Gaetano Donizetti
Anna Bolena
Tragedia lirica in due atti
Libretto von Felice Romani
Uraufführung: 26.12.1830, Teatro Carcano, Mailand
Enrico VIII, Re de Inghilterra
Anna Bolena, sua moglie
Giovanna Seymour, Damigella di Anna
Lord Rochefort, Fratello di Anna
Lord Riccardo Percy
Smeton, Paggio e Musico della Regina
Sir Hervey, Ufficiale del Re
Cortigiani. Ufficiali. Lordi
Cacciatori e Soldati
L’azione nel primo Atto è a Windsor, nel secondo a Londra. L‘ epoca è del 1586.
Atto Primo.
Sala nel Castello di Windsor.
Scena I.
Coro di Cavalieri, poi Giovanna Seymour.
CORO.
Nè venne il Re? Silenzio.
Ancor non venne. Ed ella?
Ne geme il cor, ma simula,
Tramonta omai sua stella.
D‘ Enrico il cor volubile
Arde d‘ un altro amor.
Forse è serbata, ahi misera
Ad onta e duol maggior.
GIOVANNA.
Ella di me sollecita
Più dell‘ usato ha chiesto.
Ella … perche? … qual palpito,
Qual dubbio in me si è desto!
Innanzi alla mia vittima
Perde ogni ardire il cor.
Scena II.
Anna. Smeton. Dame. Paggi, e detti.
ANNA.
Sì taciturna e mesta
Mai non vidiassemblea… Tu stessa un tempo
Lieta cotanto, richiamar non sai
Sul tuo labbro un sorriso.
GIOVANNA.
E chi potria
Seren mostrarsi quando afflitta ei vede
La sua Regina?
ANNA.
Afflitta è ver son‘ io …
Nè sò perchè… Smania inquieta, ignota,
A me la pace da più giorni invola.
SMETON.
(Misera!)
GIOVANNA.
(Io tremo ad ogni sua parolo.)
ANNA.
Smeton dov‘ è?
SMETON.
Regina!
ANNA.
A me ti appressa. Non vuoi tu per poco
De‘ tuoi concenti rallegrar mia corte,
Finchè sia giunto il Re?A
GIOVANNA.
(Mio cor respira.)
ANNA.
Loco, o Ledi, prendete.
SMETON.
(O amor, m‘ inspira.)
Deh non voler costringere
A finta gioia il viso.
Bella è la tua mestizia,
Siccome il tuo sorriso.
Cinta di nubi ancora
Bella è così l‘ Aurora.
La Luna malinconica
Bella è nel suo Pallor.
Chi pensierosa e tacita
Starti così ti mira,
Ti crede ingenua Vergine
Che il primo amor sospira:
Ed obliato il serto
Ond‘ è il tuo crin coperto.
Teco sospira, e sembragli
Esser quel primo amor.
ANNA.
Cessa … deh! cessa …
SMETON.
Regina! … oh ciel …
CORO.
(Ella è turbata, oppressa.)
ANNA.
(Come, innocente giovane,
Come m‘ hai scosso il core!
Son calde ancor le ceneri
Del mio primiero amore!
Ah! non avessi il petto
Aperto ad altro affetto,
Io non sarei sì misera
Nel vano mio splendor.)
Ma poche omai rimangono
Ore di notte, io credo.
GIOVANNA.
L‘ alba è vicina a sorgere …
ANNA.
Signori io vi congedo.
È vana speme attendere
Che omai più giunga il re.
Andiam; Seymour.
GIOVANNA.
Che v‘ agita?
ANNA.
Amor che il seno m‘ agiti,
Deh! frena il mio martiro;
Forse non è si persido
L‘ oggetto che sospiro.
La Fede a lui giurata
Mi diede un serto in dono,
Ed or benchè sprezzata
Io la serbai sul trono.
Ma se consenti, o Cielo,
Ch‘ io viva quì tradita,
Toglimi pur la vita
O rendi a me quel cor.
Partono.
Scena III.
GIOVANNA.
Oh! qual parlar fu il suo!
Come il cor mi colpì! – Tradita forse,
Scoperta io mi sarei? Sul mio sembiante
Avria letto il missatto? – Ah no; mi strinse
Teneramente al petto;
Riposa ignara che il serpente ha stretto.
Potessi almen ritrarre
Da questo abisso il piede; e far che il tempo
Corso non sosse. – Ahi! la mia sorte è fissa.
Fissa nel Cielo come il dì supremo.
Ecco, ecco il Re!
Scena IV.
Enrico, e detta.
ENRICO.
Tremate voi? …
GIOVANNA.
Sì, tremo.
ENRICO.
Che la colei?
GIOVANNA.
Riposa.
ENRICO.
Non io.
GIOVANNA.
Riposo io forse? … – Ultimo sia
Questo colloquio nostro … ultimo, o Sire;
Ve ne scongiuro …
ENRICO.
