Saverio Mercadante
Il giuramento
Opera in tre Atti
Libretto von Gaetano Rossi
Uraufführung: 11.03.1837, Teatro alla Scala, Mailand
Personaggi
Manfredo, Conte di Siracusa
Bianca, di lui consorte
Elaísa, Dama straniera
Viscardo di Benevento
Brunoro, Segretario del Conte
Isaura, Dama di Bianca
Gentiluomini, Cavalieri
Dame, Damigelle, Paggi, Guardie, Pescatori, Popolo
L‘ azione è in Siracusa nel secolo XIV.
Atto primo.
Scena I.
Giardini Illuminati. Palazzo d‘ Elaísa, a sinistra, con scalinata, L’atrio, e i superiori appartamenti si scorgono disposti a festa notturna. Viali alla destra. L‘ avanti della scena presenta un padiglione. Nel fondo spiaggia del mare. Mucica di danza dal palazzo. Banda sulle barche alla spiaggia, Gentiluomini. Dame e Maschere che s‘ aggirano; poi Viscardo, indi Manfredo. e Brunoro.
CORO.
Odi: ogni intorno echeggiano
Suoni giulivi, e canti.
Verso il palazzo.
Vedi sparir, succedersi
Festevoli danzanti.
Qui di piacer, di gioja
Tutto è sorriso, ardor.
Tra vaghi incanti è questa
La reggia dell‘ Amor.
Ad Elaísa onor!
Regina della festa,
E Dea di tutti i cor‘ …
Ad Elaísa i onor!
Si disperdono.
VISCARDO.
La Dea di tutti cor‘!
Ed ella il mio sol brama!
E, fido a un primo ardor,
Il mio non l‘ ama.
Bella, adorata Incognita,
A me chi ti rapì?
Il tuo Viscardo, misero!
Te cerca da quel dì.
Trovarti … rivederti
Un solo istante ancora …
Udir, io t’amo … dirtelo! …
E morrò lieto allora.
Privo di te, più vivere
Non posso omai così.
S’interna pe‘ viali.
VOCI.
Elaísa! Elaísa! …
Dal palazzo e da viali arrivano Gentiluomini e Dame.
Ov‘ è? si cerca … sparve.
Forse aggirarsi gode
Sotto ignoto divisa.
Ecco Manfredo.
MANFREDO osservando intorno.
E neppur qui Eläísa!
Senza di lei che l‘ animava, or muta
Langue la festa. Più non brilla un core.
Sparirono con lei piaceri, e amore.
CORO.
Forse amor la bella arresta
Con felice adorator.
MANFREDO.
(Fier sospetto, ohimè, si desta
Nel geloso ardente cor.
A lei tutti io già sacrai
I più dolci affetti miei;
Tutti volti sono a lei
I miei voti, i miei sospir‘.
Tutto mio quel cor vorrei …
Per me solo … ed un rivale
Ora forse! … Idea fatale! …
Io rival potrei soffrir! …
Elaísa me tradir!
Ah! no, no. Sì reo sospetto
È un oltraggio al suo candor.
Mercè cara a tanto aftetto
Spero alfin dal suo bel cor.)
CORO scorgendo Elaísa.
Vien, Regina della festa …
Bella Dea di tutti i cor‘ …
Tutti le vanno incontro.
Scena II.
Elaísa con Damigelle dai viali. Nell‘ istesso momento Viscardo.
ELAÍSA si volge a Manfrodo.
Oh mio … german! … (Che palpito!)
MANFREDO osservan.
(E quale ardor! Che sguardo!)
BRUNORO sissando Viscardo.
(Che vedo mai! Viscardo!)
ELAÍSA porgendogli la mano.
Manfredo! …
VISCARDO.
(E in tante pene! …)
Eläísa! …
ELAÍSA a Viscardo sommessamente.
(Mio bene!)
ELAÍSA, VISCARDO, MANFRODO.
(Vicino a chi s‘ adora
Dover frenarsi ognora!
E non poter esprimerc
Desiri, affetti, ardor! …
Non v’è, non v’è più barbaro
Tormento nell‘ amor.)
BRUNORO.
(È giunta, spero, l‘ ora
Che sospirai sinora.
Celar le angoscie, il fremito
Di mio spregiato ardor! …
Non v’è, non v’è più barbaro
Tormento per un cor.)
CORO osservando Manfrodo.
(Egli Eläísa adora:
E dee frenarsi ognora! …
Non v’è, non v’è più barbaro
Tormento nell‘ amor.)
MANFREDO marcato.
Voi spariste Eläisa! …
ELAÍSA.
Un raggio di speranza …
Una gentil sembianza …
M’illusero sull‘ oggetto
Diletto a questo cor.
VISCARDO colpito.
(Che ascolto!)
MANFREDO con espressione ironica.
E questo
Oggetto sì diletto al vostro core? …
ELAÍSA con affezione.
È una donna.
VISCARDO, MANFRODO, BRUNORO sorpresi.
Che dite?
ELAÍSA.
Cui deggio un padre … e cerco ognora. Udite:
Di superbo vincitore
Eläisa a piè gemea,
E la vita gli chiedea,
Fra i sospir‘, del genitor.
Del fier Duce a giovin figlia
Sulle ciglia trasse il pianto.
Pregò il padre, il baciò tanto
Che la grazia le accordò.
A quell‘ Angelo Eläisa
La mercede in cor giurò.
TUTTI.
Che bell‘ anima Eläisa
Giovinetta pur mostrò!
ELAÍSA.
Sacra efägie protettrice
Eläisa in sen portava,
E in memoria la donava
Alla sua consolatrice …
Il suo nome v‘ incideva:
Sii felice, le deciva …
Questa essigie ti protegga:
Forse un dì ti rivedrò.
