Christoph Willibald Gluck
Orfeo ed Euridice
Azione drammatica in tre atti
Libretto von Raniero Simone Francesco Maria de Calzabigi
Uraufführung: 05.10.1762, Burgtheater, Wien
Personaggi
Orfeo (Contralto)
Euridice (Soprano)
Amore (Soprano)
Pastori e Ninfe
Furie e Spettri dell’inferno – Eroi ed Eroine degli Elisi
Seguaci d’Orfeo
Atto primo
Scena prima
Ameno, ma solitario boschetto di allori e cipressi, che, ad arte diradato, racchiude in un piccolo piano la tomba di Euridice.
All’alzar della tenda, al suono di mesta sinfonia, si vede occupata la scena da uno stuolo di Pastori e Ninfe, seguaci di Orfeo, che portano serti di fiori e ghirlande di mirto; e, mentre una parte di loro arder fa de‘ profumi, incorona il marmo e sparge fiori intorno alla tomba, intuona l’altra il seguente coro, interrotto dai lamenti di Orfeo, che, disteso sul davanti sopra di un sasso, va di tempo in tempo replicando appassionatamente il nome di Euridice.
CORO.
Ah! se intorno a quest’urna funesta,
Euridice, ombra bella, t’aggiri,
Odi i pianti, i lamenti, i sospiri
Che dolenti si spargon per te.
Ed ascolta il tuo sposo infelice
Che piangendo ti chiama e si lagna;
Come quando la dolce compagna
Tortorella amorosa perdé.
ORFEO.
Amici, quel lamento
Aggrava il mio dolore!
All’ombra pietosa d’Euridice
Rendete omai gli estremi onori e il marmo
Ne inghirlandate!
CORO.
Ah! se intorno a quest’urna funesta
Euridice, ombra bella, t’aggiri,
Odi i pianti, i lamenti, i sospiri,
Che dolenti si spargon per te.
ORFEO.
Restar vogl’io da sol fra l’ombre oscure
Coll’empia compagnia di mie sventure!
Le danze funebri cessano. Tutti si allontanano.
Chiamo il mio ben così
Quando si mostra il dì,
Quando s’asconde.
Ma, oh vano mio dolor!
L’idolo del mio cor
Non mi risponde.
Euridice! Euridice!
Ombra cara, ove sei? sempre affannato
Il tuo sposo fedel invan ti chiama,
Agli Dei ti domanda e sparge ai venti
Con le lagrime sue
Invano i suoi lamenti!
Cerco il mio ben così
In queste, ove morì,
Funeste sponde.
Ma sola al mio dolor,
Perché conobbe amor,
L’eco risponde.
Euridice! Euridice! Ah, questo nome
San le spiaggie, e le selve
L’appresero da me! Per ogni valle
Euridice risuona: in ogni tronco
Io quel nome incidea con man tremante!
Euridice moriva! ed io respiro ancor!
Dei! se non torna in vita, me pur spegnete allor!
Piango il mio ben così,
Se il sole indora il dì,
Se va nell’onde.
Pietoso al pianto mio
Va mormorando il rio,
E mi risponde.
Numi! barbari Numi!
D’Acheronte e d’Averno
Reggitori implacati! la cui mano
Il fiero Pluto vuol de‘ cenni suoi
Crudel ministra, voi giammai commuove
Beltà né gioventude! a me rapiste
La dolce mia consorte!
Oh! memoria crudel! Ahimé! non valse
La grazia sua dal barbaro destino
Quella cara a salvar!
Implacati tiranni!
A voi la vo‘ rapir!
Penetrare vogl’io ne l’atro Averno,
Il mio pianto dovrà
L’ira vostra placar!
Ricercare saprò nel vostro orrore
La mia sposa, il mio bene!
Scena seconda
Amore e detto.
AMORE.
Assisterà
Pietoso Amor l’infelice consorte!
A te concede Giove, in sua pietà,
Varcar le pigre onde di Lete. Va!
Euridice a trovar nel tetro regno!
Se il dolce suon de la tua lira,
Al cielo, Orfeo, saprà salir,
Placata fia dei Numi l’ira
E resa l’ombra cara
Al primo tuo sospir!