E tal sarà. Vederci
Alla faccia del Sole omai dobbiamo:
La terra e il Cielo han da saper ch‘ io v‘ amo.
GIOVANNA.
Giammai, giammai … Sotterra
Vorrei celar la mia vergogna.
ENRICO.
È gloria
L‘ amor d‘ Enrico … Ed era tal per Anna
Agli occhi pur dell‘ Inghilterra intera.
GIOVANNA.
Dopo l‘ Imene ei l‘ era …
Dopo l‘ imene solo.
ENRICO.
E in questa guisa
M‘ ama Seymour?
GIOVANNA.
E il Re così pur m‘ ama?
ENRICO.
Ingrata, e che bramate?
GIOVANNA.
Amore e fama.
ENRICO.
Fama! Sì: l‘ avrete, e tale
Che nel mondo egual non fia:
Tutta in voi la luce mia,
Solo in voi si spanderà.
Non avrà Seymour rivale,
Come il Sol rival non ha.
GIOVANNA.
La mia fama è a piè dell‘ ara:
Onta altrove è a me serbata:
E quell‘ ara è a me vietata,
Lo sa il Cielo, e il Re lo sa.
Ah! s‘ è ver che al Re son cara,
L‘ onor mio pur caro avrà.
ENRICO.
Sì … v‘ intendo.
GIOVANNA.
Oh Cielo! e tanto
È in voi sdegno?
ENRICO.
E sdegno, e duolo.
GIOVANNA.
Sire! …
ENRICO.
Amate il Re soltanto.
GIOVANNA.
Io! …
ENRICO.
Vi preme il trono solo.
Anna pure omor m‘ offrìa,
Vagheggiando il soglio Inglese …
Ella pure il serto ambia
Dell‘ altera Aragonese …
L‘ ebbe alsin, ma l‘ ebbe appena,
Che sul crin le vacillò.
Per suo danno, per sua pena,
D‘ altra donna il cor tentò.
GIOVANNA.
Ah! non io, non io v‘ offrìa
Questo cor a torto offeso …
Il mio Re me lo rapìa;
Dal mio Re mi venga reso.
Più inselice di Bolena,
Più da piangere sarò.
Di un ripudio avrò la pena,
Nè un marito offeso avrò.
ENRICO.
Tu mi lasci?
GIOVANNA.
Il deggio.
ENRICO.
Arresta.
GIOVANNA.
Io nol posso.
ENRICO.
Arresta; il voglio.
Già l‘ altar per te si appresta:
Avrai sposo, e scettro, e soglio.
GIOVANNA.
Cielo! … ed Anna?
ENRICO.
Io l‘ odio …
GIOVANNA.
Ah! Sire …
ENRICO.
Giunto è il giorno di punire.
GIOVANNA.
Ah! qual colpa?
ENRICO.
La più nera.
Diemmi un cor che suo non era …
M‘ ingannò pria d‘ esser moglie;
Moglie ancora m‘ ingannò.
GIOVANNA.
E i suoi nodi?
ENRICO.
Il Re li scioglie.
GIOVANNA.
Con qual mezzo?
ENRICO.
Io sol lo so.
GIOVANNA.
Ah! qual sia cercar non oso …
Nol consente il core oppresso …
Ma sperar mi sia concesso
Che non fia di crudeltà.
Non mi costi un regio sposo
Più rimorsi, per pietà!
ENRICO.
Rassicura il cor dubbioso,
Nel tuo Re la mente acqueta …
Ch‘ ei ti vegga omai più lieta
Dell‘ amor che sua ti fa.
La tua pace, il tuo riposo
Pieno io voglio, e tal sarà.
Partono.
Scena V.
Parco nel Castello di Windsor.
Percy e Rochefort.
ROCHEFORT.
Chi veggo? … In Inghilterra
Tu, mio Percy?
PERCY.
Mi vi richiama, amico,
D‘ Enrico un cenno … E al suo passaggio offrirmi
Quando alla caccia ei mova, è mio consiglio
Dopo sì lungo esiglio
Respirar l‘ aura antica e il ciel natio,
Ad ogni core è dolce, amaro al mio.
ROCHEFORT.
Caro Percy! mutato
Il duol non t‘ ha così, che a ravvisarti
Pronto io non fossi.
PERCY.
Non è duolo il mio
Che in fronte appaja; raunato è tutto
Nel cor prosondo. – Io non ardisco, o amico
Della tua suora avventurar inchiesta …
ROCHEFORT.
Ella è Regina … Ogni sua gioja è questa.
PERCY.
E il ver parlò la fama? …
Ella è inselice? … Il Re mutato? …
ROCHEFORT.
E duro
Ancor contento mai?
PERCY.
Ben dici … ei vive
Privo di speme come vive il mio.
ROCHEFORT.
Sommesso parla.
PERCY.
E che temer degg‘ io?
Da quel dì che, lei perduta,
Disperato in bando andai,
Da quel dì che il mar passai,
La mia morte cominciò.