Ma quell‘ Angelo Eläisa
Da due lustre invan cercò.
TUTTI.
Ed un Angelo Eläisa,
Siracusa in te trovó.
CORO.
Or la danza si riprenda:
Gioja tutti i cor‘ raccenda.
Eläisa si festeggi:
Quel bel nome all’aure echeggi‘
E fra palpito söave
Trovi un‘ cco in ogni cor.
Elaísa! … Gioja! … Amor!
ELAÍSA, VISCARDO, MANFREDO.
De‘ mortali Nume in terra,
Vita e gioja, Amor, tu sei.
Nume in cielo degli Dei …
Perchè il cielo è dove è Amor.
Foco tuo gli affetti miei …
Spiro sei di questo cor …
Viver sol d’amor desio …
Nel tuo Ciel morire, Amor.
Il Coro ripete, e va poi disperdendosi.
Scena III.
Viscardo, e Brunoro.
VISCARDO.
Brunoro … o tu l’antico,
Negli anni di mia gloria, e dolce amico,
Vieni al mio seno ancor. Torna fortuna
A sorridermi omai.
BRUNORO marcato.
Ed a me pure.
VISCARDO con gioja.
E tu conosci.. sai.
Dunque ove sta celato
Mostrandogli un ritratto.
Quest‘ idolo adorato,
Di cui mi sorprendesti
L’immago a ribaciar quando giungesti?
BRUNORO con amarezza.
Sì, e quanto! e del dorato
Suo carcere a me noti … e ognor dischiusi
Gli aditi son … anche i segreti.
VISCARDO con ausia.
E a lei? …
BRUNORO.
De‘ giardini trovatevi alla porta.
VISCARDO.
Quando?
BRUNORO.
Fra un‘ ora, e scorta
Io vi sarò presso all‘ amata.
VISCARDO in viva gioja.
E allora! …
Ah! per te in Ciel mi troverò. Fra un‘ ora.
Parte.
Scena IV.
Brunoro, indi Elaísa dall‘ opposta parte d’onde partì Viscardo.
BRUNORO con gioja feroce.
Ed io fra un‘ ora vendicato.
ELAÍSA.
Quegli
Che vi laseiò? …
BRUNORO con mistero marcato.
È l‘ avanzo
Unico della misera, proscrìtta,
Casa di Benevento.
ELAÍSO.
E vci! … Cielo! … Che sento!
BRUNORO.
Ed io, Contessa,
Io so tutto … sì … Tutto! Onde celarlo
De‘ nemici alle inchieste …
Di Manfredo a‘ sospetti,
Qual fratel l‘ accoglieste …
ELAÍSA agitata e sommessa.
Deh! … Il segreto!
BRUNORO.
Fidatevi; ei m’è caro, ed or son lieto
Ch‘ ei felice è d’amor.
ELAÍSA sorridendo.
Oh! si.
BRUNORO marcato.
Fra poco
Ei sarà a piè dell‘ adorato oggetto …
Che piangea … che trovò.
ELAÍSA turbata.
Che? Ciel! … che dite?
BRUNORO.
Il ver.
ELAÍSA.
Viscardo! Un‘ altra! … Ah! no. Mentite.
BRUNORO.
Io mentisco! Seguitemi.
ELAÍSA fremente.
Tremate.
Vei la morte d’alcuno pronunziate.
BRUNORO.
Della rival.
ELAÍSA con passione.
Sí … se vi sia. Viscardo.
Un traditore!
BRUNORO avviandosi.
Ebben!
ELAÍSA segue Brunoro.
Viscardo! … Un‘ altra amar! Che orrore!
Scena V.
Stanza di Bianca nel Palazzo di Manfredo.
Tavoli con doppieri a Tumi accesi. Un‘ arpa. Sofà e Sedie. Un verone che offre vista sul mare. Porte laterali. Grande porta nel prospetto.
Dame in conversazione. Alcune sedute giuocando, due con Isaura, che addita Bianca seduta sul verone.
CORO.
Era stella – del mattino
Tanto bella! – impallidì.
Parea rosa – di giardino
Si vezzosa! – ed appassì.
Puro giglio, sull‘ albóre,
Chi ti fa languir così?
Al sorriso ella era nata
Del destin più lusinghier:
La sua vita riserhata
A un Eliso di piacer …
Pur segreto, fier dolore
Va struggendo i suoi bei dì.
Chi sa forse! … Giovin core …
Tutto a te brillò, … e sparì.
BIANCA avanzando lentamente.
Oh! sì … mie care … Oh! sì,
Tutto per me brillò … tutto sparì.
Or là, sull‘ onda, col pensier mio,
Vèr l‘ altra sponda, al suol natío,
Fra‘ dolci immagini, volava il cor.
Per me tornavano que‘ di feliei …
Le notti d‘ estasi incantatrici …
Quell‘ aure …isalici …il rio …l’ardor! …
Ah! ch’era sogno ingannator.
CORO.
Racconsolatevi, bella dolente:
Tornerà a splendervi il ciel ridente:
Di gioje l’Iride brillerà ancor.
BIANCA.
(Di tua fede bello ognora,
Torna, o caro, a chi t’adora:
Sarai l‘ Iride di gioja
Che il mio cor farà brillar
Quel bel ciglio tutto amore
Era il ciel per me ridente:
Un tuo sguardo al cor dolente
Può la vita ridonar.)
Ma a mezzo il di lei corso
E giunta omai la notte, o dolci amiche,
Ite al riposo. Addio.
Le Dame si ritirano per la porta di mezzo, che verrà aperta e chiusa da‘ Paggi.
Scena VI.
Bianca, Isaura.
BIANCA.
Già un lustro, Isaura mia, già un lustro … eterno!
