar, opra e confida
T‘ assista il Ciel, Reina.
ELMIRA.
Madre –
ERENICE, SOSARME, ELMIRA.
– Addio.
ERENICE.
Vado al campo a combatter col pianto
L‘ ira insana d‘ un fier Genitor.
Tu quì resta, ed opponi fratanto
Il tuo Zelo d‘ un figlio al furor.
Vado, etc.
Scena XIII.
Sosarme ed Elmira.
ELMIRA.
Mio Sposo, ahi! qual‘ orrore
Mi scorre per le vene? In qual periglio
Vedo il Germano, e veggio il Genitore!
SOSARME.
Ti consola mio bene
M‘ opporrò al Figlio irato;
Non dubitar, lo renderò placato;
E poi con dolce calma
Ti stringerà quest‘ alma
E in sospirata pace
Splenderà d‘ Imeneo la bella Face.
In mille dolci modi
Al sen ti stringerò;
Rinoverò quei nodi
Che amore in noi formo
E del tuo bel le lodi
Ognor celebrerò
In mille, etc.
Parte.
Scena XIV.
ELMIRA.
Parmi che un dolce raggio,
Di bella speme ora rischiari l‘ alma.
Sì ch‘ al fine la palma
Su quel core sdegnato
Riporterà la Madre, e ‚l Sposo amato;
Ed il German, che l‘ ira or rende infido
Ritornerà qual augelletto al nido.
Vola l‘ augello dal caro nido,
Ma sempre fido a quel ritorna
La cara sua per consolar.
La Tigre ancora, se mai s‘ accora
Scorda fierezza
Quando il suo sangue vuol riamar.
Vola, etc.
Fine dell‘ Atto Secondo.
Atto III.
Scena I.
Sobborghi di Sardi con Tende Militari in lontananza.
Haliate, Melo, ed Altomaro con seguito.
ALTOMARO.
(Mi siegue la Regina: Aiuto o Frodi!)
HALIATE.
Accetta il Figlio il mio cortese invito?
ALTOMARO.
Ah! Sire, inorridito
Tacer Io pur vorrei —
HALIATE.
Sdegna forse la pace?
MELO.
(Oh Cielo!)
ALTOMARO.
Oh Dei!
HALIATE.
Da me sprezza l‘ indegno
Pace e perdon?
ALTOMARO.
Non sol ha pace hà a sdegno,
Ma – Oh Dei! Nol posso dir – Barbara sorte!
HALIATE.
Che pretende di più?
ALTOMARO.
Vuol la tua morte.
Desia l‘ alte contese
Decider teco in singolar Duello.
MELO.
Inorridisco!
HALIATE.
Ah crudo Mostro! Il sangue
Brama versar, ch‘ a lui la vita diede?
ALTOMARO.
La tua crudel Consorte
Indusse il figlio a disfidarti a morte.
MELO.
Possibile?
HALIATE.
Empia donna!
ALTOMARO.
Ella quì viene
Con van pretesti a infastidir l‘ udito.
HALIATE.
Giudice troverammi, e non marito.
Scena II.
Erenice e detti.
ALTOMARO.
Ella giunge.
ERENICE.
Consorte —
HALIATE.
Olà? s‘ arresti.
ERENICE.
Barbaro, e qual consiglio?
HALIATE.
A te sia cura
Melo di custodirla.
ERENICE.
Come? ascolta —
HALIATE.
Vedrai nello steccato
O ‚l tuo Consorte, o ‚l figlio tuo svenato.
S‘ Io cadrò per tuo consiglio
Resti il figlio
Tuo rimorso, e tuo spavento.
S‘ ei cadrà Trofeo di Morte
Il Consorte
Resterà per tuo tormento.
S‘ Io, etc.
Parte.
Scena III.
Erenice, Melo, e Guardie.
ERENICE.
Melo: dov‘ è il tuo Zelo?
La tua virtù? per impedir l‘ eccesso
D‘ enormità –?
MELO.
Pronto col sangue istesso
Vorrei estinguer del Padre, e del Germano
Il reo furor — Ma pur se fu consiglio
Di te Consorte insieme e Genitrice
Che in singolar Duello il Padre, e ‚l Figlio —
ERENICE.
Mio consiglio ciò fu? Mente chi ‚l dice.