Ogni luce a me su muta,
Dai viventi mi divisi:
Ogni terra ov‘ io m‘ assisi
La mia tomba mi sembrò.
ROCHEFORT.
E venisti a sar peggiore
Il tuo stato a lei vicino?
PERCY.
Senza mente, senza core,
Cieco io seguo il mio destino.
Pur talvolta, in duol sì fiero,
Mi sorride nel pensiero
La certezza che fortuna
I miei mali vendicò.
ROCHEFORT.
Già la caccia si raduna …
Taci: alcuno udir ti può.
Scena VI.
Cacciatori, Paggi, Scudieri, e detti.
CORO.
Olà! veloci accorrano
I Paggi, gli Scudieri …
I veltri si dispongano …
S‘ insellino i destrieri …
Più che giammai sollecito
Esce stamane il Re.
PERCY.
Ed Anna anch‘ ella! …
ROCHEFORT.
Acquetati.
Forse con lui non è.
PERCY.
Ah! così ne‘ dì ridenti
Del primier felice amore,
Palpitar sentiva il core
Nel doverla riveder.
Di que‘ dolci e bei momenti,
Ciel pietoso, un sol mi rendi;
Poi la vita a me riprendi,
Perch‘ io mora dï piacer.
Scena VII.
Enrico, e Cacciatori, Anna, e damigelle, Percy, Hervey, e Guardie.
ENRICO.
Desta sì tosto, e tolta
Oggi al riposo?
ANNA.
In me potea più forte
Che il desìo del riposo
Quel di vedervì. Omai più dì son corsi
Ch‘ io non godea del mio signor l‘ aspetto.
ENRICO.
Molte mi stanno in petto
E gravi cure … Pur mia mente ognora
A voi fu volta; nè un momento solo
Da voi ritrarsi il mio vegliante sguardo …
Voi quà, Percy!
ANNA.
(Ciel! chi vegg‘ io … Riccardo!)
ENRICO.
Appressatevi.
PERCY.
(Io tremo.)
ENRICO.
Pronto ben foste …
PERCY.
Un solo istante, o Sire,
Che indugiato io mi fossi a far palese
Il grato animo mio, saria sembrato
Errore ad altri, a me sembrò delitto.
La man che me proscritto
Alla Patria ridona e al tetto antico,
Devoto io bacio …
ENRICO.
Non la man d‘ Enrico.
Dell‘ innocenza vostra,
Già da gran tempo securtà mi diede
Chi, nudrito con voi, con voi cresciuto,
Conosce della vostra alma il candore.
Anna alfin …
PERCY.
Anna! …
ANNA.
(Non tradirmi, o core!)
PERCY.
Voi, Regina! … E fia pur vero
Che di me pensier vi prese?
ANNA.
Innocente … il regno intero
Vi credette … e vi difese …
ENRICO.
E innocente io vi credei,
Perchè tal sembraste a lei …
Tutto il regno, a me il credete,
V‘ era invan mallevador.
PERCY.
Ah, Regina!
ANNA.
Oh Dio! Sorgete.
ROCHEFORT.
(Ei si perde!)
ENRICO.
Hervey.
HERVEY.
Signor.
ANNA.
Io sentii sulla mia mano
La sua lagrima corrente …
Della fiamma più cocente
Si diffonde sul mio cor.
PERCY.
(Ah! pensava a me lontano:
Me ramingo non sossria:
Ogni affanno il core oblìa:
Io rinasco, io spero ancor.)
ROCHEFORT.
(Ah! che sai! ti srena, insano,
Ogni sguardo è in te rivolto:
Hai palese, hai scritto in volto
Lo scompiglio del tuo cor.)
ENRICO.
(A te spetta il far che vano
Non riesca il grande intento:
D‘ ogni passo, d‘ ogni accento
Sii costante esplorator.)
HERVEY.
(Non indarno il mio Sovrano
In me fida il suo disegno:
Io sarò, mia fè ne impegno,
De‘ suoi cenni esecutor.)
ENRICO.
Or che reso ai patrii lidi
E assoluto appien voi siete.
In mia corte, fra i più fidi,
Spero ben che rimarrete.
PERCY.
Mesto, o Sire, per natura,
Destinato a vita oscura
Mal saprei …
ENRICO.
No, no, lo bramo.
Rochefort, lo assido a te.
Per la caccia omai partiamo …
Anna, addio.
ANNA.
(Son fuor di me.)
TUTTI.
Questo dì per noi / voi spuntato
Con sì lieti e fausti anspicj,
Dai successi più selici
Coronato splenderà.
PERVEY. ANNA.
Ah! per me non sia turbato
Quando in ciel tramonterà.)
ENRICO.
Altra preda amico fato
Ne‘ miei lacci guiderà.
Scena VIII.
Gabinetto nel Castello.
SMETON SOLO.