Da che lasciai Catania,
E più no ‚l vidi. Il sai! …
ISAURA.
Calmatevi, sperate.
BIANCA.
Come? In che più sperar?
ISAURA.
Potria la sorte
Guidarlo in Siracusa.
BIANCA.
Come vederlo! … ei me veder? … se chiusa,
Qual prigione, mi tien quegli che sposo
Dovei seguir repente … senza addio …
E senza palesarmi all‘ idol mio,
Ch‘ altro di me non conoscea che il nome,
Or, tu ben vedi, e como,
E in che sperar potrei?
Sol nella morte.
ISAURA.
Ah! che veder dovrei?
Misera!
BIANCO.
O Isaura! No, non pianger, vanne,
E riposa.
ISAURA.
E spogliarvi?
BIANCO.
Io sola …
ISAURA.
Ch‘ io
Doman vi vegga nel sorriso.
BIANCO le stringe la mano.
Addio.
Isa, entra nella stanza a destra.
Scena VII.
BIANCA da un cofanetto leva un libro.
Preghiamo. – Ah! pregai tanto! Ma il mio labbro
Recita la preghiera …
Ed il mio cor … là … a lui.
Ripone il libro.
L’ultima sera
Ei cantava al mio piè. Da quanto amore
Animati i suoi sguardi … ed il suo canto!
Quest‘ era il tema.
Eseguisce sull‘ arpa il ritornello della canzone che canterà poi Viscardo.
Scena VIII.
Brunoro dalla porta a sinistra, fa cenno a Viscardo d‘ entrare
BRUNORO sommessamente.
Entrate.
VISCARDO sulla soglia ravvisando Bianca.
Eccola.
BRUNORO.
Io mi ritiro.
Là intanto vi celate.
Accennando il verone.
VISCARDO presso al verone.
La mia vita.
E tua.
Viscardo si cela nel vano del verone, Brunoro cava un foglio, lo posa sul tavolino rapidamente, ed esce.
BRUNORO.
Forse tra poco ella è finita.
Scena IX.
Bianca, e Viscardo celato.
BIANCA cessando dal suono.
Ah! Io ripeto ognora!
Ma quella voce! oh ancora
La sua voce una volta!
VISCARDO dal verone.
Ti creò per me l’amor,
Per amarti mi fè il cor.
Sol mio voto, mio pensier,
De‘ miei sogni sei piacer.
BIANCA colpita e con trasporto.
Cielo!..
VISCARDO.
Tutto io trovo, o cara in te:
Tu sei vita, e ciel per me.
BIANCA che si sarà alzata.
Viscardo! …
VISCARDO escendo.
Bianca!
Ah! ti trovai, bell‘ Angelo! …
BIANCA.
Io ti rivedo ancor!
BIANCA, VISCARDO.
E troppo, oh Dio! la gioja
Che mi rapisce il cor.
BIANCA.
Guardami … o caro … guardami …
VISCARDO.
In estasi ti miro …
BIANCA, VISCARDO.
Ecco il celeste spiro
Di voluttà, d’amor.
BIANCA.
Non sai quant‘ io penava! …
VISCARDO.
Io già la vita odiava …
BIANCA, VISCARDO.
Ma … ti trovai, bell‘ Angelo …
Ma ti rivedo ancor!
Compensa pene e lagrime
La gioja del mio cor.
BIANCA.
Or meco siedi, e narrami …
S’avvede del foglio sul tavolino.
Ma un foglio qui vegg’io!
Volevi tu sorprendermi!
VISCARDO.
Forse Brunoro …
BIANCA colpita.
Oh Dio!
Brunoro! …
VISCARDO.
In te qual fremito! …
BIANCA.
L’iniquo! ah! tu non sai! ..
Apre il foglio e legge.
»Amore spregiato sarà vendicato.«
Per te sol tremo …
Va al verone osservando.
VISCARDO fremente.
Il persido!
BIANCA affannosa.
Oh Ciel! …
VISCARDO.
Che avvien! …
BIANCA.
Dall‘ andito
Terren che qui conduce,
S’approssima una luce.
Come salvarti! … ohimè …
VISCARDO.
Non paventar per me.
BIANCA.
Ah! là … c‘ è Isaura … celati.
VISCARDO deliberato.
In tua difesa io resto.
BIANCA.
V‘ è istante più funesto!
Guidandolo verso la porta.
VISCARDO.
A che ti trasse, o misera,
Il mio fatale amore! …
Ma tema il mio furore
Chi offenderti oserà.
BIANCA.
Se ti son cara … oh! … célati:
Con disperazione.
on i miei dì! … l’onore!
O Dio! … mi manca il core
Abbi di me pietà …
Ella trascina Viscardo alla porta, l’apre, lo spinge addentro e chiude, poi spegne il lume e si getta sul sofà.
Scena X.
Elaísa dalla porta a sinistra, con lampana in mano. Scorge il lume appena spento, indi s’avvede di Bianca sul sofà.
ELAÍSA.
Tutto è tenebre … e si tace …
È fumante ancor la face …
Ella è sola … e dormir finge.
Ei celossi.
Esamina le porte.
BIANCA volgendo il capo.
Che mai vedo?
Una donna!
ELAÍSA presso la porta di prosp.
Là Manfredo
BIANCA.
Ciel! conosce! …
ELAÍSA verso la porta a destra.
Qui …
BIANCA appena respirando.
Oh terrore!
ELAÍSA spingendo la porta.
Chiuso addentro!
BIANCA facendosi coraggio.
Qual romore!
Voi … che osate in queste stanze?
E chi siete? …
ELAÍSA fisando Bianca.
Io! Quai sembianze! …
Risovvenendosi d‘ un’idea, poi respingendola.
No, no.
BIANCA.
Ebben! che volete?
ELAÍSA con impeto.