ORFEO.
Rivederla potrò!
AMORE.
Si, ma sai tu
Qual patto, l’alta impresa per compir.
Giove, il gran Nume, impone a te?
ORFEO.
Niun suo
Voler mi fa tremar! per essa ad ogni
Più dura prova io reggo.
AMORE.
Ascolta allora,
Orfeo! Sin che non sii fuor di quegli antri,
Ti si vieta mirar la sposa tua,
Se per sempre non vuoi perderla ancora!
Suona così lassù
Il supremo voler! Ti rendi degno
Del celeste favor!
Gli sguardi trattieni,
Affrena gli accenti:
Rammenta che peni,
Che pochi momenti
Hai più da penar.
Sai pur che talora
Confusi, tremanti
Con chi gl’innamora
Son ciechi gli amanti,
Non sanno parlar.
Parte.
ORFEO.
Che disse! che ascoltai! Dunque Euridice
Vivrà, l’avrò presente! E dopo i tanti
Affanni miei, in quel momento, in quella
Guerra d’affetti, io non dovrò mirarla,
Non stringerla al mio sen! Sposa infelice!
Che dirà mai? che penserà? preveggo
Le smanie sue: comprendo
L’angustie mie. Nel figurarlo solo
Sento gelarmi il sangue,
Tremarmi il cor … Ma … lo potrò … lo voglio,
Ho risoluto. Il grande,
L’insoffribìl de‘ mali è l’esser privo
Dell’unico dell’alma amato oggetto;
Assistetemi, o Dei, la legge accetto.
Addio, o miei sospiri!
Han speme i miei desiri!
Per lei soffrir vo‘ tutto
Ed ogni duol sfidar!
Io vo‘ da l’atre sponde
Varcar di Stige l’onde
E de l’orrendo Tartaro
Le Furie superar!
Atto secondo
Quadro primo
Scena prima
Orrida caverna al di là del fiume Cocito, offuscata poi in lontananza da un tenebroso fumo, illuminato dalle fiamme che ingombrano tutta quella orrida abitazione. Appena cangiata la scena, al suono di orribile sinfonia, comincia il ballo delle Furie e degli Spettri, che viene interrotto dalle armonie della lira d’Orfeo: e questo comparendo poi sulla scena, tutta quella turba infernale intuona il seguente.
CORO.
Chi mai dell’Erebo
Fra le caligini,
Sull’orme d’Ercole
E di Piritoo
Conduce il pié?
D’orror l’ingombrino
Le fiere Eumenidi,
E lo spaventino,
Gli urli di Cerbero,
Se un Dio non è.
Gli Spettri ripigliano le danze, girando intorno ad Orfeo per spaventarlo.
ORFEO.
Deh! placatevi con me.
Furie, Larve, Ombre sdegnose …
CORO.
No …
ORFEO.
Vi renda almen pietose
Il mio barbaro dolor.
CORO raddolcito e con espressione di qualche compatimento.
Misero giovine!
Che vuoi, che mediti?
Altro non abita
Che lutto e gemito
In queste orribili
Soglie funeste.
ORFEO.
Mille pene, ombre sdegnose,
Come voi sopporto anch’io;
Ho con me l’inferno mio,
Me lo sento in mezzo al cor.
CORO con maggior dolcezza.
Ah qual incognito
Affetto flebile,
Dolce a sospendere
Vien l’implacabile
Nostro furor!
ORFEO.
Men tiranne, ah! voi sareste
Al mio pianto, al mio lamento,
Se provaste un sol momento
Cosa sia languir d’amor.
CORO sempre più raddolcito.
Ah quale incognito
Affetto flebile,
Dolce a sospendere
Vien l’implacabile
Nostro furor! …
Le porte stridano
Su‘ neri cardini;
E il passo lascino
Sicuro e libero
Al vincitor.
Le Furie e gli Spettri cominciano a ritirarsi, e dileguandosi per entro le scene, ripetono l’ultima strofa del coro; il quale, continuando sempre, frattanto che si allontanano, finisce in un confuso mormorio.