È sgombro il loco … Ai loro ussicj intente
Stansi altrove le ancelle … e dove alcuna
Me quì vedesse, ella pur sa che in quelle
Più recondite stanze, anco talvolta
Ai privati concenti Anna m‘ invita.
Questa da me rapita
Cara immagine sua, ripor degg‘ io
Pria che si scopra l‘ ardimento mio,
Un bacio, ancora un bacio
Adorate sembianze … Addio beltade,
Che sul mio cor posavi,
E col mio core palpitar sembravi.
Odo rumor … Si appressa
A queste stanze alcun … troppo indugiai …
Scena IX.
Anna, e Rochefort.
ANNA.
Cessa … tropp‘ oltre vai …
Troppo insisti, o fratello …
ROCHEFORT.
Un sol momento
Ti piaccia udirlo: alcun periglio, il credi,
Correr non puoi … bensì lo corri, e grave
Se sai col tuo rigore
Che il duol soverchi ogni ragione in lui
ANNA.
Lassa! e cagion del suo ritorno io fui?
Ebben … mel guida, e veglia
Attento sì che a noi non giunga alcuno
Che a me sedel non sia.
ROCHEFORT.
Riposa in me.
Parte.
Scena X.
Anna e Smeton.
SMETON.
(Nè uscir poss‘ io? … Che sia?)
ANNA.
Debole io fui … dovea
Ferma negar … non mai vederlo.
Scena XI.
Percy ed Anna.
ANNA.
Eccolo! … io tremo! … io gelo! …
PERCY.
Anna! …
ANNA.
Riccardo!
Sien brevi i detti nostri
Cauti, sommessi. A rinfacciarmi forse
Vieni la fè tradita? Ammenda, il vedi,
Ampia ammenda ne seci: ambiziosa,
Un serto io volli, e un serto ebb’io di spine.
PERCY.
Io ti veggo infelice, e l‘ ira ha fine.
La sronte mia solcata
Vedi dal duolo; io tel perdono; io sento
Che a te vicino, de‘ passati affanni
Potrei scordarmi, come giunto a riva,
Il naufrago nocchiero i flutti oblìa.
Ogni tempesta ria
In te s‘ acquieta, e vien da te mia luce.
ANNA.
Misero! e quale speme or ti seduce?
Non sai, che moglie son, che son Regina?
PERCY.
Ah! non lo dir; nol debbo,
Nol vò saper:
Anna per me tu sei, Anna soltanto;
Ed io non son l‘ istesso
Riccardo tuo? quel che t‘ amò cotanto?
Quel che ad amare t‘ insegnò primiero?
E non t‘ aborre il Re?
ANNA.
M‘ aborre è vero.
PERCY.
Partirò … ma dimmi pria:
Ti vedrò? … prometti … giura.
ANNA.
Nò: mai più.
PERCY.
Mai più! Sia questa
Mia risposta al tuo giurar.
ANNA.
Ah! che sai! spietato!
Scena XII.
Smeton, e detti.
SMETON.
Arresta.
ANNA.
Giusto ciel!
PERCY.
Non ti appressar.
ANNA.
Deh! sermate … io son perduta:
Giunge alcuno … io più non reggo.
Scena XIII.
Rochefort, e detti.
ROCHEFORT.
Ah! sorella …
SMETON.
Ella è svenuta.
ROCHEFORT.
Giunge il Re!
PERCY.
Il Re!!
Scena XIV.
Enrico, Hervey, e detti.
ENRICO.
Che veggo?
Destre armate in queste porte!
In mia reggia nudi acciar!
Olà, guardie.
Scena XV.
Cortigiani, Dame, Paggi e i Soldati. Indi Giovanna, e detti.
PERCY.
Avversa sorte!
CORO.
Che mai fu?
SMETON. ROCHEFORT.
Che dir? che far?
ENRICO.
Tace ognuno, è ognun tremante!
Qual misfatto or qui s‘ ordìa!
Io vi leggo nel sembiante
Che compiuta è l‘ onta mia:
Testimonio è il regno intero
Che costei tradiva il Re.
SMETON.
Sire … ah! Sire … non è vero
Io lo giuro al vostro piè.
ENRICO.
Tanto ardisci! Al tradimento
Già sì esperto, o giovinetto!
SMETON.
Uccidetemi s‘ io mento;
Nudo, inerme io v‘ offro il petto.
ENRICO.
Qual monile?
SMETON.
Oh Ciel!
ENRICO.
Che vedo
Al mio sguardo appena il credo!
Del suo nero tradimento
Ecco il vero accusator.
PERCY. ANNA.
Oh! angoscia!
SMETON. ROCHEFORT.
Oh! mio spavento!
ANNA.
Ove sono? … Oh mio Signor!
In quegli sguardi impresso
Il tuo sospetto io vedo;
Ma, per pietà lo chiedo,
Non condannarmi, o Re.
Lascia che il core oppresso
Torni per poco in se.
ENRICO.