Mentre Araldo di Pace
Altomaro s‘ attende
Porta disfide.
MELO.
(Ah traditor mendace!)
Non più Regina, intesi. Alle mie tende
Questa Squadra sommessa a te sia guida;
In mia virtù, ma più nel Ciel confida.
ERENICE.
Cuor di Madre e Cuor di Moglie
Chi t‘ invola, chi ti toglie
La tua Pace, la tua Speme?
Un reo Figlio, un reo Consorte,
Un Amor, che troppo è forte
Un Amor, che troppo teme.
Cuor, etc.
Parte servita dalle Guardie.
Scena IV.
MELO.
A deluder le frodi Io mi preparo
Del perfido Altomaro.
Se Haliate consente che in sua vece
Col Germano Io combatta,
Getterò il crudo acciaro, ed al Germano
Con i lacci i più dolci, e i più tenaci
Darò in vece di piaghe amplessi e baci.
Sincero affeto
Dolci preghiere,
Un cor sdegnato
Puonno placar.
Core nel petto
Mi dier le sfere
Di virtù armato
Per trionfar.
Sincero, etc.
Scena V.
Giardino Reale.
ARGONE seguito da un Uffiziale con due Spade.
Per la segreta porta
Del reale Giardino usciam nel campo.
Sforzano il core a sostener l‘ impegno
Gran desiò di vendetta, e amor di Regno.
Mentre vuol partire, Elmira da una parte, e Sosarme dall‘ altra lo trattengono.
Scena VI.
Elmira, Sosarme, e detto.
ELMIRA.
È amor di Figlio?
ARGONE.
Un Padre reo l‘ estinse.
SOSARME.
E il rispetto?
ARGONE.
Lo vinse
L‘ altrui rabbia funesta.
Addio —
SOSARME.
Ferma.
ELMIRA.
T‘ Arresta.
Argone parte infuriato.
Scena VII.
Sosarme ed Elmira.
ELMIRA.
Fermati ingrato. —
SOSARME.
Ah Mostro!
ELMIRA.
Che faremo mio Sposo?
SOSARME.
Elmira, in campo
Per quella stessa porta
Seguirà la sua rabbia il Zelo mio.
ELMIRA.
Va pur, caro, a momenti
Ti seguirò, e farò teco anch‘ Io.
SOSARME.
M‘ opporrò da generoso
All‘ indegna orrida impresa
Del furor la fiamma accesa
Col mio sangue Io vuò smorzar.
Tu, mio ben, datti riposo,
Spera pur, serena il ciglio,
Mostra il Cielo un gran periglio
Ma non vuol poi fulminar.
M‘ opporrò, etc.
Parte.
Scena VIII.
ELMIRA.
Correte pure a fiumi amare lagrime
Nel commune periglio.
Ma no d‘ un nobil core
Si risvegli l‘ ardore.
Corriam col nostro petto
A far scudo al furor; trionfi affetto.
Vorrei nè pur saprei
Che la speme nel mio core
Discacciasse ogni timore.
Saprà chi goderà,
Viene il bene dopo il danno,
Non v‘ è gioja senz‘ affanno.
Soffrir e ancor languir,
Questi solo fanno avere
Condimento a ogni piacere.
Vorrei nè, etc.
Scena IX.
Campo destinato per il duello.
Haliate, Altomaro con due spade, e Melo.
HALIATE.
Altomaro, si renda
Libero lo steccato,
E de‘ soldati miei alcun non sia,
Che d‘ opporsi, pretenda
Al furore d‘ Argone, all‘ ira mia.
ALTOMARO.
Tanto si eseguirà; Me tuo Padrino
Contro quello d‘ Argone ardito avrai;
Poi col nome di giusto,
Colla fama di forte,
Qual Campion pien di Gloria ornato andrai.
Tiene Giove in mano il folgore
Gli empj sol per fulminar.
A te diede ancora il Cielo
Regio scettro, è questo il Telo
Figlio reo per castigar.
Tiene Giove, etc.
Parte.
Scena X.
Haliate e Melo.
MELO.
Ah! Padre, eccoti al piede
Un figlio supplicante —
HALIATE.
Io già tel dissi; sorgi.
Non sarà ver, che tu il piacer m‘ usurpi
D‘ una giusta vendetta.
Parti; farla a me solo ora s‘ aspetta.