Quella chiave.
BIANCA.
A voi? Chi siete?
ELAÍSA.
Chi son‘ io? chi son? Tremate.
Rival vostra.
BIANCA colpita.
Rival! (Cielo!)
ELAÍSA.
Che voglio? Su lui che amate, …
E su voi, vendetta.
BIANCA.
Io gelo.
ELAÍSA.
Di Viscardo io sono amante:
Egli m‘ ha per voi tradito.
Qui felice, già un istante,
Ha con voi d‘ amor giöito.
Ma a punir uno spergiuro …
Una moglie traditrice,
Qui, di tante colpe ultriee,
Una furia me guidò.
BIANCA che l‘ avrà osservata.
Con sì angelico sembiante,
Voi sì fiero avreste il core!
Ah! confusa … palpitante …
Voi compite il mio terrore.
Io non oso … non sapea …
Ve lo giuro, io non son rea.
Deh! pietà d‘ un‘ infelice
Che già tanto, oh Dio! penò.
ELAÍSA con impeto crescente.
Sì! … penaste? … e or io! … Viscardo! …
Ei … Viscardo! ov‘ è?
BIANCA atterrita.
Gran Dio!
Oh! frenate quel trasporto …
Se Manfredo v‘ ode … è morto …
ELAÍSA fiera.
Ei v‘ è dunque? è là. Schiudete.
BIANCA supplice.
Deh! …
ELAÍSA minaccicsa.
A Manfredo? …
Per avviarsi alla porta.
BIANCA con grido soffocato.
No. Egli … è là.
Ma s‘ è ver che voi l‘ amate …
La sua morte non vogliate,
La mia fama … la mia vita! …
Deh! per esso almen pietà!
ELAÍSA.
Fiere angoscie voi provate …
Ma le mie non eguagliate.
Voi amata … ed io tradita!
No … non v‘ è … non v‘ è pictà.
Egli … voi … Mansre …
Volendo chiamare.
BIANCA atterita, slanciandosi avanti lei.
Ah! …
Scena XI.
Dalla porta a destra s‘ avanza Viscardo, staccandosi da Isaura, che tenta trattenerlo, Elaísa e Bianca.
VISCARDO ad Elaísa.
Fermate.
BIANCA, ISAURA.
Cielo!
ELAÍSA a Viscardo.
Oh perfido?
VISCARDO.
Lo sono.
Vostri sdegni in me sfogate:
La mia‘ vita v‘ abbandono,
Ma con lei, deh! giusta siate,
Nè oltraggiate il suo candor.
Ch‘ io morendo trovi ognora
Generoso sì bel cor.
ELAÍSA.
E il bel cor tu invochi ancora
Che tradisti in sì rea guisa!
VISCARDO.
Sol per lei … pietà! … Eläisa! …
ELAÍSA volendo avviarsi alla porta di messo.
No.
BIANCA colpita.
Eläisa! questo nome …
Trattenendo Elaísa e con tutta l‘ ansiz.
Ciclo! … è il vostro? … Dite …
ELAÍSA.
È il mio?
BIANCA.
Quest‘ efsigie conoscete? …
Cavandosi dal seno un‘ efsigie, che bacia, e presenta ad Elaísa.
ELAÍSA.
Giusto Dio! che miro! … e come …
Come voi la possedete?
BIANCA.
Me’n fè dono un‘ Eläisa …
Cui salvava il genitor.
ELAÍSA.
Ella! … oh padre! … ed io!
Quasi per abbracciar Bianca.
Scena XII.
S‘ apre repente la gran porta di mezzo, e si presenta Manfredo: dopo lui due Scudieri e sei Guardie, che restano fuori della porta, da cui si vedo una sala d’armi.
ELAÍSA, VISCARDO, ISAURA, BIANCA colpiti.
Manfredo!
È / Son perduto!
ELAÍSA.
Ed or! …
MANFREDO sorpreso allo scorgere Elaísa e Viscardo.
(Che vedo!
Ma! … Brunoro! … E il traditor?)
ELAÍSA.
Oh genitor!
BIANCA, VISCARDO, ISAURA.
Oh mio terror!
Bianca va mancando; Isaura la sorregge, e poi accorroao Dame e Damigelle.
MANFREDO marcato ad Elaísa.
Eläisa in queste soglie! …
Voi credea nel vostro tetto
Alto ben sarà l‘ oggetto,
Che in tal ora vi guidò.
(Gelosia, timor, sospetto,
Più nel sen celar non so.
Così barbaro tormento
Quanto ancor soffrir dovrò?)
ELAÍSA marcata.
Pace … onore … amor … riposo
Vi s‘ insidia … in questo tetto.
Sì … terribile è l‘ oggetto
Che in tal ora me guidò.
(Padre! … oh padre mio diletto,
Come il giuro compirò?
A più barbaro cimento
Ahi! qual core si trovò?)
BIANCA, VISCARDO.
(Del tiranno minaccioso
Freme il core all‘ atro aspetto.
Elaísa con un detto
Forse perdere ci può.
Non per me, per lui / lei pavento.
Per salvar lo / la io morirò.
A più barbaro cimento,
Ahi! qual core si trovò!)
ISAURA, CORO.
(Qual sorpresa, qual sospetto!
Per lei trema il cor nel petto.
A qual barbaro cimento
Fier destino la serbò!
MANFREDO ad Elaísa.
Questo fatal mistero
Or dunque palesate.
Saper vo‘ tutto … il vero.
Marcato.
Nè alcun salvar cercate.
Tremi chi me tradisce …
Chi d‘ ingannarmi osò.
Le Guardie … olà
Due Scudieri partono.
ELAÍSA E VISCARDO.
(Che palpito!)
ELAÍSA.
Un nero tradimento …
MANFREDO con impeto.