Del tuo nesando eccesso
Vedi in mia man la prova,
Il lagrimar non giova,
Fuggi lontan da me.
Poter morire adesso
Meglio sarà per te.
PERCY.
(Cielo! un rivale in esso
Un mio rival felice!
E me l‘ ingannatrice
Volea bandir da se?
Tutta ti sfoga adesso
Ira del fato in me.)
GIOVANNA.
(All‘ infelice appresso
Poss‘ io trovarmi, o cielo!
Preso d‘ orror di gelo,
Come il mio cor non è?
Spense il mio nero eccesso
Ogni virtude in me.)
SMETON. ROCHEFORT.
Ah! l‘ ho perduta io stesso,
Colma ho la sua sventura!
Il giorno a me si oscura,
Non mi sostiene il piè.
Poter morire adesso
Meglio saria per me.
ENRICO.
In separato carcere
Tutti costor sian tratti.
ANNA.
Tutti? … deh! Sire …
ENRICO.
Scostati!
ANNA.
Un detto sol …
ENRICO.
Ritirati!
Non io, sol denno i giudici
La tua discolpa udir.
ANNA.
Giudici! ad Anna!
PERCY. SMETON. ROCHEFORT.
Ah! misera!
GIOVANNA. CORO.
(È scritto il suo morir!)
ANNA.
(Ah! segnata è la mia sorte,
Se mi accusa chi condanna,
Ah! di legge sì tiranna
Al poter succumberò
Ma scolpata dopo morte,
E assoluta un dì sarò.)
ENRICO.
(Sì segnata è la tua sorte,
Se un sospetto aver poss‘ io
Chi divide il soglio mio
Macchia in terra aver non può.
Mi sia pena la tua morte,
Ma la morte a te darò.)
PERCY. GIOVANNA. SMETON. ROCHEFORT.
(Ah! segnata è la mia sorte;
A sfuggirla ogni opra è vana:
Arte in terra, o forza umana,
Mitigarla omai non può.
Nel mio core è già la morte,
E la morte ancor non ho.)
CORO.
(Ah! di quanti avversa sorte
Mali afflisse il soglio Inglese,
Un funesto in lui non scese
Pari a quello che scoppiò.
Innocenza ha qui la morte
Che il delitto macchinò.)
Atto Secondo.
Vestibolo.
Scena I.
Guardie, e Damigelle.
CORO DI DAMIGELLE.
Oh! dove mai ne andarono
Le turbe adulatrici,
Che intorno a lei venivano
Ne‘ giorni suoi felici!
Seymour, Seymour medesima,
Da leí si allontanò.
Ma noi per sempre, o misera,
Sempre con te saremo,
O il tuo trionfo apprestisi,
O il tuo disastro estremo.
Pochi il destin, ma teneri
Cori per te lasciò.
Scena II.
Anna e dette, indi Hervey con soldati.
ANNA.
O mie fedeli, o sole
A me rimaste nella mia sventura
Consolatrici, ogni speranza, è vero,
Posta è nel cielo, in lui soltanto … In terra
Non v‘ ha riparo per la mia ruina.
Che rechi, Hervey?
HERVEY.
Regina!! …
Duolmi l‘ amaro incarco a cui m‘ elegge
Il Consiglio de‘ Pari.
ANNA.
Ebben? favella.
HERVEY.
Ei queste ancelle appella
Al suo cospetto.
CORO.
Noi!!
ANNA.
Nel suo proposto
È dunque fermo il Re! Tanto al cor mio
Ferita ei recherà? …
HERVEY.
Che dir poss‘ io?
ANNA.
Piegar la fronte è sorza
Al regale voler, qualunque ei sia.
Dell‘ innocenza mia
Voi testimoni siate … Tenere amiche …
CORO.
Oh! dì funesto!
ANNA.
Andate.
Le Ancelle partono con Hervey.
Scena III.
Anna, indi Giovanna Seymour.
ANNA.
Dio, che mi vedi in core,
Mi volgo a te … Se meritai quest‘ onta
Giudica tu.
GIOVANNA.
Piange l‘ afflitta … ahi! come
Ne sosterrò lo sguardo?
ANNA.
Ah! sì: gli assanni
Dell‘ infelice Aragonese inulti
Esser non denno, e a me terribil pena
Il tuo rigor destina …
Ma terribile è troppo …
GIOVANNA.
O mia Regina.
ANNA.
Seymour! … a me ritorni! …
Non mi obliasti tu? … Sorgi … Che veggo?
Impallidisci! … tremi? … A me tu rechi
Nuova sventura forse?
GIOVANNA.
Orrenda … estrema! …
Gioja poss’io recarvi? Ah! … no … m’udite.
Tali sono trame ordite,
Che perduta voi siete. Ad ogni costo
Vuol franti il Re gli sciagurati nodi,
Che vi stringono a lui … La vita almeno …
Se non il regio nome …
La vita almen, deh! voi salvate!
ANNA.
E come?
Spiegati.