Quadro secondo
Recesso delizioso per i boschetti che verdeggiano, i fiori che rivestono i prati, i ritiri ombrosi che vi si scoprono, i fiumi ed i ruscelli che lo bagnano.
Scena seconda
Euridice, seguita da Ombre celesti di Eroi e di Eroine.
EURIDICE.
Questo asilo di placide calme
Ai Mani eletti il ciel sacrò.
Torpida cura il sereno dell’alme
Turbar non può.
Mite raggio d’estatica ebbrezza
Ogni palpito molce e accarezza;
Respira il sen soave voluttà,
E la bieca tristezza
L’atro vol va spiegando di qua.
CORO.
Questo asilo di placide calme
Ai Mani eletti il ciel sacrò.
Torpida cura il sereno de l’alme
Turbar non può.
Euridice dileguatesi tra i boschetti.
Scena terza
Orfeo, indi Coro d’Eroi e d’Eroine; poi Euridice.
ORFEO.
Che puro ciel! che chiaro sol! che nuova
Serena luce è questa mai! che dolce,
Lusinghiera armonia formano insieme
Il cantar degli augelli,
Il correr de‘ ruscelli,
Dell’aure il susurrar! questo è il soggiorno
De‘ fortunati Eroi. Qui tutto spira
Un tranquillo contento,
Ma non per me. Se l’idol mio non trovo,
Sperar nol posso: i suoi soavi accenti,
Gli amorosi suoi sguardi, il suo bel riso,
Sono il mio solo, il mio diletto Eliso.
Ma in qual parte sarà?
Si guarda intorno.
Chiedesi a questo,
Che mi viene a incontrar, stuolo felice.
Euridice dov’è
Inoltrandosi verso il Coro.
CORO.
Giunge Euridice.
Vieni a‘ regni del riposo,
Grande eroe, tenero sposo;
Raro esempio in ogni età.
Euridice Amor ti rende;
Già risorge, già riprende
La primiera sua beltà.
Segue il ballo degli Eroi.
ORFEO.
Oh voi, ombre felici,
Colei che tanto piango
Per voi sia resa a me. Se mai poteste
Sentir qual foco mi consumi e quale
Amoroso desio m’infiammi il core,
Tornata a‘ baci miei costei saria!
Deh! vano il santo appello, Ombre, non sia!
CORO.
Torni tua! pietoso è il ciel!
A Euridice.
Torna, o bella, al tuo consorte,
Che non vuol che più diviso
Sia da te, pietoso il ciel.
Non lagnarti di tua sorte,
Chè può dirsi un altro Eliso
Uno sposo sì fedel.
Da un coro di Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo, il quale, senza guardarla e con un atto di somma premura, la prende per mano e la conduce subito via. Seguita poi il ballo degli Eroi ed Eroine, e si ripiglia il canto del Coro: supposto continuarsi sino a tanto che Orfeo ed Euridice siano affatto fuori dagli Elisi.
Atto terzo
Scena prima
Oscura spelonca che forma un tortuoso laberinto ingombrato di massi staccati dalle rupi, che sono tutti coperti di sterpi e di piante selvaggie.
Orfeo ed Euridice.
Orfeo conduce per mano Euridice, sempre senza guardarla.
ORFEO ad Euridice.
Vieni: segui i miei passi,
Unico, amato oggetto
Del fedele amor mio.
EURIDICE con sorpresa.
Sei tu! M’inganno?
Sogno? Veglio? Deliro?
ORFEO con fretta.
Amata sposa,
Orfeo son io, e vivo ancor. Ti venni
Fin negli Elisi a ricercar. Fra poco
Il nostro cielo, il nostro sole, il mondo
Di bel nuovo vedrai.
EURIDICE sospesa.
Che! Vivo? Vivi tu? Ma per qual arte?
ORFEO.
Tutto, o cara, saprai, ma non per ora!
Sin che propizi i Numi son, fuggiamo
I tetri lidi! Un’ombra più non sei …
Ci ricongiunge in vita il Dio d’Amor!
EURIDICE.
Che ascolto! E sarà ver? Celeste ebbrezza?
Io dunque, in braccio all’idol mio, novella
Vita d’amor vivrei?
ORFEO.
Sì, ma tronchiamo
gli indugi ormai!