Ebbene!
BIANCA.
(Io tremo …)
VISCARDO.
(Oh Dio! …)
ELAÍSA sguardo rapido a Bianca e Viscardo.
Due perfidi …
MANFRODO minaccioso.
Quali! …
VISCARDO deliberato avanzandosi.
Io.
Io … sol …
MANFRODO.
Che! …
ELAÍSA rapidamente.
Ei … sol … Due perfidi
Giurarvi morte udia …
Costor fra l’ombrc sparvero …
Me tosto ei n’avvertia …
Voi qui a salvar sollecita
Tal cura ne guidò.
BIANCA, VISCARDO.
(Qual donna!)
(Ed ella or salvaci!)
MANFRODO sospettoso.
Fia vero quel che sento? …
VOCI di dent.
All‘ armi! Tradimento!
Agrigento! Agrigento!
MANFRODO.
D‘ orror mi freme il cor.
ELAÍSA.
Oh giuro! oh genitor!
Scena XIII.
I detti. Coro di Cavalieri armati e Gentiluomini, Guardie, che si dispongono nella sala.
CORO.
Manfredo … eccoci a te,
Sia morte ai traditor‘.
Son tuoi la nostra fe …
Gli acciari … il cor.
L’oste, il cimento ov’è?
Noi coglierem con te
Novelli allòr.
Sia morte ai traditor‘.
MANFRODO.
De‘ valorosi ecco l‘ accento:
De‘ generosi ecco l‘ ardor.
Tenta sorprenderci forse Agrigento …
Forse ha rei complici qui un traditor …
Ma tutti tremino del mio furor.
CORO.
Se di sorprenderci tenta Agrigento,
Tremi coi complici suoi traditor‘.
ELAÍSA E BIANCA ai Cavalieri.
A voi sorrida sida vittoria:
Scrto di gleria v’appresta amor.
Il dì novello sorga più hello,
Di calma e gioje apportator.
(Per te più gioja, povero cor!)
CORO.
Il dì novello sorga più bello
Di calma e gioje apportator.
VISCARDO marcato.
L’alta vendetta a me più spetta,
Cader mia vittima de’il traditor.
Voi non sapete qua! fera sete
Di quel reo sangue m’arda nel cor.
Invano celasi al mio furor.
CORO.
Compi la nobile giusta vendetta.
Premio t’aspetta di fe e valor.
Trombe e tamburi dall‘ interno che si rispondonò, e poi n’uniscono. Soldati che arrivano, popolo che accorre, e si dìspongono nella sala d’armi.
TUTTI.
Udite i segnáli … le trombe guerriere.
Il popolo accore … s’uniscon le schiere.
Scoprir gli assassini … incontro al nemico …
Ssidarlo … annientarlo! Vendetta! Furor!
La sede n’accende … ei guida la gloria:
Coroni vittoria l’ardire, il valor.
Manfrodo s’unisce ai Cavalieri e segue i Soldati con Viscardo. che s’incontra con Bianca. Elaísa stringe la mano di questa, che rimane con Isaura e le Dame.
Fine dell‘ Atto Primo.
Atto secondo.
Scena I.
Piazza.
A sinistra il palazzo di Mansredo, Guardie alla porta, o altre sentinelle all’intorno. A destra tempio, bottegho varie, e tende nel fondo.
Corpi di Soldati, Cittadini, e Artieri con arme, Popolani, Pescatori, Soldati.
CORO.
Vittoria! – Siracusa!
Bel piacer il ritornar
A suoi tetti fra gli allòr!
Salutare, ed abbracciar
I compagni vinciter!
Di sorprenderci eredè
Il nemico in buona fè …
Ma sorpreso si trovò …
Da Leoni si pugnò …
Eh! con noi, con tali Eroi
E la patria salva ognor!
Viva ai Prodi! Gloria! e onor! …
Festeggiar un sì bel dì
Siracusa ognor vorrà,
Che di gloria ci coprì …
Che la Storia eternerà.
E Agrigento – che terror! …
Che rossor! .. là vi sarà!
Vedrem poi se avrà l’ardir
Di tornarci ad assalir! …
Eh! … con noi, con tali Eroi!
La vittoria è certa ognor.
Viva ai prodi! Gloria! onor!
Ed ora di gloria, di gioja fra i canti,
Sì bella vittoria, superbi, esultanti,
Andiamo a celebrar al suono dei bicchier‘.
Sì: andiamei a ristorar a un’ora di piacer.
Si dividono per varie tende.
Scena II.
Viscardo della parte del tempio.
VISCARDO.
Compita è omai la giusta,
E terribil vendetta.
Perì quel vil Brunoro.
Bianca, sei vendicata.
A Isaura, ch’iva al tempio, in sul mattino,
Poche note per te, mio ben, fidai.
Quando più rivederti io potrò mail
Fu celeste quel contento
Che al vedersi ci rapì …
Ma, qual lampo, oh Dio! spari.
Quando ancora un tal memento …
Per noi quando tornerà!
Ah: si, amor l’assretterà.
CORO.
Viva ai prodi! Alla gloria! .. all‘ onor!
Viva Bacco … la gioja e l’amor!
Scena III.
Dal palazzo s’odono voci lamentevoli: escono poi Donne piangenti, avviandosi verso il tempio.
DONNE.
Oh sciagura! Atto giorno! Inselice!
UOMINI accorrendo.
E che avvien?
DONNE.
Non più gioja … non canti.
UOMINI.
Ma da che tanto affanno … que‘ pianti? …
DONNE.
Bianca! …
Nella più viva agitazione.
ohimè! … Bianca … adesso … morì.
VISCARDO.
Bianca! … Come! Che dite? …
DONNE.
Repente,
D’una sincope colpo violente
Di Manfredo nel sen la rapì.