GIOVANNA.
In dirlo io tremo …
Pur dirlo io deggio. Il confessarvi rea
Dal Re vi scioglie e vi sottragge a morte.
ANNA.
Che dici tu?
GIOVANNA.
La sorte
Che vi persegue, altro non lascia a voi
Mezzo di scampo.
ANNA.
E consigliar mel puoi! …
Tu, mia Seymour! …
GIOVANNA.
Deh! per pietà …
ANNA.
Ch‘ io compri
Coll‘ infamia la vita?
GIOVANNA.
E infamia e morte
Volete voi? … Regina! … oh ciel! cedete …
Ve ne consiglia il Re … ve ne scongiura
La sciagurata che l‘ amor d‘ Enrico
Ha destinata al trono.
ANNA.
Oh! chi è costei?
La conosci? favella. – Ardire ell‘ ebbe
Di consigliarmi una viltà? … Viltade
Alla Regina sua! … parla chi è d‘ essa?
GIOVANNA.
Un‘ infelice …
ANNA.
E tal facea me stessa.
Sul suo capo aggravi un Dio
Il suo braccio punitore.
GIOVANNA.
Deh! mi ascolta!
ANNA.
Al par del mio
Sia straziato il vil suo cuore.
GIOVANNA.
Ah! perdono!
ANNA.
Sia di spine
La corona ambita al crine;
Sul guancial del regio letto
Sia la veglia ed il sospetto.
Fra lei sorga e il reo suo sposo
Il mio spettro minaccioso …
E la scure a me concessa,
Più crudel, le neghi il Re.
GIOVANNA.
Ria sentenza! io moro … ah! cessa!
Deh! pietà, pietà … di me!
ANNA.
Tu! … Che ascolto?
GIOVANNA.
Ah! sì: prostrata
È al tuo piè la traditrice.
ANNA.
Mia rivale! …
GIOVANNA.
Ma straziata
Dai rimorsi … ed infelice.
ANNA.
Fuggi … fuggi …
GIOVANNA.
Ah! no: perdono:
Dal mio cor punita io sono …
Inesperta … lusingata …
Fui sedotta ed abbagliata …
Amo Enrico, e ne ho rossore,
Mio supplizio è questo amore …
Gemo e piango, e dal mio pianto
Soffocato amor non è.
ANNA.
Sorgi! … ah! sorgi … È reo soltanto
Chi tal fiamma accese in te.
Va, infelice, e teco reca
Il perdono di Bolena;
Nel mio duol furente e cieca
T‘ imprecai terribil pena …
La tua grazia or chiedo a Dio,
E concessa a te sarà.
Ti rimanga in questo addio
L‘ amor mio, la mia pietà.
GIOVANNA.
Ah! peggiore è il tuo perdono.
Dello sdegno ch‘ io temea.
Punitor mi lasci un trono
Del delitto ond‘ io son rea.
Là mi attende un grande Iddio.
Che la colpa punirà.
Ah! primiero è questo addio
Dei tormenti che mi dà.
Partono.
Scena IV.
Coro di Cortigiani, in di Hervey.
CORO I.
Ebben? dinanzi ai giudici
Quale dei rei su tratto?
CORO II.
Smeton.
CORO I.
Ha forse il giovane
Svelato alcun misfatto? …
CORO II.
Ancor l‘ esame ignorasi:
Chiuso tutt‘ ora egli è.
TUTTI.
Ah! tolga il Ciel che il debole
Ed inesperto core
Sedur si lasci o vincere
Da speme o da timore;
Tolga ch‘ ei mai dimentichi
Che accusatore è il Re.
CORO.
Ecco, ecco Hervey.
HERVEY.
Si guidino
Anna e Perey
CORO.
Che fia?
HERVEY.
Smeton parlò.
CORO.
L‘ improvvido
Anna accusata avrìa?
HERVEY.
Colpa ei svelò che fremere,
Ed arrossir ne fe‘.
Ella è perduta.
CORO.
Ahi! misera!
(Accusatore è il Re.)
Scena V.
Enrico, Hervey, e Coro.
HERVEY.
Scostatevi … il Re giunge … E del consesso
Chi vi allontana?
ENRICO.
Innopportuna or fora
La mia presenza. Il primo colpo è sceso;
Chi lo scagliò si asconda.
HERVEY.
Oh! come al laccio
Smeton cadea!
ENRICO.
Nel carcer suo ritorni
Il giovin cieco, e a creder segua ancora,
Finchè sospesa è l‘ ora
Della vendetta mia, d‘ aver salvata
D‘ Anna la vita. – Ella si appressa …
HERVEY.
E quinci
Vien condotto Percy fra suoi custodi.
ENRICO.
Si eviti.
Scena VI.
Anna e Percy, e detti.
ANNA.
Arresta, Enrico. Arresta … e m‘ odi.
ENRICO.
Ti udrà il Consiglio.
ANNA.