EURIDICE mesta e risentita, e ritirando la mano che stringeva quella di Orfeo.
Ma la tua mano, ahimè!
La mia non tiene e più non guardi a me,
Che tanto amasti un dì! Dimmi perché
In tanto istante insensibil così?
S’oscurò lo splendor de‘ sguardi miei.
ORFEO da sé.
Mi sembra di morir!
Forte.
Orsù! moviamo!
Bella Euridice, inoltra i passi tuoi.
Oh! potessi calmar i dolci affanni
Ma, nol poss’io! nol vogliono gli Dei!
EURIDICE.
Oh! almen … un guardo solo! …
ORFEO.
È sventura il mirarti.
EURIDICE.
Ah! infido! E queste
Son le accoglienze tue! Tal dai, crudele,
A tanto amor mercé? Barbara sorte!
Perché d’Imen far riviver le faci,
Quando mi nieghi i sospirati baci?
ORFEO.
Ahi! mal s’appone il tuo fiero sospetto! …
EURIDICE.
È scherno reo la vita a me ridata …
Dei riprendete allor l’inutil dono!
A Orfeo.
Va! non cercarmi più d’amor perdono!
ORFEO.
Vieni: appaga il tuo consorte.
EURIDICE.
No: più cara è a me la morte,
che di vivere con te.
ORFEO.
Ah crudel!
EURIDICE
Lasciami in pace.
ORFEO.
No, mia vita: ombra seguace
Verrò sempre intorno a te.
EURIDICE.
Ma perché sei sì tiranno?
ORFEO.
Ben potrò morir d’affanno,
Ma giammai dirò perché.
EURIDICE, ORFEO.
Grande, o Numi, è il dono vostro,
Lo conosco e grato / grata sono.
Ma il dolor, che unite al dono,
È insoffribile per me.
Nel terminare il duello, ambedue, ciascuno dalla sua parte, si appoggiano ad un sasso.
EURIDICE.
Qual vita è questa mai,
Che a vivere incomincio! E qual arcano
M’asconde Orfeo?
Tratto m’avria dal recesso ferale
Per farsi reo del perfido abbandono?
Agli occhi miei
Si smentisce la luce. Oppresso in seno
Mi diventa affannoso
Il respirar. Tremo … vacillo … e sento
Fra l’angoscia e il terrore,
Quando all’ebbrezza, rediviva, aspiro,
Da un palpito crudel vibrarmi il core.
Che fiero momento!
Che barbara sorte!
Passar dalla morte
A tanto dolor!
Avvezza al contento
D’un placido oblio,
Fra queste-tempeste
Si perde il mio cor.
ORFEO da sé.
Oh strazio novel!
Ispirami, o ciel!
Frenarmi non posso
Mi manca il respir.
Mancare mi sento.
Mi sembra morir,
Cotanto tormento
Non posso soffrir.
Ecco un nuovo martoro!
EURIDICE.
Amato sposo,
M’abbandoni? … Mi struggo in pianto, il duolo
M’opprime i sensi, e tu, crudel, non porgi
A me soccorso … Un’altra volta, o stelle!
Dunque morir degg’io,
Senza un amplesso tuo … senza un addio!
ORFEO.
(Più frenarmi non posso. A poco a poco
La ragion m’abbandona: oblio la legge,
Euridice, a me stesso; e …)
In atto di voltarsi e poi pentito.
EURIDICE.
Orfeo … Consorte …
Ah … mi sento … languir!
Si getta a sedere sopra un sasso.
ORFEO.
Diletta mia,
In atto di voltarsi a guardarla e con impeto.
Se sapessi … (Ah, che fo! …) Ma fino a quando
Nel recinto feral sarà ch’io peni?
EURIDICE.
O mio ben … ti sovvenga almen di me!
D’Euridice!
ORFEO.
Qual pena! oh come il core
Mi si lacera in sen! Più non resisto:
Oh! celeste deliro! … Ah! mio tesoro!
Amata sposa!
Si volta con impeto e la guarda.
EURIDICE.
O Dei. che avvenne?
Alzandosi con forza e tornando a cadere.
Io moro …
Muore.