VISCARDO, CORO.
Fiera sorte! Terrihile dì!
VISCARDO.
(Bianca mia! La mia Bianca perì!)
CORO.
Tanto bella … si pia … nostr‘ amore! …
Oh dolore! perire così!
VISCARDO.
O barbaro mio sato,
Che Bianca m’hai rapita,
Perchè me disperato
Or lasci ancora in vita!
M‘ unisca al caro bene
Pietoso il mîo dolor.
Ma condannato a vivere
Dalla crudel mia sorte
Saprò immolarle il perfido
Che la condusse a morte.
Sulla sua tomba, esanime
Cadrà quel traditor.
S‘ allontana.
CORO.
Spietato avverso fato,
Che Bianca n’involasti,
Di gioje il dì cangiasti
In lutto, ed in terror.
Il Coro si disperde, le donne e i cittadini entrano nel tempio.
Scena IV.
Ricinto Remoto attigno al palazzo di Manfredo, sparso di cipressi e salici, chiuso da alto muro, coperto da edere. Si vedono elevate varie tombe dei Conti di Siracusa Alla sinistra una parte esterna dcl tempio. Un monumento alla destra appoggiato al muro, due piedestalli con urne. Presso al monumento porta, per cui dal palazzo s’entra nel ricinto. La scena è rischiarata da tramonto.
Manfredo esce dalla porta del monumento a destra. La chiude con chiave che ripone. Si arresta ed osserva all’intorno.
MANFREDO.
Sacro alla pace degli estinti … Augusto,
E terribil soggiorno,
Dopo tanti e tant‘ anni a te ritorno.
E con qual core! Ed a qual sin! Ben degno
Di voi, grand‘ avi miei, di voi che inulto
Mai soffriste l’insulto.
Sola è del mio rossor, di mia vendetta
Conscia Eläísa … Squilla
Gravi e lenti colpi di campana
Di morte! … ohimè! L’intendo.
Là … da quel tempio sento
Un mistico concento …
Preludio d’istrumenti dal tempio: indi cantato dalle vergini ivi raccolte, odesi
CORO.
Alla pace degli eletti,
Che prometti a’tuoi fedeli,
In tua gloria, là, ne’Cieli,
Bianca a te, gran Dio! volò.
A noi l’Angelo fu in vita
Di pietà, conforto, aita.
N’ami in Ciel, eui la richiami,
Come in Terra ognor ei amò.
MANFRODO.
E pace là s’implora
Per lei … che mi tradiva …
Che punii, finsi estinta … e vive ancora.
Perchè fremo! Qual gelo
Or mi colpisce! Il Cielo
Forse … sì. Se un sospetto! …
E se il mio cieco affetto! …
E se un delitto! … il mio
Colpevol cor! … l’eternità! … gran Dio!
E colpito: si volge al cielo, giunge le mani e cade in ginocchi.
Alla pace degli eletti
Aspirar io più non oso.
Troppo, troppo, o Dio pietoso,
Il mio core t‘ oltraggiò.
Ai pentiti ognor perdoni …
Tua pietà non m’abbandoni.
Io t’imploro col mio pianto …
Ah! pietà … perdono avrò.
Scena V.
Voci al di fuori. Manfredo si scuote, e schiude la porta. Entrano Gentiluomini, Cavalieri.
CORO.
O Manfredo! Manfredo!
MANFRODO.
I miei fidi!
Lor s’asconda l’interno terror.
CORO.
Lascia omai quest‘ asilo di morte:
Giusto duol vìnca l’alma tua forte.
Te reclaman lo Stato, la gloria:
Lascia i mirti: t’appresta agli allor.
Vinta appien non è ancora Agrigento.
Tradimento può sorgere ancor.
Su i nemici novella vittoria
Ti consoli del pianto d’amor.
MANFRODO.
Tremi, cada l’altèra Agrigento,
Doma alfine dal nostro valor.
Alla voce di patria, di gloria
Si raccende, s‘ esalta il mio cor.
Per la gloria, sfidando il cimento,
Bella è morte sul campo d’onor.
(E al ritorno da bella vittoria
Mi consoli il sorriso d’amor.)
Parte col Coro.
Scena VI.
ELAÍSA dalla gran porta che rinserra.
Si compia il giuramento.
Reggetemi al terribîle cimento,
Padre mio … sacra effigie!
Ecco la tomba
Che m’accennò Manfredo. Oh sventurata!
Sventurata? Ella è amata,
Schiudasi.
Con una chiave apre il monumento e si ritira.
Scena VII.
Bianca in candida veste, Elaísa in disparte.
BIANCA.
Ah! l’aria ancora!
Il Ciel! … Libertà! … Vita
Si prostra.
Dio di pietà.
Si rialza.
Come, da chi l’aita!
Dove, e … Ah! …
Si trova in faccia d’Elaísa.
ELAÍSA con dolcezza.
Non mi fuggite.
La vostra mano …
BIANCA.
A voi? che qui venite? …
ELAÍSA.
A salvarvi.
BIANCA colpita.
A salvarmi!
ELAÍSA.
Si: vi rendo
La mercè che giurai dentro al mio core,
Allor che mi salvaste il genitore,
Su quest‘ effigie. Ch‘ ella vi protegga …
Io vi dicea: v’è Dio …
E vi protegge.
BIANCA. incerta timida.
E credere degg’io? …
E Manfredo!
ELAÍSA.
In me fida. Ei di pugnale
Estinta vi volea.
Presso lui, si geloso, vi fè rea
Quel foglio a voi diretto
Da … chi v’ama, c intercetto
Dal persido Brunoro,
Che spirò pria dì palesarlo.
BIANCA.
E moro
Perchè svelarlo anch’io ferma negai.
ELAÍSA.