A‘ piedi tuoi mi prostro;
Svenami tu, ma non espormi, o Sire,
All‘ onta d‘ un giudizio: il regio nome
Fa che in me si rispetti.
ENRICO.
Hal rispettato.
Il regio grado tu? Moglie d‘ Enrico
Ad un Percy scendevi.
PERCY.
E su di questo
Dispregieto Percy non isdegnasti
Farti rivale … e a lui l‘ amante hai tolta.
ENRICO.
Fellone! e ardisci? …
PERCY.
Il ver parlarti: ascolta,
Sarò fra poco innanzi
Al tribunal più santo e più tremendo
Che il tuo non sia. Giuro per quello … io giuro
Ch‘ ella non ti offendea … che me scacciava,
Che all‘ audace mia speme ardea di sdegno …
ENRICO.
Dell‘ amor suo più degno
Un vil paggio rendeva … Egli il confessa …
E cento adduce testimonii …
ANNA.
Cessa.
A questa iniqua accusa
Mia dignità riprendo, ed altamente
Di Smeton seduttor te, Sire, io grido.
ENRICO.
Audace donna!! …
ANNA.
Io sfido
Tutta la tua potenza. Ella può darmi
Morte, ma non insamia. È mio delitto
L‘ aver posposto al trono un nobil core,
Come il cor di Percy, l‘ aver creduta
Felicità suprema
L‘ esser di un Re consorte.
PERCY.
Oh! gioja estrema:
No, così turpe affetto
Tu non nudrivi … io ne son certo; e lieto
Con tal certezza il mio destino attendo …
Ma tu vivrai … sì, tu vivrai.
ENRICO.
Che intendo?
Ambo morrete, o perfidi;
Chi può sottrarvi a morte?
PERCY.
Giustizia il può …
ANNA.
Giustizia!! …
Muta è d‘ Enrico in Corte!
ENRICO.
Ella a tacersi apprese
Quando sul trono inglese
Ceder dovette il loco
Una Regina a te.
Ma parlerà fra poco …
PERCY.
E tu l‘ ascolta, o Re.
Se d‘ un tradito talamo
Dèssi vendetta al dritto,
Soltanto il mio si vendichi …
Esso nel cielo è scritto.
Sposi noi siam.
ENRICO.
Voi sposi!! …
ANNA.
Ah! che di‘ tu?
ENRICO.
Tant‘ osi?
PERCY.
Riprendo i dritti miei:
Ella sia resa a me.
ENRICO.
E sposa sua tu sei! …
ANNA.
Io …
PERCY.
Puoi negarlo? …
ANNA.
(Ahimè! …)
PERCY.
Fin dall‘ età più tenera
Tu fosti mia, lo sai:
Tu mi tradisti; io, misero,
Anche infedel t‘ amai.
Quel che mi t‘ ha rapita
Ti toglie onore e vita …
Le braccia io t‘ apro, io voglio
Renderti vita e onor.
ANNA.
Ah! del tuo cuor magnanimo
Qual prova a me tu dai!
Perisca il dì che, perfida,
Te pel crudel lasciai!
M‘ ha della fè tradita
Il giusto Ciel punita …
Io non trovai nel soglio
Altro che affanno e orror.
ENRICO.
(Chiaro è l‘ inganno inutile,
Chiara la trama assai …
Ma, coppia rea, non credere
Ch‘ io ti smentisca mai …
Dall‘ arte tua scaltrita
Tu rimarrai punita …
Più rio ne avrai cordoglio,
Strazio ne avrai maggior.)
Al Consiglio sien tratti, o custodi.
Salirà d‘ Inghilterra sul trono
Altra donna più degna d‘ affetto:
Abborrito, infamato, e rejetto
Il tuo nome, il tuo sangue sarà.
ANNA. PERCY.
Quanto, ahi quanto è funesto il tuo dono
Altra donna giammai non apprenda!
L‘ Inghilterra mai più non intenda
L‘ empio strazio che d‘ Anna si fa!
Scena VII.
Hervey, e detti.
HERVEY.
A voi dí lieto evento
Nunzio son‘ io. Vita concede ad ambi
Clemente il Re.
PERCY.
Vita a noi soli? ed Anna! ..
HERVEY.
La giusta sua condanna
Soffrir dev‘ ella.
PERCY.
E me sì vile ei tiene
Che viver voglia, io reo, quand’ella muore?
Ella innocente! A lui ritorna, e digli
Ch‘ io ricusai così funesto dono.
HERVEY.
Che ascolto, e voi
ROCHEFORT.
Pronto al supplizio io sono
PERCY.
Vivi tu, te ne scongiuro,
Tu men tristo e men dolente;
Cerca un suolo, in cui securo
Abbia asilo un innocente;
Cerca un lido in cui vietato
Non ti sia per noi pregar.
Ahi! qualcuno il nostro fato
Resti in terra a lacrimar.
ROCHEFORT.
Oh! Percy! di te men forte,
Men costante non son io.