ORFEO.
Dove trascorsi, ohimè, dove mi spinse
Un delirio d’amor! …
Le si accosta con fretta.
Sposa! … Euridice! …
La scuote.
Euridice! … diletta! Ah più non m’ode,
Ella è spenta per me! Misero! ed io,
Io fui che morte a lei recava! Oh legge
Spietata! quel martir al mio somiglia!
In questa ora funesta
Sol di morir con te, lasso! mi resta!
Che farò senza Euridice?
Dove andrò senza il mio ben?
Euridice! … Oh Dio! Rispondi!
Io son pure il tuo fedel!
Euridice … Ah! non m’avanza
Più soccorso, più speranza,
Né dal mondo, né dal ciel!
Che farò senza Euridice?
Dove andrò senza il mio ben?
Ma finisca, e per sempre,
Colla vita il dolor! Del nero Averno
Sono ancor sulla via: lungo cammino
Non è quel che divide
Il mio bene da me.
M’aspetta, ombra adorata! Ah, questa volta
Senza lo sposo tuo non varcherai
L’onde lente di Stige! Io sfido, o Numi,
Sin il vostro poter!
Vuol ferirsi.
Scena seconda
Amore e detto.
AMORE lo disarma.
Orfeo! che fai!
ORFEO con impeto e fuori di sé.
E chi sei tu che trattenere ardisci
Le dovute a‘ miei casi ultime furie?
AMORE.
Calma il furor, insano.
E riconosci Amore,
Amor che veglia il tuo destino!
ORFEO.
Or di‘,
Parla, che imponi a me?
AMORE.
Mi desti prova di tua nobil fé;
Più non sarai, per mia gloria, infelice:
Euridice ti rendo!
Essa risorga e sia congiunta a te!
Euridice si alza, come svegliandosi da un profondo sonno.
ORFEO.
Ah mia diletta!
Con sorpresa, e corre ad abbracciare Euridice.
EURIDICE.
Orfeo!
ORFEO.
Pietà celeste!
Ah quale, ah qual riconoscenza!
Ad Amore.
AMORE.
Alcuno
Non dubiti di me!
Avventurosi amanti,
Tornate al mondo ancor!
Compensa a mille pene amato amor!
Ad un cenno di Amore si cambia la scena.
Scena ultima
Magnifico Tempio dedicato ad Amore.
Amore, Orfeo ed Euridice, preceduti da numeroso drappello di Eroi ed Eroine che vengono a festeggiare il ritorno d’Euridice; e cominciano un allegro ballo, si interrompe da Orfeo, che intuona il seguente coro.
ORFEO.
Trionfi Amore,
E il mondo intero
Serva all’impero
Della beltà.
Di sua catena
Talvolta amara,
Mai fu più cara
La libertà.
CORO.
Trionfi Amore,
E il mondo intero
Serva all’impero
Della beltà.
AMORE.
Talor dispera,
Talvolta affanna,
D’una tiranna,
La crudeltà.
Ma poi la pena
Oblia l’amante
Nel dolce istante
Della pietà.
CORO.
Trionfi Amore,
E il mondo intero
Serva all’impero
Della beltà.
EURIDICE.
La gelosia
Strugge e divora;
Ma poi ristora
La fedeltà.
E quel sospetto
Che il cor tormenta,
Alfin diventa
Felicità.
CORO.
Trionfi Amore,
E il mondo intero
Serva all’impero
Della beltà.
Le danze ricominciano.
EURIDICE.
Divo Amor, son le tue pene
Estasiante voluttà!
ORFEO.
Son d’Amore le catene
La più dolce libertà!
AMORE.
Fa un solo, un sol de‘ miei desir
Soavemente il cor languir!
Se il mio foco v’arde il seno,
Tutto è raggio in ciel sereno,
Sin il pianto è voluttà!
ORFEO.
Se il mio sguardo in te s’affisa,
EURIDICE.
Questo sen s’imparadisa!
ORFEO, EURIDICE, AMORE
De lo strazio di due cor
Fa un gioir celestial amato Amor!
Le danze ricominciano intorno al gruppo degli amanti felici.
La tenda cala lentamente.
Fine