Parte Melo.
Scena XI.
Altomaro con due Spade Haliate, Argone, con uffiziale che porta due spade.
ALTOMARO.
Signor, quì giunge Argone.
ARGONE.
Haliate; or vedi come —
HALIATE.
Perfido, per vergogna atterra il ciglio,
Se sdegni proferir di Padre il nome.
Ora vedrai —
ALTOMARO.
Lascia al più frale sesso.
Ad Haliate.
Contrastar colla lingua: Alma reale
Si difenda col ferro. Argone prendi.
Presenta la Spada ad Argone, mentre l‘ uffiziale ne presenta un altra ad Haliate che si pone in Guardia, ed incominciano a battersi.
Scena XII.
Detti Erenice va alla volta d‘ Argone, e Melo a quella di Haliate, e restano ambidue disgraziatamente feriti, la Madre dal Figlio e Melo dal Padre.
MELO
Oh Padre!
Ad Haliate.
ERENICE
Ah Figlio mio!
Ad Argone.
HALIATE.
Oh Melo!
ARGONE.
Oh! Madre!
MELO, ERENICE, HALIATE, ARGONE.
Oh Dio!
ALTOMARO.
(Discoperta è la frode, Io son spedito)
Altomaro fugge via, ed Erenice passa dalla parte di Haliate, e Melo a quella d‘ Argone.
ERENICE.
Vedi quello è tuo sangue, e lo spargesti.
MELO.
Quel sangue ti diè vita, e tu il versasti.
HALIATE.
Incauta mano!
ARGONE.
Disgraziato acciaro!
Gettano via la spada, e restano sospesi.
HALIATE
Ma perchè desti al Figlio.
Ad Erenice.
Sì barbaro Consiglio?
ERENICE.
Come!
HALIATE.
Perdono, e Pace
Allor, ch‘ offro al Fellon, tu più l‘ irriti?
MELO.
Padre, Germano, Oh Ciel! foste traditi.
ERENICE.
Altomaro in tuo nome
Portò disfida al Figlio, e non perdono.
HALIATE.
Come disfida? come?
Scena Ultima.
Detti, Sosarme ed Elmira.
ELMIRA.
Io fui presente.
SOSARME.
Io testimon ne sono:
Ma per prova maggiore, in questo punto
Rincontrando Altomar vicino al fiume
Torbido in volto, egli esclamò: vinceste
Cieli perversi! Or le mie inique frodi
Lavi quest‘ onda, anzi ‚l mio sangue; e tratto
Il ferro, se lo immerse
Nel seno, e pien d‘ un barbaro desiò
Indi nell‘ acque ci si lanciò, e moriò.
ARGONE.
Mio Rè, che Padre ancor dini non oso,
S‘ inginocchia.
Eccoti a piedi il reo
Ordina la mia pena, Io non hò coro
Da viver più nemico al Genitore.
HALIATE.
Figlio, smorza ogni sdegno il tuo bel pianto;
Sorgi, e ricevi in tanto
In questo amplesso mio pace e perdono,
E in questo bacio ogni ragione al Trono.
ELMIRA.
Si spezza il cor.
SOSARME.
Piange per gioja il Ciglio.
ERENICE.
Oh Hecate! Oh Melo! Oh mio Consorte, oh Figlio!
ELMIRA.
Tu caro caro sei
Il dolce mio tesoro
E sai perchè?
SOSARME.
Sì cara,
Perchè mio ben, t‘ adoro
Sai la mia fe.
Per te gli a affetti miei
Estinguer mai potrei
E sai perche?
ELMIRA.
Sì, caro,
Perchè il mio gran martoro
Fedel ti fe.
D‘ un alma amante.
SOSARME, ELMIRA.
Fe più costante
Mai si vedè.
ELMIRA.
T‘ abbraccio a questo seno.
SOSARME.
Di gioja vengo meno.
Sia eterno amore.
SOSARME, ELMIRA.
Nel nostro core
Per te, per me.
SOSARME.
Fugga da questo suol per sempre Alletto,
E alberghi Pace, e amor d’ognuno in petto.
CORO.
Dopo l‘ ire si funeste
Dell‘ amor splenda la Face;
Che le stelle più moleste
Fra gli orror delle tempeste
Fatte son Iri di Pace.
Il Fine.