HERVEY.
Risolveste?
PERCY. ROCHEFORT.
Udisti … Morte.
HERVEY.
Sian divisi.
ROCHEFORT.
Amico … addio!
PERCY.
Nel veder la tua costanza
Il mio cor si rasserena;
Non temer che la sua pena
Non soffria che il tuo soffrir.
L‘ ultim‘ ora che s‘ avanza
Ambidue sfidar possiamo,
Che nessun quaggiù lasciamo
Nè timore, nè desir.
Partono.
Scena VIII.
Damigelle di Anna.
CORO.
Chi può vederla a ciglio ascintto,
In tanto affanno, in tanto lutto,
E non sentirsi spezzare il cor?
Or muta e immobile, qual freddo sasso,
Or lungo e rapido studiando il passo;
Or trista, or pallida, com ombra in viso,
Or componendosi ad un sorriso.
In tanti mutasi diversi aspetti,
Quanti in lei sorgono pensieri e affetti
Nel suo delirio, nel suo dolor.
Scena IX.
Anna, e detti.
ANNA.
Piangete voi? donde tal pianto! .. È questo
Giorno di nozze. Il Re mi aspetta … è acceso
Infiorato l‘ altar. Datemi tosto
Il mio candido ammanto: il crin m‘ ornate
Del mio serto di rose …
Che Percy non lo sappia, il Re l‘ impose.
CORO.
Oh! memoria funesta!
ANNA.
Oh! chi si duole?
Chi parlò di Percy? Ch‘ io non lo vegga,
Ch‘ io m‘ asconda a‘ suoi sguardi. È vano.
Ei viene
Ei mi accusa … ei mi sgrida. Oh! mi perdona
Infelice son‘ io. Toglimi a questa
Miseria estrema … Tu sorridi … oh gioia!
Non fia, non fia che qui deserta io moia!
A dolce guidami
Castel natio,
Ai verdi platani
Al quieto rio.
Che i nostri mormora
Sospiri ancora.
Colà, dimentico
De‘ corsi affanni
Un giorno rendimi
De‘ miei prim‘ anni,
Un giorno solo
Del nostro amor.
Scena X.
Guardie, Hervey, Cortigiani, e detti.
ANNA.
Qual mesto suon? … che vedo? ..
Hervey! le guardie? …
HERVEY.
Ite, e dal carcere loro
Sian tratti i prigionieri
ANNA.
Oh! in quale istante
Del mio delirio mi riscuoti, o Cielo!
A che mai mi riscuoti! …
Scena ultima.
Rochefort, Percy e poi ultimo Smeton.
ROCHEFORT. PERCY.
Anna
ANNA.
Fratello!
E tu, Percy! .. per me, per me morite!
SMETON.
Io solo, vi perdei, me maledite …
ANNA.
Smeton! …
PERCY.
Iniquo!
SMETON.
Ah! sì … lo son … ch‘ io scenda
Con tal nome fra l‘ ombre. Io mi lasciai
Dal Re sedurre. Io v‘ accusai credendo
Serbarvi in vita; ed a mentir mi spinse
Un insano desire, una speranza
Ch’io tenni in core un anno intier repressa.
Maladitemi voi …
ANNA.
Smeton! .. Ti appressa,
Sorgi che fai? Che l‘ arpa tua non tempri?
Chi ne spezzò le corde?
ROCHEFORT.
Anna!
PERCY.
Che dici!
CORO.
Ritorna a vanneggiar.
ANNA.
Un suon sommesso
Tramandan esse come il gemer tronco
Di un cor che mora … egli è il mio corpo
Che l‘ ultima preghiera al Ciel sospino
Udite tutti.
ROCHEFORT. PERCY. SMETON.
Oh! rio martir!
CORO.
Delira.
ANNA.
Cielo, a‘ miei lunghi spasimi
Concedi alfin riposo,
E questi estremi palpiti
Sian di speranza almen.
TUTTI.
L‘ estremo suo delirio
Prolunga, o Ciel pietoso,
Fa che la sua bell‘ anima
Di te si desti in sen.
ANNA.
Chi mi sveglia? ove sono? che sento?
Suon festivo? Che fia? favellate.
CORO.
Acclamata dal popol contento
E Regina …
ANNA.
Tacete … cessate.
Manca, ahi! manca a compiere il delitto
D‘ Anna il sangue, e versato sarà.
TUTTI.
Ciel! risparmia il suo core trafitto
Questo colpo a cui regger non sa.
ANNA.
Coppia iniqua, l‘ estrema vendetta
Non impreco in quest‘ ora tremenda:
Nel sepolcro che aperto m‘ aspetta,
Col perdono sul labbro si scenda,
Ei m‘ acquisti clemenza e favore
Al cospetto d‘ un Dio di pietà.
TUTTI.
Sventurata? … ella manca … ella more!
ROCHEFORT. SMETON. PERCY.
Immolata una vittima è già!