Morte a lui di veleno io consigliai,
Onde evitar complice vile
BIANCA. turbandosi.
E voi? ..
ELAÍSA.
Me qui inviò a suadervi pel veleno …
Cava un‘ ampolla d’argento.
BIANCA.
E quel dunque! …
ELAÍSA.
E un narcotico si forte,
Che in sonno, pari a quello della morte,
V‘ addormenta tant‘ ore. Lo berete
Quando riede Manfredo.
BIANCA. agitata.
E poi? …
ELAÍSA.
Di tutto
Ebbi … ed avrò pensier. Vi presta il Cielo
Il suo favore. A vita tornerete …
BIANCA con gioja, e rapidamente.
E Viscardo! …
ELAÍSA non contenendosi.
Viscardo! … Ah! …
BIANCA triste, timida.
Voi! fremete!
ELAÍSA.
Oh‘ qual nome pronunziaste! …
In qual loco! in quai momenti!
Da un obblío mi ridestaste,
Che assopiva i miei tormenti.
Il mio cor batteva appena …
Era face sul morir …
A quel nome in ogni vena
Toinò il songue a ribollir.
BIANCA.
Perdonate … oh! … perdonate
All’incauto ardente core.
Voi la vita mi salvate …
E scordava il vostro amor
Generosa mia rivale,
Veggo il vostro rio martir …
Io vi sono ben fatale! …
Non vogliatemi abborrir.
ELAÍSA.
Sì … martir cui non v’è eguale …
E piu atroce del morir.
BIANCA.
Io vi sono ben fatale! …
Deh! lasciatemi morir
ELAÍSA.
Voi morire! Voi amata!
Io sol dcbbo … e vuo’morir.
BIANCA.
Voi piangete! o sfortunata!
Pianto a pianto voglio unir.
BIANCA, ELAÍSA.
Dolce conforto al misero
Che geme-senza speme,
Accorda il Ciel le lagrime
Nelle sciagnre estreme …
Più dolci allor che spargonsi
In sen dell‘ amistà.
Si stringono al seno.
Oh! piangi … piangi, abbracciami.
Io scordo il mio tormento.
E un raggio di contento …
Nel cielo è nna bontà.
BIANCA.
Viscardo! …
ELAÍSA. con fermezza.
Il rivedrete.
Felice passerete
Dal seno della morte
A quello dell‘ amor.
BIANCA con giojà.
Si bella ancor mia sorte! …
E voi!
ELAÍSA.
Per me è deciso.
Non resta più …
BIANCA.
Che!
ELAÍSA deliberata.
Morte.
BIANCA.
Ah!
Odesi un colpo alla gran porta di fuori
ELAÍSA.
Manfredo. Ecco il momento.
Va ad aprire.
BIANCA.
Io più non lo pavento.
Scena VIII.
Manfrodo, Elaísa, e Bianca.
MANFRODO. ad Ela.
Ebben! che n’otteneste?
ELAÍSA.
Ella il velen berà.
MANFRODO.
E il nome del reo complice! …
Quel sangue … quel vorrei.
Lunge, in un chiostro, incognita
A Bianca.
Te viver lascerei.
Quel nome! …
BIANCA decisa.
Mai, mai, barbaro,
Saperlo tu potrai.
Io sola … io sola vittima …
Manfrodo, Bianca, Elaísa.
MANFRODO fiero.
Si. Lo prccedi omai.
MANFRODO.
A te il veleno … o persida,
Ch’io esulti al tuo morir,
Mi vendichi terribile
L‘ estremo tuo sospir.
Invan sottrar chi adori
Tu speri a‘ miei furori.
Egli cadrà mia vittima,
Io lo saprò scoprir.
(La speme di quest‘ anima.
Amore, non, tradir.)
BIANCA.
A me il veleno … intrepida
Non temo del morir.
Me adesso credi misera …
Or cesso di soffrir.
Te lascio nel terrore
Nel mio vendicatore.
Ei non sarà tua vittima …
Ei te saprà punir.
(Cela i trasporti … frènati,
Cor mio. non ti tradir.)
ELAÍSA a Manfrodo.
Conforto me alla misera
Lasciate in suo morir.
A Bianca.
La vostra sorte intrepida
Pensate or a compir.
Terribile è il dolore
D’un disperato amore.
E in suo furor la vittima
Non tarderà a colpir.
(Cela i trasporti … frènati,
Cor mio, non ti tradir.)
Conforto me alla misera
Lasciate in suo morir.
Bianca bee dall‘ ampolla che le porse Elaísa, la gitta, freme, vacilla, e cade in braccio di Elaísa. Manfrodo parte con gioja feroce.
Fine dell‘ atto secondo.
Atto terzo.
Scena I.
Stanza nel Palazzo abitato da Elaísa.
Un‘ alcova in prospetto chiusa da coltrinaggio. Due porte laterali. Una grande finestra, sedie, tavolino.
Elaísa con capelli disciolti, seduta presso un tavolino sul quale un candelabro, con lumì accesi. Ella s’alza, prende il candelabro, e s’avvia all‘ alcova, ove si vede Bianca stesa sul letto. L‘ effigie sul di lei seno.
ELAÍSA contemplandola.
Là posa. Bella ancora
Di morte nel pallore!
Troppo, ahi! bella pel misero mio core!
S’allontana dal letto, e schiude, il coltrinaggio.
Manfredo nella tomba già la crede.
Cesse all‘ oro del guardïan la fedo.
Qui venne, fra le tenebre, asportata:
Qui, fra poco, alla vita ridonata,
S’incontrera in chi adora …
Con angoscia.
Ed io … allor, io! .. sarò più viva allora.
Sì, morir. Il mio fato
Sembra già pronunziato.
E s’affretti. Ma parmi …
Va all‘ alcova, esamina Bianca, ed oservando con emozione l’effigie, la leva dal di lei seno.
Ella! … sta ancora immota.
E quest’effigie! Oh madre mia! Devota
Tu l’invocasti un dì mia protettrice!
Quella io non son che sar dovea felice.
Ma negli estremi istanti
Tu mi conforta almeno.
Raggio di calma in seno
Mi versa, Augusta Fe.
Sia l’ultimo sorriso
Di tua pietà per me.
M’attendi in Paradiso,
O madre mia, con te.
S‘ abbandona sulla sodla.
Scena II.
S‘ apre la porta a sinistra: entra Viscardo in aria smarrita, minacciosa, e chiude.
VISCARDO.
Eccola!
ELAÍSA.
E chi? Ah! Viscardo!
VISCARDO.
Io, si.
ELAÍSA fisandolo.
Cielo! Qual fremito! Qual guardo!
VISCARDO.
E perchè n’atterite!
Si pallida perchè? … No, non mentite.
Isaura tutto udia
Da quel loco ferale,
Voi avete il veleno … ed io … Un pugnalo.
Cavandolo, e fiero.
ELAÍSA.
Viscardo! Lo diceste! … E l‘ amor mio! …
Con passione.
E il vostro! …
VISCARDO.
Io non amai
Che Bianca.
ELAÍSA.
Ah! tu, crudele, mi trafiggi
Ora con tal parola. E cara tanto
Ell‘ era a te! …
VISCARDO.
Se m’era cara! Oh quanto!
S’io l’amava! Sciagurata!
L’odi, e mori disperata.
L’adorava qual s’adora
D’un suo Nume augusta immago.
Era il Ciel cui aspirava …
La mia speme … ìl mio tesor,
E quell‘ Angelo mi amava
Quanto amar, bramar può un cor.
ELAÍSA.
D’Eläísa il cor giammai
Dunque, ingrato, conoscesti!
VISCARDO.
E che mai … che dir potresti! …
ELAÍSA marcata.
A mia morte lo saprai.
Forse allor ne piangerai.
Al sorriso di Viscardo
Per me il Cielo ognor s’apriva.
Eri il Sol de‘ giorni miei …
Nume … altare … cuor per me.
Rinunziato al Ciclo avrei,
Là chiamata, senza te.
VISCARDO.
Piû non odo …
ELAÍSA.
Dunque … E vuoi? …
VISCARDO.
A morir vl disponete.
Pochi istanti lascio a voi …
Là … postratevi … piangete …
E, sperarla se potete,
Domandate a Dio pietà.
ELAÍSA.
E da te? … dimmi …
VISCARDO.
Da me! …
Bianca l‘ ebbe allor da te!
Del suo tiranno a‘ piè cadea …
Bianca, in affanno, pietà chicdea …
Veduta piangere, crudel, tu l‘ hai …
E il cor tuo barbaro ne giubilò.
Ma tanto sangue tu verserai
Per quante lagrime ella versò.
ELAÍSA.
Per te d‘ amore solo vivoa:
Senza il tuo eore morir volca,
Ma di tua mano! … non lo sperai …
Nelle tue braccia forse cadrò.
Estremo accento … tuo nome udrai …
Mio sospir ultimo ti volgerò.
VISCARDO quasi fuori di se.
La sua spoglia! … Che ne feste? …
E dov‘ è? … Chi a me l‘ invola? ..
Non sapete ch‘ è la sola …
Si‘ … la sola pel mio core! …
ELAÍSA.
È la sola! … Dio! la sola! …
VISCARDO.
Che anche morta, adorerà.
ELAÍSA.
Vedi … io moro … il mio dolore: …
Ah! tu sei senza pietà.
Disperata.
Sì … lo sappi … ne fremi … delira …
Io l‘ odiai … t‘ involai la diletta.
Esultai nel compir la vendetta …
Questa mano il veleno le diè.
Or la vendica … sfoga quell‘ ira …
Chiede Bianca il mio sangue da te.
VISCARDO.
Mia ragione s‘ offusca … delira …
Dove sei! .. Ti perdei … mia diletta …
Triste vittima d‘ empia vendetta …
E ancor vive chi morte le diè!
Freno in son non ha più la giust‘ ira;
Abbi morte, spietata, da me.
Mia Bianca! …
ELAÍSA disperatissima.
Io te l‘ uccisi.
VISCARDO alzando il pugnale.
Sciagurata! …
Ebben … mori.
La colpisce.
ELAÍSA cade ferita.
Ah! … Qui … al core.
Così bramai …
Gli prende la mano, con tenerezza, in questo s‘ ode la voce di Bianca dall‘ alcova.
BIANCA.
Viscardo! ove son io? ..
VISCARDO.
Ah! qual voce! …
BIANCA aprendo il coltrinaggio.
Viscardo! …
VISCARDO.
Ella! gran Dio!
Bianca! … è vero? … Tu vivi? …
Come? Da chi salvata?
ELAÍSA.
Da me … per te.
BIANCA.
Si.
VISCARDO.
Ed io! … Eläísa! ..
Aita! …
S‘ inginocchia e sorregge Elaísa.
ELAÍSA.
È vana, già finisce la mia vita.
Con voce che va mancando.
Per me già s‘ apre il Cielo …
E lascio a voi l‘ amor.
Non piangere … sorridimi …
A Viscardo.
Tua man … qui … sul cor mio.
Vi benedico … addio …
Felice io moro ancor.
VISCARDO.
Ed io t‘ uccisi! oh Cielo!
BIANCA.
Straziar mi sento il cor.
VISCARDO, BIANCA.
Per me tu mori! oh Dio!
Vittima doll‘ amor!
Ela, cade in braccio a Vis, o spira.
Fine.